Cosa è un fondo Hedge? - Parte Seconda

Le principali differenze rispetto ai fondi comuni tradizionali



FTA Online News, Milano, 03 Mar 2006 - 10:34

Nel precedente articolo abbiamo cercato di definire il concetto di fondo hedge attraverso le sue peculiarità operative: questo ci aiuta a capire anche le principali differenze rispetto ai fondi comuni tradizionali (o mutual fund secondo la denominazione internazionale). "Il bello degli hedge fund," diceva Julian Robertson gestore e fondatore del Tiger Fund, uno dei più famosi fondi speculativi "è che puoi stare long sui titoli che ti piacciono e vendere short quelli che non ti piacciono": se il gestore di fondi tradizionali prevede che le sorti di una società quotata saranno molto negative, l’unica cosa che può fare è vendere i titoli di questa, se li possiede, mentre il money manager di un fondo hedge può fare utili attraverso lo short selling. Inoltre, in caso ci si attenda un ribasso generalizzato del mercato, il mutual fund potrà solo vendere tutti i suoi titoli e rimanere completamente liquido, mentre l’hedge fund  scommetterà sul ribasso. Quasi sempre i fondi tradizionali hanno rigidità operative: possono investire in determinati strumenti a seconda della categoria in cui ricadono (obbligazionari, azionari, ecc.) e all’investitore finale spetta capire la fase del ciclo economico più promettente per le varie categorie di mercati su cui investire; il gestore hedge, invece, potrà ruotare il suo portafoglio per seguire l’asset class più promettente.

Tutta questa libertà da parte del gestore e la possibilità di utilizzare gli strumenti sofisticati di cui si parlava in precedenza hanno comunque una serie di costi per il risparmiatore pagato, oltre che con commissioni di gestione più alte, anche in termini di bassa trasparenza e di scarsa liquidità.

La prima è quasi una necessità per questo tipo di industria. L’hedge fund cerca sempre di sfruttare le inefficienze dei mercati: se venissero conosciuti da tutti le strategie seguite ed i titoli comprati e venduti, i competitori potrebbero replicare le tattiche di investimento seguite e quindi ridurre i profitti ed il valore aggiunto del gestore.

I fondi speculativi non possono avere grandi dimensioni, né un universo composto da tanti diversi investitori. Inoltre molte strategie vengono attuate con obiettivi di medio/lungo termine ed i money manager hanno bisogno di poter contare sulla costanza e certezza dal patrimonio da loro amministrato. Spesso, quindi, non è possibile per i sottoscrittori ottenere rimborsi anticipati, diversamente da quanto avviene caso dei fondi tradizionali per i quali è previsto l’obbligo di mantenere una parte del portafoglio in liquidità proprio per far fronte a queste evenienze. Sovente l’unica possibilità di disinvestimento è rappresentata dalla cessione a terzi delle proprie quote; si tratta comunque di strumenti di investimento molto sofisticati per cui non c’è un mercato secondario e la difficoltà nel vendere deriva anche dalla dimensione di queste quote (taglio minimo medio in Europa 500.000 euro).

Per cercare di ovviare a questi problemi sono stati creati i fondi di fondi hedge, ovverosia strumenti collettivi di raccolta del pubblico risparmio che investono in fondi hedge selezionati dai professionisti che organizzano i fondi di fondi. In questo modo è possibile:

  • liquidare le posizioni: sarà la SGR stessa ad occuparsi di ricollocare la quota oppure ad assumersi il rischio di ricomprarla in proprio;
  • ridurre il rischio: il fondo di fondi scommette su differenti gestori, quindi garantisce la protezione della diversificazione.

Le strategie principali nella scelta dei fondi da inserire in portafoglio seguono quattro differenti stili:

  • target return: l’unico punto fermo è garantire un rendimento predeterminato ed i fondi vengono selezionati in modo da garantire la minor volatilità possibile relativa all’obiettivo posto;
  • maximum return: in questo caso si parte da un’analisi di scenario macroeconomico per selezionare le tipologie di fondi che performano meglio in determinati contesti e quindi scegliere i singoli gestori;
  • dedicated strategy: in portafoglio vengono inseriti hedge fund con la medesima specializzazione in modo da garantire effetto diversificazione non nell’ambito delle strategie utilizzate, ma dei singoli gestori;
  • combination: in questo caso invece viene creato un cocktail di fondi molto aggressivi (che aumentano il rendimento) e fondi estremamente conservativi (che aiutano a ridurre la volatilità del portafoglio).

La normativa sugli hedge fund è quasi integralmente di matrice statunitense, patria di questo tipo di strumenti di investimento. Negli States, tuttavia, per evitare le norme che ridurrebbero eccessivamente la libertà di operare degli hedge, questi vengono quasi sempre costituiti come società, in modo da sottrarli all’assimilazione ad organismi collettivi di risparmio (quali i mututal fund tradizionali) in ragione della loro natura contrattualistica. Le forme giuridiche con cui vengono inquadrati gli hedge funds sono quindi la limited partnership e la corporation. La prima tipologia è simile all’italiana Società In Accomandita Semplice. La legge prevede che non possano effettuare sollecitazioni all’investimento e che i soci/investitori non debbano essere più di 100: di questi almeno il 65% deve rientrare nella categoria degli accreditor investors. In questo caso il gestore è responsabile illimitatamente per le obbligazioni sociali, mentre i soci/investitori lo sono solo relativamente al loro capitale. Il fondo così organizzato non è soggetto all’obbligo di registrazione alla Sec, ma il limite massimo di 100 soci (oltre all’eccessivo rischio personale corso dal gestore) fanno solitamente preferire l’altra forma giuridica. La corporation (simile all’italiana Società per Azioni) viene solitamente costituita in paesi off shore allo scopo di poter operare con ancora meno vincoli ed in molti casi di beneficiare di forti esenzioni fiscali. Altri vantaggi riguardano il fatto che tutti i soci (gestore incluso) sono responsabili unicamente in ragione della quota di capitale possedute e che non vi è limite alcuno al numero di soci che possono aderire al fondo.

Con il primo febbraio negli Stati Uniti, per proteggere maggiormente gli investitori, sono entrate in vigore nuove norme più restrittive da applicarsi a quei fondi con un patrimonio superiore ai trenta milioni di dollari e che contino quindici o più investitori/soci. Tali obblighi riguardano la registrazione presso la Sec, revisioni contabili periodiche e regole più severe nella conservazione degli archivi. Non ci sarà comunque di un’enorme sconvolgimento nel mondo degli hedge perché la Sec ha deciso di esonerare da queste norme i fondi che si impegnano a non liquidare l’investimento dei propri clienti per almeno due anni.

Nella prossima uscita scenderemo nel dettagli descrivendo le principali strategie seguite dai gestori di fondi hedge che ci consentono di cercare di effettuare una sorta di “catalogazione” delle tipologie di fondi.


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