Peer to Peer Lending (P2P Lending): cos'è e come funziona

Scopri qual è il significato di Peer to Peer Lending (P2P Lending), come funziona e quali sono i vantaggi e gli svantaggi. Approfondisci la disciplina giuridica del social lending in Italia.



FTA Online News, Milano, 14 Mar 2022 - 12:00

L’avvento di Internet ha rivoluzionato le attività finanziarie tradizionalmente riservate ai soli istituti bancari modificando le relazioni interne alla banca (back-to-front) e permettendo ai clienti di entrare direttamente a far parte dell’attività aziendale fino ad arrivare a modelli di business sempre più indipendenti dai canali tradizionali di finanziamento.
Le dinamiche relazionali sono alla base di questo fenomeno che permette ad utenti privati e aziende di sostituirsi alle banche.
L’idea di "disintermediare" i prestiti personali è stata sviluppata per la prima volta in Inghilterra dal sito web Zopa, che dal 2005 ad oggi ha erogato oltre 6 miliardi di sterline in prestiti senza ricorrere al credito delle banche. In questo contesto di innovazione della finanza tradizionale con l’avvento del Fintech (finance+technology) si inserisce il P2P lending.

Il Peer to Peer Lending (P2P) è un prestito tra privati, un prestito personale erogato da privati ad altri privati attraverso siti di imprese o enti di social lending, senza passare attraverso i canali tradizionali rappresentati dagli intermediari finanziari autorizzati ai sensi dell’art. 106 del Testo Unico Bancario, il Decreto Legislativo n° 385 del 1993 (banche, società finanziarie, ecc.).
Il P2P lending in genere presenta tassi più bassi dei finanziamenti tradizionali e quindi viene anche chiamato social lending. Esistono diversi modelli di crowdfunding. Il social lending, ad esempio, ospita finanziamenti remunerati ai privati, mentre il modello "donation based" raccoglie gratuitamente fondi per sostenere iniziative meritevoli. L’equity based crowdfunding si basa su un investimento online con il quale si acquista una partecipazione in una società. Si tratta di uno strumento teso alla promozione e al supporto di startup e piccole imprese.

 

La disciplina giuridica del social lending

L’Italia è stata all’avanguardia nella regolamentazione del social lending.
Un primo importante passaggio è stato la Delibera della Banca d’Italia n. 586 del 2016 che fornisce una importante definizione:

"Il social lending (o lending based crowdfunding) è uno strumento attraverso il quale una pluralità di soggetti può richiedere a una pluralità di potenziali finanziatori, tramite piattaforme on-line, fondi rimborsabili per uso personale o per finanziare un progetto".

La delibera chiarisce che il social lending non costituisce raccolta di risparmio tra il pubblico.

In seguito è stata introdotta una normativa specifica e organica relativa all’equity crowdfunding. Al riguardo sono essenziali le indicazioni fornite dall’apposito Regolamento Consob n. 18592 del 2013 (con i suoi aggiornamenti) "Regolamento sulla raccolta di capitali tramite portali on-line".
Rilevanti sulla materia anche gli articoli 50-quinquies e 100-ter del Testo Unico della Finanza (TUF).

A livello europeo è di riferimento il Regolamento UE n. 2020/1503 sui fornitori europei di servizi di crowdfunding per le imprese. Il nuovo regolamento, tra le altre cose, introduce limiti uniformi a 5 milioni di euro di raccolta di capitali per piattaforme di lending-crowdfunding e investment-crowdfunding. Spinge inoltre i fornitori di servizi a una politica di chiarezza, professionalità e trasparenza. Il regolamento riguarda i modelli finanziari dell’equity crowdfunding e del social lending, ma non i prestiti peer-to-peer ai privati.

 

Vantaggi e limiti del prestito peer-to-peer

Il tasso di interesse che percepisce chi presta denaro (prestatore) è mediamente più favorevole rispetto a quello proposto dagli intermediari finanziari tradizionali. Al contempo però chi ricorre al P2P lending per ottenere un prestito (richiedente) paga un tasso di interesse leggermente più alto rispetto ai finanziamenti a medio termine per l’acquisto di macchinari, impianti, ecc., ma notevolmente più basso rispetto ai tassi del normale credito al consumo: questo è possibile grazie alla riduzione ai minimi termini dei costi di intermediazione, in quanto il prestatore e il richiedente (il contraente il prestito, cioè il debitore) vengono messi in relazione diretta e le imprese o gli enti intermediari, operando sul web con servizi altamente automatizzati, hanno costi operativi molto bassi.

Il p2p lending consente ai prestatori di ottenere molte più informazioni sui progetti di finanziamento, ma impone anche un monitoraggio periodico degli investimenti.
Questo tipo di prestito infatti non prevede garanzie a protezione del prestatore contro il rischio di fallimento del debitore e per questo è spesso raccomandata una diversificazione degli investimenti. 

 

Le modalità operative

Le richieste di prestiti P2P possono essere fatte previa iscrizione al sito web di una società o ente social lending, sono ormai numerosi le piattaforme italiane ed estere specializzate in questo settore.
Ad ogni richiedente viene assegnato un rating, cioè un giudizio sul suo livello di affidabilità, interrogando le centrali rischi private (CRIF, ecc.), in modo del tutto analogo a quanto fanno le banche e le società finanziarie, cercando in tal modo di supplire al rapporto di fiducia esistente in un rapporto basato sulle relazioni personali.
Più il livello di questo rating è basso e più i tassi di interesse per i prestatori sono alti per compensare il rischio.
Al termine di un’analisi di tutta la documentazione fornita dal richiedente, a controprova di quanto dichiarato on line, il prestito viene erogato e i prestatori partecipano al prestito mettendo in offerta il denaro.

In caso di morosità di uno o più richiedenti, la società o l’ente di social lending attiva dei programmi di recupero crediti a nome e nell’interesse di tutti i prestatori coinvolti.
Per mitigare il rischio il prestatore può diversificare l’investimento: la somma offerta non viene erogata ad un singolo richiedente, ma viene suddivisa su una pluralità di richiedenti diversi. È importante ricordare che i rendimenti dei finanziamenti effettuati vengono tassati al 26%.
In alcuni casi le piattaforme web di social lending offrono la possibilità ai prestatori di cedere i propri crediti ad altri prestatori, in una sorta di mercato secondario, per rientrare rapidamente dall’investimento in caso di necessità.


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