La storia di Borsa: il regno d'Italia (1860-1913)

La Borsa nel nuovo Regno d'Italia

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L’unificazione politica della penisola comportò un sensibile impegno finanziario per il nuovo governo che vi fece fronte con una forte emissione di titoli di debito pubblico.
Negli anni ‘70 dell'Ottocento, accanto a questi titoli comparvero quelli delle prime compagnie ferroviarie e di numerosi istituti di credito. Le società manifatturiere invece rimasero fuori dal listino per un lungo periodo in virtù delle loro ridotte dimensioni che aiutavano a far fronte alle esigenze di sviluppo tramite le vie dell'autofinanziamento e del prestito bancario. Fu solo al volgere del secolo che la rapida crescita industriale del paese portò anche questo settore a cercare in borsa i finanziamenti necessari: il numero di azioni quotate a Milano passò da 23 a 54 tra il 1895 e il 1900, per raggiungere le 160 nel 1913.

 

Dai codici di commercio alla Legge del 1913

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All’inadeguatezza del quadro normativo, sostanzialmente fermo al dettato dei decreti napoleonici, rimediò in parte il nuovo Codice di commercio del 1865, senza tuttavia introdurre una legislazione specifica sulle Borse che sarebbe stata approvata solo nel 1913. I provvedimenti degli anni successivi (istituzione del Sindacato e limitazione della contrattazione ai titoli quotati ufficialmente) consentirono di circoscrivere alcuni dei problemi che interessavano le principali Borse. Il Codice di commercio (1882) e un nuovo regolamento (1883) introdussero alcune novità nella disciplina di ammissione dei titoli e di liquidazione dei contratti.
Poiché queste norme non intaccarono il principale problema che affliggeva le riunioni, ossia l’intermediazione abusiva da parte di mediatori non autorizzati, l’insoddisfazione del corpo dei mediatori andò crescendo per tutto l’ultimo quarto di secolo. Solo dopo la crisi internazionale del 1907 la legge 30/3/1913 n. 272 riunì in un corpo organico le norme che regolavano l’istituzione delle Borse, la sorveglianza sulla loro attività, le modalità di quotazione dei titoli e di rilevamento dei prezzi, le prerogative degli agenti di cambio e le loro modalità operative.

 

La nuova sede e il primato Milanese

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La crescita impetuosa dell’attività pose alla piazza milanese la necessità di dotarsi di nuovi spazi per le riunioni di borsa e nel 1901 divenne operativa la nuova sede di Palazzo Broggi in piazza Cordusio, allora piazza Ellittica. Nel XIX secolo le sedi di Borsa si erano diffuse su tutto il territorio nazionale in molti centri mercantili anche di scarsa rilevanza: le principali piazze finanziarie erano tuttavia concentrate a Genova, Milano, Torino, Firenze e Roma. Nei primi anni del Novecento la geografia finanziaria mutò profondamente e, mentre Roma acquisiva peso a scapito di Firenze, Milano soppiantò Genova, gravemente colpita dalla crisi del 1907, diventando da allora in poi il principale mercato della penisola, anche grazie alla concentrazione di titoli azionari industriali.


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