La fusione Bayer-Monsanto

(Message), 30 Gen 2017 - 09:11

Per la conquista di Monsanto e la realizzazione di una delle più grandi fusioni dell’agricoltura mondiale il gruppo tedesco Bayer ha messo sul piatto 66 miliardi di dollari. Il gigante delle biotecnologie e della farmaceutica guidato da Werner Baumann ha offerto 128 dollari in contanti per ogni azione di Monsanto, con un premio del 44% sui corsi di borsa della società statunitense. L’obiettivo è quello di ottenere in un triennio sinergie annuali da 1,5 miliardi di dollari e di mettere insieme tecnologie e ricerca con un budget da circa 2,5 miliardi di euro. Unendo le vendite di semi (seeds and traits) da un lato e quelle di diserbanti, pesticidi e affini (crop protection) dall’altro si ottengono vendite da 23,1 miliardi di euro sui dati pro forma 2015: la nuova Bayer-Monsanto sarebbe quindi il leader mondiale davanti a ChemChina-Singenta (14,8 mld) e Du Pont-Dow Chemicals (14,6 mld). Senza considerare gli altri business del gruppo Bayer, come la farmaceutica. Complessivamente la società tedesca ha infatti chiuso il 2015 con un giro d’affari da oltre 46 miliardi di euro, ma con l’acquisizione di Monsanto potrebbe riequilibrare i propri ricavi. Per l’operazione Bayer ha pianificato un’emissione di bond a conversione obbligatoria (4 miliardi di dollari già collocati) e un aumento di capitale che dovrebbero racimolare 19 miliardi di dollari. Previsto anche un finanziamento ponte da ben 57 miliardi di dollari approntato da BofA Merrill Lynch, Credit Suisse, Goldman Sachs, HSBC e JP Morgan.


Il progetto Bayer-Monsanto si inserisce in un contesto di consolidamento dell’intero comparto mondiale dell’agrochimica scatenato, secondo diversi osservatori, dal forte calo dei prezzi delle materie prime agricole. I gruppi Agrium e Potash si stanno unendo per creare un gigante dei sali di potassio, azoto e fosforo, i principali ingredienti dei fertilizzanti. Il gigante svizzero dei semi (anche geneticamente modificati) Syngenta è stato comprato dalla cinese ChemChina (la stessa che ha comprato Pirelli) dopo il fallito approccio da parte della stessa Monsanto. E’ ancora in corso inoltre la maxi-fusione tra Dow Chemical e DuPont.

Questa fase di concentrazione desta però diverse preoccupazioni sotto il profilo concorrenziale e più genericamente politico. Il gruppo Bayer-Monsanto potrebbe avere, riporta Il Sole 24 Ore, una quota del 36% del mais statunitense, alle spalle del nascente Dow Chemical-DuPont. Negli erbicidi di matrice tedesca la nuova Bayer-Monsanto sarebbe la prima società del mondo con il 34% del mercato davanti a ChemChina con cui lotterebbe anche per il primato (il 23% del mercato globale ciascuno) per gli insetticidi. Se in Europa gli OGM sono ancora guardati con diffidenza e ostacolati, negli Stati Uniti hanno raggiunto il 90% delle colture di grano e soia. Bloomberg stima che la nuova Bayer-Monsanto potrebbe coprire più del 30% del fabbisogno degli agricoltori con la sua offerta. In gioco quindi potrebbe essere non solo la concorrenza nei mercati, ma gli equilibri alimentari dell’umanità e la biodiversità del pianeta.

Secondo l’associazione italiana Coldiretti (circa un milione e mezzo di imprenditori agricoli associati), "l’acquisizione è stata spinta dallo storico flop delle semine Ogm che sono crollate del 18% in Europa nel 2015 e per la prima volta fanno registrare anche una inversione di tendenza a livello mondiale con 1,8 milioni di ettari coltivati in meno, a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse miracolistiche". Il caso del Burkina Fasu, dove l’Associazione interprofessionale del cotone Aicb ha sospeso la coltura del cotone geneticamente modificato di Monsanto, promuovendo il ritorno ai semi tradizionali nella maggioranza dei campi, sembra dare ragione all’associazione italiana.

Il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, ha affermato: "Monitoriamo con occhio vigile su quello che più ci interessa: ovvero che non sussistano, in questo accordo, elementi per la creazione di un vero e proprio monopolio di mercato delle sementi, della chimica e dei mezzi tecnici dei quali i produttori necessitano".

Il tema degli impatti sulla concorrenza nella maxi-fusione tra Monsanto e Bayer ha acceso il dibattito europeo e statunitense da subito e la stessa commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager ha annunciato verifiche sull’operazione e sul pericolo che gli agricoltori del Vecchio Continente, dopo il merger, non corrano il rischio di dover comprare le sementi da un solo produttore o di dovere usare un solo pesticida. Anche negli Stati Uniti c’è il rischio di uno stop dall’Antitrust.

Monsanto è già sotto accusa da tempo per il suo glifosato, un erbicida diffuso in tutto il mondo e ritenuto probabile cancerogeno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, ma poi "scagionato" da un meeting di Fao e Organizzazione Mondiale della Sanità. Attualmente il suo impiego è stato parzialmente limitato in Italia e la Commissione Europea ne ha prorogato nel giugno 2016 di 18 mesi l’autorizzazione all’uso. Il nuovo caso della fusione con Monsanto ha quindi riacceso con facilità polemiche già in atto. Nel prossimo futuro le autorità statunitensi ed europee dovranno dunque decidere non solo degli assetti futuri dell’industria dell’agrochimica, ma anche delle prospettive alimentari ed ambientali dell’intera umanità.


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