Buffett Rule

La tassa sui singoli cittadini aventi redditi superiori ai 500mila dollari e sulle coppie con redditi complessivi a 1 milione di dollari



FTA Online News, Milano, 13 Apr 2012 - 10:50

Qualche mese fa Warren Buffett, ovvero colui che è considerato il massimo "guru" nel mondo della finanza, è assurto agli onori delle cronache per una dichiarazione sorprendente.

Buffett ha fatto notare che l'aliquota di imposta sul suo reddito imponibile nel 2010 era risultata pari al 17,4%, circa la metà di quella a carico dei dipendenti del suo ufficio della Berkshire Hathaway, la società da lui fondata e diretta. L' "oracolo di Omaha” ha quindi affermato che il sistema fiscale americano va rivisto e corretto in quanto non è accettabile che il proprietario di una importante corporation paghi meno tasse sul reddito rispetto ai suoi dipendenti.

Buffett non ha rivelato alcun mistero in quanto le statistiche sull'incidenza delle tasse sui redditi dei cittadini USA sono ben note ed è risaputo che negli States benestanti beneficiano di un trattamento molto favorevole. Quello che ha colpito l'opinione pubblica è che la richiesta di aumentare le tasse dei ricchi sia arrivata dal secondo uomo più facoltoso degli Stati Uniti.

Il presidente Barack Obama ha pensato bene di cogliere la palla al balzo per lanciare un piano di riforma del fisco con il nome di "Buffett Rule". L'idea è quella di imporre un'aliquota fiscale minima del 30% sui singoli cittadini aventi redditi superiori ai 500mila dollari e sulle coppie con redditi complessivi superiori a un milione di dollari.

Recentemente la "Buffett Rule" è però stata rigettata da una commissione della Camera americana. Stime del Congress’ Joint Committee on Taxation hanno in effetti rivelato che l'imposizione di questa aliquota minima del 30% genererebbe introiti fiscali pari a solo 47 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Per dare un'idea delle proporzioni si ricorda che nel più recente budget proposto da Obama sono contenute proposte per incrementare le tasse sui redditi superiori a 250mila dollari per un controvalore di 1400 miliardi di dollari dei prossimi dieci anni.

Ma come mai l'imposizione di una base di aliquota del 30% per i ricchi avrebbe effetti così leggeri? I calcoli del Congress’ Joint Committee on Taxation si basano su due assunti: il primo è che gli sgravi fiscali sui capital gain e dividendi dell'era Bush vengano lasciati decadere a fine 2012, come previsto dalla legislazione corrente.

In assenza di nuovi provvedimenti di legge l'imposta sui capital gain di lungo periodo tornerà al 20% dall'attuale 15%, mentre quella massima sui dividendi ordinari balzerà dall'attuale 15% a 39,6%. Il secondo assunto è anch'esso basato sulla legislazione attualmente vigente. A partire da inizio 2013 andrà infatti in vigore la "medicare surtax” sui redditi da dividendi e capital gain, una tassa del 3,8% voluta da Obama per finanziare il sostegno all'assicurazione sanitaria. In sostanza gran parte degli effetti di un incremento al 30% dell'aliquota minima su redditi elevati sono già contenuti nella legislazione attuale.  


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