Il Debito Pubblico italiano

Il Debito Pubblico è fondamentale per finanziare la crescita economica in Italia. Scopriamo quali sono i Titoli di Stato, perché somma deficit e interessi e a quali vincoli è sottoposto.



FTA Online News, Milano, 08 Mar 2024 - 17:30

Cos'è il Debito Pubblico

Il debito pubblico è il debito contratto da uno Stato per far fronte al proprio fabbisogno. I titolari del debito pubblico, ossia i creditori dello Stato in questione, sono tutti quei soggetti che hanno finanziato lo Stato in qualche maniera. Grazie al debito pubblico ogni Stato finanzia la propria crescita economica, i servizi che offre ai cittadini, gli investimenti: per questo motivo una corretta gestione del debito pubblico è fra i più importanti compiti di ogni governo.

Gli strumenti tramite i quali uno Stato finanzia il proprio debito pubblico sono diversi. Lo strumento di gran lunga più utilizzato è senza dubbio quello dell’emissione di obbligazioni a medio-lungo termine o a breve scadenza.
 

Quali sono i Titoli di Stato del Debito Pubblico

Nel caso dello Stato italiano gli strumenti a medio-lungo termine sono principalmente i BTP (Buoni del tesoro poliennali con scadenza variabile da 2 a 50 anni) e i CCTeu.
Per scadenze più brevi il Ministero del Tesoro utilizza invece i BOT (Buoni ordinari del tesoro con scadenza dai 3 ai 12 mesi). Strumenti simili esistono in tutte le altre nazioni del mondo (celebri per esempio i Treasury degli Stati Uniti e il Bund tedesco).
Negli ultimi anni la categoria dei BTP italiani si è molto differenziata e include ormai: i BTP€i (Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione europea), i BTP Green (connessi al mondo della finanza sostenibile), i BTP Italia (Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’inflazione italiana), i BTP Futura (BTP a cedole crescenti) e i BTP Valore (BTP a ceddole crescenti).

 
Differenze tra Deficit, Spesa Pubblica e Interessi sul Debito

Tramite il proprio debito ogni Stato finanzia il proprio deficit, ossia la differenza tra le proprie entrate e le proprie uscite. Se il budget annuale di uno Stato è in deficit, ossia le spese annuali superano le entrate, allora bisogna ricorrere al debito che dunque cresce per compensare il deficit. Compongono le uscite di uno Stato sia la spesa pubblica che l’interesse sul debito (ossia sulle varie obbligazioni come i Bot o i Btp): per questo un debito fuori controllo può diventare un grande rischio per un bilancio pubblico, in quanto può comportare un incremento del deficit a causa di interessi montanti e quindi un circuito negativo che può anche portare al default di uno Stato (quando questo diventa insolvente e rifiuta di pagare i propri creditori).

In diversi casi alcune nazioni del mondo sono state costrette, per evitare di essere tagliate fuori dagli investimenti internazionali, a operare forti e dolorosi tagli alla propria spesa e al proprio Stato sociale (per esempio chiudendo scuole, ospedali e altri servizi di utilità pubblica). Per scongiurare una simile evenienza i governi cercano in genere di mantenere sotto controllo i livelli del proprio debito attraverso diversi strumenti.

La gestione del debito pubblico è anche fortemente influenzata dalle decisioni di politica monetaria. Un taglio del costo del denaro, ossia dei tassi d’interesse, seppure teso alla stabilizzazione dei prezzi, comporta un minor costo del debito pubblico in quanto gli interessi che vengono pagati su di esso diminuiscono. Quando una banca centrale – per esempio quella degli Stati Uniti – riduce il costo del denaro indirettamente alleggerisce il peso del debito pubblico contratto nella propria valuta. Nel caso dell’Unione europea, è la Banca centrale europea che regola il costo del denaro e quindi usa la leva monetaria a livello continentale (contemporaneamente nei confronti di tutti i paesi che utilizzano l’euro come propria moneta, l’Eurozona).
Per bilanciare il proprio budget annuale e comprimere o annullare il proprio deficit ovviamente ogni Stato può prevedere misure sul fronte delle entrate, per esempio con l’aumento delle tasse o le privatizzazioni.

 

Rapporto tra Debito Pubblico e PIL: i Vincoli di Bilancio

Per rimanere sul caso dell’Unione europea va ricordato il Patto di Stabilità e Crescita che impone ai Paesi Membri, fra i quali ovviamente l’Italia, diversi parametri di riferimento tesi a salvaguardare la tenuta de conti pubblici nazionali e del sistema finanziario comunitario.
Le regole principali da rispettare sono:
  1. il deficit non deve superare il 3% del Pil. Il disavanzo di riferimento è quello strutturale (al netto dei fattori temporanei) e sono previste delle deviazioni dalla norma in caso di circostanze eccezionali (come terremoti o epidemie);
  2. il debito pubblico deve essere inferiore al 60% del Pil. Se fosse superiore (come nel caso dell’Italia), il Paese membro deve gradualmente ridurre la differenza seguendo specifiche traiettorie di aggiustamento.
La revisione della governance economica europea alla fine del 2023 ha cercato di introdurre principi di flessibilità nei percorsi di rientro dall’eventuale debito o deficit eccessivo dei Paesi membri. Tenendo in considerazione per esempio l’aumento della spesa per interessi e gli eventuali investimenti in linea con gli obiettivi europei. Percorsi specifici sono immaginati per i Paesi con debiti superiori al 90% del Pil.


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