La nuova fase di crescita della Cina

più qualità, meno inquinamento



FTA Online News, Milano, 19 Mag 2016 - 16:32

Lo sviluppo economico della Cina a cavallo del ventesimo e ventunesimo secolo è stato molto rapido: per circa tre decenni il tasso di crescita annuo del PIL ha raggiunto livelli impensabili (spesso a doppia cifra) per le economie mature. Tutto ciò non è avvenuto casualmente ma è stato il frutto di una precisa strategia incentrata su: alto livello di investimenti, forte propensione all'esportazione, produzione a intenso utilizzo di energia. Questa strategia ha indubbiamente elevato il tenore di vita di milioni di cittadini cinesi, ma ha anche causato il sorgere di alcuni rilevanti problemi, come le disuguaglianze (socioeconomiche e regionali), l'inquinamento, il sovraffollamento, il balzo delle emissioni di gas serra.

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Secondo i ricercatori Fergus Green e Nicholas Stern (Centre for Climate Change Economics and Policy e Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment) le autorità cinesi hanno preso coscienza di queste criticità e hanno cambiato strategia, favorendo l'introduzione di un nuovo modello di sviluppo: Green e Stern hanno chiamato questo modello "new normal" (nuova normalità).

Il modello di sviluppo "new normal" è caratterizzato, in sintesi, da una crescita economica meno impetuosa rispetto al recente passato, ma di migliore qualità. Green e Stern stimano una crescita media del PIL cinese nei prossimi cinque anni pari a un (pur notevole) 7% annuo accompagnata da: progressiva flessione degli investimenti nell'industria pesante, riduzione del peso dell'export a favore dei consumi domestici (soprattutto di servizi), innovazione e incremento della produttività, riduzione delle disuguaglianze, sostenibilità ambientale della crescita.

Green e Stern puntano l'attenzione soprattutto sul tema delle emissioni di gas serra. L'utilizzo del carbone (principale responsabile della crescita delle emissioni) nella produzione di elettricità e nell'industria in Cina, dopo essere cresciuto a un ritmo vicino al 10% annuo nella prima decade del secolo, ha raggiunto un picco per poi iniziare a decadere: -2,9% nel 2014 e -3,7% nel 2015. Nei prossimi cinque anni si prevede che il consumo di carbone si mantenga costante. Di converso, l'utilizzo di gas naturale è stimato in rapida crescita nella produzione di elettricità e nell'industria nei prossimi cinque/dieci anni. Il consumo di carburante e le emissioni di gas serra nel settore trasporti sono attesi in crescita per tutta la prossima decade almeno, ma in misura meno accentuata di quanto stimato in molti studi condotti nel recente passato.

In base a queste considerazioni, gli autori dello studio prevedono uno scenario più ottimistico rispetto a quello configurato dagli impegni assunti dalla Cina sulle emissioni di gas serra. Il picco di emissioni dovrebbe essere raggiunto ben prima del 2030, obiettivo fissato dal presidente Xi Jinping nel novembre 2014: il massimo di emissioni potrebbe in effetti essere raggiunto entro il 2025 o anche prima.

Questa possibilità offre, secondo Green e Stern, un'importante chance a livello mondiale. Il raggiungimento del picco di emissioni gas serra in Cina già nel 2020-2025 posizionerebbe detto picco nella forchetta 12,5-14 miliardi di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio. In tal caso si creerebbero le premesse per riportare le emissioni di gas serra su un sentiero coerente con l'obiettivo assunto a livello internazionale di limitare il riscaldamento globale entro i 2°C. L'effettivo rientro sul sentiero virtuoso dipenderebbe poi dalla capacità della Cina di ridurre le emissioni dopo il picco (e non di stabilizzarle), e dalle azioni degli altri Paesi e a livello globale nei prossimi decenni.

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