Il rischio paese

Comprende gli elementi rilevanti dei quali un'azienda che svolge operazioni con controparti straniere deve tener conto.



FTA Online News, Milano, 13 Mag 2011 - 09:32

L’evoluzione degli scenari economici e geo-politici influenza da sempre le attività finanziarie e industriali. 

 
Ecco perché ogni volta che un’azienda svolge operazioni con controparti straniere deve tener conto anche del “rischio paese”. All’interno di questa categoria vengono inseriti tutti quegli elementi rilevanti per chi “fa affari” con partner stranieri.

L’importanza del monitoraggio del “rischio paese” ha assunto sempre più rilevanza anche alla luce di alcuni fatti recenti. Basti  pensare alla data dell’11 settembre 2001 per accorgersi come nemmeno i paesi da sempre considerati più sicuri siano esenti da alcune tipologie di rischio come quello politico.

 

Cos’è

Sebbene sia difficile dare una definizione pienamente condivisa si può definire il “rischio paese” come il rischio di insolvenza di operatori, pubblici e privati, legato all’area geografica di provenienza e indipendente dalla loro volontà. È anche il rischio legato alla  provenienza di un determinato strumento finanziario e dipendente da variabili politiche, economiche e sociali.

 

Quali sono i rischi paese

Sace, gruppo che offre coperture in ben 181 paesi, con oltre 49 miliardi di euro di operazioni commerciali e finanziamenti assicurati in tutto il mondo, offre alcune definizioni molto esaustive.

In particolare, Sace fa riferimento alla classificazione di Meldrum (2000) che suddivide il rischio paese in sei elementi che si ripercuotono sul rendimento atteso di un investimento: sovrano, politico, economico, di trasferimento, di cambio, di posizione.

Sovrano. Con il termine “rischio sovrano” ci si riferisce a quel particolare rischio che riguarda la capacità, o la volontà, del debitore sovrano di onorare i propri impegni di pagamento. Non si fa riferimento solamente alla disponibilità effettiva di risorse, ma anche alla reputazione e alla presenza di precedenti ristrutturazioni del debito del governo medesimo.

Politico. Con “rischio politico” ci si riferisce a tutta quella gamma di eventi non economici legati a fattori politici. In questo caso ci si riferisce a eventi di grande impatto come i conflitti, ma anche al cambio di direzione delle politiche economiche come nel caso di espropri e nazionalizzazioni legati a mutamenti istituzionali e atti unilaterali dei governi. Si tratta di rischi difficilmente prevedibili.

Economico. Il rischio economico si riferisce più nel dettaglio alle decisioni economiche dei vari Paesi che influiscono sui tassi di crescita, sul grado di apertura dell’economia e quindi sugli scambi.

Trasferimento. Il rischio di trasferimento è quello connesso alle decisioni delle autorità di adottare restrizioni sui movimenti di capitali, sul rimpatrio di dividendi e dei profitti. Rimanda anche al rischio sovrano: quando uno stato infatti si trova a corto di riserve valutarie può decidere unilateralmente di adottare restrizioni riguardanti i pagamenti verso l’estero.

Rischio di cambio. È quello legato a fluttuazioni inaspettate dei tassi di cambio e al passaggio da un regime a un altro (ad esempio, in seguito all’abbandono di un cambio fisso). È influenzato in parte dagli stessi fattori che pesano sul rischio di trasferimento.

Rischio di posizione. Di particolare attualità questo rischio è quello concernente il contagio dovuto alla vicinanza a economie vicine o considerate simili (per esempio i Pigs) per le loro tipicità o vulnerabilità.

Secondo un “working paper” di Sace del 2007, precedente la crisi del 2008 e quella dell’Euro, un ulteriore quadro utile per definire il rischio paese, può essere dedotto dal “Comprehensive insurance frame work” sviluppato da Ehrlich e Becker (1972) per definire le attività assicurative ottimali sulla base della natura dei rischi.

Questo schema spiega come ciascun rischio possa venire definito in base alla probabilità con cui si presenta e per il suo impatto economico. La combinazione di queste due variabili secondo il modello dovrebbe spingere ogni operatore a scegliere la propria strategia.


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