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M&A in Europa, Cocchini: "meno ostacoli interni per competere con USA e Cina"

News Image (Teleborsa) - "Mai come ora l'Europa è chiamata ad un cambiamento radicale per evitare una "lenta agonia", tema sul quale è più volte arrivato il monito di Mario Draghi. Tanto più che in questo senso non mancano segnali forti: la guerra russo-ucraina evidenzia in modo palese la necessità per il vecchio continente di implementare una politica comune sulla difesa importante. L'amministrazione Trump e la sua politica dei dazi, unita alla concorrenza (molte volte non proprio leale) dei paesi asiatici, -Cina in primis- richiederebbero politiche sempre più forti per uno sforzo teso all'implementazione di quelle parti di mercato europeo, come quello bancario e finanziario, la cui mancata armonizzazione limita (troppo) il potenziale di fuoco che rappresenta il primo mercato unico al mondo. E se da una parte è vero che i singoli stati membri, spesso, si trovano a dover affrontare lo scetticismo interno di diversi attori politici, che ancora vedono l'Europa come il male dei mali a cui poter addossare sempre la responsabilità del fallimento di qualsiasi politica, (sia essa economica o no) dall'altra è spesso la stessa Europa a complicarsi la vita da sola". Lo sottolinea l'avvocato Paolo Cocchini, socio di Curtis, Mallet-Prevost, Colt & Mosle LLP.

"Qualche settimana fa, durante la lettura dell'edizione del weekend del Financial Times, mi sono imbattuto in un articolo dal titolo "Elephant in the room hampers frictionless EU trade". L'articolo, corredato da una foto di un peluche dell'IKEA (appunto a forma di elefante che aveva attaccata alla coda un'etichetta lunga 20 cm per una altezza del peluche di soli 12 cm, affrontava attraverso le parole dei due autori la questione relativa al prodotto che simboleggia le assurdità ed i contrasti del mercato unico europeo", prosegue Cocchini.

"Questo è infatti il simpaticissimo pachiderma di Ikea: è alto 12 cm, costo poco meno di 2 Euro ma ha un'etichetta (attenzione, non la coda) che è lunga 20 cm: ma cosa dovrà mai esserci scritto su un etichetta lunga 20 cm che è abbinata ad un peluche che è lungo 12 cm? Ebbene, in quei 20 cm sono riassunti alcuni esempi di, come li definirebbero i maggiori detrattori di Bruxelles, auto dazi che l'Europa si impone da sola. Perché in quei 20 cm sono elencate le norme sul tessile a livello comunitario che trovano applicazione a tutti i 27 paesi membri ma poi se ne trovano elencate altrettante per quanto concerne le norme di ogni singolo stato membro che servono a rendere applicabili, nel singolo stato, quelle di livello comunitario (un vero ginepraio).


"È del tutto evidente che una simile architettura non agevoli il funzionamento del mercato unico europeo ma, piuttosto, lo depotenzi notevolmente. Il mercato unico è senza ombra di dubbio il più importante risultato ottenuto dall'Europa, intesa come istituzione politica, dalla sua creazione (insieme alla libertà di movimento dei cittadini sul suolo europeo e quella dei capitali) e come tale andrebbe sostenuto perché possa effettivamente funzionare. La metafora dell'elefante dell'IKEA riflette in modo speculare, lo stato di salute dell'Europa. Un'Europa che se davvero vuole giocare un ruolo da protagonista nello scenario politico-economico mondiale attuale, deve necessariamente cambiare passo. Ma cambiare passo spesso significa anche avere il coraggio di mettere in discussione politiche che, come dimostra l'elefante dell'IKEA, hanno solo contribuito ad aumentare, se possibile, il mal funzionamento dell'Europa istituzione (ovviamente a discapito dei cittadini/consumatori). Prima l'Europa sarà in grado di capire che è necessario andare in questa direzione, prima riuscirà ad occupare una sedia nei tavoli che contano, dove già siedono America, Cina, Russia e paesi asiatici (i quali sperano invece che l'Europa continui ad incartarsi nei suoi cavilli burocratici)".

"Il mio punto di osservazione privilegiato, Curtis opera infatti con 20 uffici in diverse giurisdizioni worldwide (l'ultima apertura risale al mese scorso con il nostro nuovo ufficio di Tashkent, in Uzbekistan), mi permette di constatare, purtroppo, che la metafora dell'elefante dell'IKEA miete vittime anche nel mercato dell'M&A. Sia le grandi corporations che i fondi di private equity non EU based hanno da tempo cominciato a guardare all'Europa, come giurisdizione nella quale poter investire, sempre con meno favore. E questo soprattutto perché, a fronte del grande potenziale che rappresenta il mercato unico, dall'altra c'è una grande mancanza dell'Europa nell'implementare quelle politiche che servirebbero a far ben funzionare un mercato che per numero di potenziali consumatori rappresenta la seconda economia mondiale per dimensioni (con un valore di circa 18.000 miliardi di Euro).
Qualche timido tentativo si è cominciato a intravedere lo scorso 21 maggio 2025, quando la Commissione europea ha pubblicato la nuova strategia per il Mercato Unico Europeo - EU Single Market Strategy: un documento ambizioso che mira a sbloccare appieno il potenziale del mercato unico per i prossimi anni; ma la strada da percorrere per eliminare quella coda ingombrante che poi, è metaforicamente rappresentata in tutta la sua sostanza dalla lunga etichetta dell'elefante dell'IKEA, è ancora lunga", conclude Cocchini.


(Teleborsa) 19-12-2025 13:42


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