La storia di Borsa: le guerre mondiali (1914-1945)

Dal Sindacato di Borsa al Comitato direttivo

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La legge approvata nel 1913 dopo decenni di discussioni diede al sistema delle contrattazioni la forma che ha conservato, con poche modifiche, fino alla chiusura della borsa gridata.
La legge sancì con precisione le competenze di vigilanza, di controllo e di gestione, suddividendole tra Ministero, Camere di commercio, Sindacati dei mediatori e Deputazioni di borsa. Per quanto riguarda la figura degli agenti di cambio, si stabilì che potessero agire solo per conto della clientela e non in proprio. Pur ottenendo l'esclusiva di tutti gli scambi eseguiti alle grida, essi non videro riconosciuta la  concentrazione in Borsa di tutti gli scambi, segnando così la strada di una lunga minorità rispetto ai borsini bancari. Nel 1925 gli agenti di cambio ricevettero la qualifica di pubblici ufficiali e nel 1932 il loro Sindacato mutò denominazione in Comitato direttivo degli agenti di cambio della Borsa valori.

 

Nasce la Piazza degli Affari

22bCon gli anni '20 del Novecento, a causa dell'intensificarsi dell'attività, la sede di Palazzo Broggi cominciò a rivelarsi insufficiente. Nel 1928 venne affidato all'architetto Paolo Mezzanotte il compito di progettare una nuova sede.
Essa fu inaugurata quattro anni più tardi in una nuova piazza completamente rimodellata e denominata Piazza degli Affari. Nel Palazzo, assieme agli arredi disegnati dallo stesso Mezzanotte e a maioliche decorate da Gio Ponti, furono installate le più moderne tecnologie del tempo (cabine telefoniche, tabellone meccanico).

 

 

 

Espansione e crisi tra le due guerre

25bNegli anni tra le due guerre i mercati di borsa italiani e quelli internazionali subirono forti oscillazioni con fasi di euforia rialzista e drammatici ribassi.
Alla fine della Prima guerra mondiale vi fu una forte ripresa dei corsi e dei volumi scambiati che durò sino alla crisi del ‘29. Con i primi anni ’30 l’intervento dello stato in salvataggio del sistema creditizio portò alla cancellazione dei titoli bancari dal listino che ricomparirono solo nel 1956 con la quotazione di Mediobanca. Nella seconda metà del decennio le necessità finanziarie del regime a causa delle spese militari drenarono molte risorse dal mercato azionario.
L’entrata in guerra e lo stato di emergenza portarono la nominatività obbligatoria dei titoli azionari. Dal 1942 al 1945 la Borsa continuò a funzionare in misura drasticamente ridotta, anche sotto i bombardamenti.


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