L’impairment test

Verifica che le attività in bilancio siano iscritte ad un valore non superiore a quello effettivamente recuperabile



FTA Online News, Milano, 06 Set 2011 - 15:06

L’impairment test verifica che le attività in bilancio siano iscritte ad un valore non superiore a quello effettivamente recuperabile.

La stima del valore recuperabile della attività iscritte in bilancio è definita sul maggiore tra il valore d’uso (value in use) e il fair value meno i costi di vendita, come previsto dal principio contabile internazionale IAS 36

Il valore d’uso è determinato attraverso la metodologia del Discounted Cash Flow ossia l’attualizzazione dei flussi di cassa operativi futuri generati dalla Cash Generating Unit (CGU).
In particolare, i flussi di cassa sono stimati per un periodo esplicito e vengono attualizzati sulla base di
un tasso determinato in funzione del costo del capitale della singola CGU. A tale valore viene sommato un valore terminale che rappresenta la proiezione della capacità di reddito della CGU, calcolata stimando il valore di realizzo della CGU sulla base di un multiplo di transazioni comparabili intervenute in un determinato temporale.

Entrambi i valori sono scontati ad un tasso di attualizzazione appropriato.
I flussi di cassa attesi impiegati nel modello sono determinati sulla base dei dati di budget e pianificazioni.

Le attività principali iscritte in bilancio oggetto di impairment test sono:

  • le attività immateriali con una vita utile indefinita le attività immateriali che non sono ancora disponibili all'uso, confrontando il loro valore contabile con il loro valore recuperabile; 
  • l'avviamento acquisito in un'aggregazione aziendale.

Quando il valore recuperabile di un'attività è inferiore al suo valore contabile, quest'ultimo deve essere ridotto al valore recuperabile. Tale riduzione costituisce la perdita di valore.
Da un punto di vista contabile, la perdita di valore deve essere rilevata immediatamente a conto economico come costo, a meno che l'attività non sia iscritta ad un valore rivalutato (ad esempio, alle attività materiali iscritte ad un valore rivalutato in base al modello della rideterminazione previsto dallo IAS 16).

 

I principi contabili IAS

Gli IAS (International Accounting Standards) sono i principi contabili internazionali. L'Unione Europea ha reso obbligatoria l'adozione dei principi internazionali nei bilanci consolidati delle società quotate a partire dal bilancio dell'esercizio in corso al 1º gennaio 2005.
L'Italia con successivo decreto legislativo n. 38 del 2005 ha esteso l'obbligo ai bilanci d'esercizio delle stesse società per l'anno 2006 e la facoltà per i soli bilanci consolidati di tutte le altre società a partire dal bilancio dell'esercizio 2005.

 

IAS 36

Il principio contabile internazionale IAS 36 "Riduzione di valore delle attività" è un principio contabile internazionale di tipo trasversale nel senso che la sua applicazione è valida per più di un principio contabile internazionale, tra i quali ad esempio: lo IAS 16 "Immobili, impianti e macchinari", lo IAS 38 "Attività immateriali", gli IAS 27, 28 e 31 relativamente alle partecipazioni in società controllate, collegate e in joint venture.
Lo IAS 36 non si applica alle rimanenze (IAS 2), alle attività derivanti da lavori su ordinazione (IAS 11), alle attività fiscali differite (IAS 12) o alle attività finanziarie rientranti nell'ambito di applicazione dello IAS 39, in quanto i principi contabili internazionali esistenti applicabili a tali attività già contengono specifiche disposizioni in caso di riduzione di valore delle attività.


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