La laurea che non serve
Il titolo accademico non protegge dalla crisi
FTAOnline, Milano, 13 Set 2012 - 16:36
Avere una laurea, in Italia, porta ancora qualche vantaggio nell'approccio al mondo del lavoro? Sì, ma sempre meno. Al giorno d'oggi, il titolo accademico non offre più vantaggi significativi e il passaggio tra l'università e il lavoro risulta sempre più difficoltoso.
La laurea non paga più: il 23% dei giovani è disoccupato
Il rapporto 2012 sull'Educazione firmato dall'Ocse è chiaro: i giovani laureati italiani si misurano con una realtà diversa da quella che incontrano i laureati del resto d'Europa e si devono accontentare di un titolo accademico che fa guadagnare solo poco di più di quanto garantisca un diploma superiore. Nel dettaglio, lo studio Ocse rileva che tra i giovani laureati tra 25 e 34 anni le retribuzioni sono solo il 9% più elevate rispetto a quelle dei diplomati, mentre nei Paesi Ocse la differenza media è del 37%.
La situazione è radicalmente diversa per i lavoratori con qualche anno in più. I laureati che rientrano nella fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni guadagnano il 96% di più rispetto ai coetanei con un diploma di istruzione secondaria superiore (quando la differenza media Ocse e’ del 69%).
Se il dato puramente economico non può suscitare entusiasmi, più di qualche preoccupazione la destano anche i numeri che riguardano la transizione tra università e lavoro. Nello specifico, il tasso di occupazione fra i 25-64enni laureati è diminuito tra il 2002 e il 2010 dal 82,2% al 78,3%, mentre il tasso di occupazione degli adulti con istruzione secondaria superiore è rimasto stabile (72,3% nel 2002, 72,6% nel 2010).
Una situazione non facile, quella del nostro Paese, in cui tra i giovani non possono che aumentare gli scoraggiati. In Italia, i giovani che non studiano e non lavorano rappresentano ormai il 23% dei 15-29enni, percentuale che vale il nostro Paese il quinto posto tra i paesi Ocse (la media europea è del 16%).
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