
L'Ecopillola di Andrea Ferretti - Trump: un debito da 36.000 miliardi di dollari

1 - Le dimensioni del debito
Il debito pubblico degli Stati Uniti ha raggiunto a maggio 2025 i 36.000 miliardi di dollari, pari a circa il 130% del PIL. Questo importo in forte trend crescente è detenuto per circa un 25% da investitori esteri. Tra questi, primeggia il Giappone che detiene il 12% della quota estera, segue la Cina che detiene il 9% di questa quota e, successivamente, l'insieme dei Paesi europei, che detengono il 30% della quota di debito estero. Ovviamente, il problema è che questo debito pubblico monstre ha finito per generare un costo per interessi altrettanto monstre, che raggiungerà a breve i 1000 miliardi di dollari l'anno.
2 - Le cause del debito
La crescita del debito degli Stati Uniti dipende essenzialmente da un progressivo aumento del deficit di bilancio, inteso come squilibrio tra entrate e uscite della Pubblica Amministrazione. Questo deficit si è attestato, nel 2024, quasi al 7% del PIL. Per comprendere la gravità di questo dato basterà ricordare che il Patto di Stabilità prevede che i Paesi europei mantengano il loro rapporto deficit/PIL al di sotto del 3%. Da sottolineare, infine, il fatto che questo deficit di bilancio degli Stati Uniti è fortemente influenzato dal deficit commerciale americano, inteso come squilibrio tra import ed export di merci. Questo deficit ha raggiunto nel 2024 i 1.200 miliardi. Da qui la nota pantomima sui dazi trumpiani.
3- L'evoluzione del debito pubblico
Il problema è che verosimilmente il rapporto debito/PIL è destinato ad aumentare ulteriormente, tant'è vero che l'Ufficio Bilancio del
Congresso prevede che questo rapporto raggiungerà il 180% nel 2055. E questo anche perché la nuova legge fiscale di Trump, la Big Beautiful Bill, grazie ai notevoli sgravi fiscali previsti per soddisfare le promesse elettorali, farà lievitare il debito pubblico di ulteriori 3.700-4.000 miliardi nei prossimi 10 anni. E ben poco potranno fare i dazi trumpiani per correggere questa traiettoria, visto che forse riusciranno a coprire solo un 20% del previsto aumento del debito pubblico.
Conclusioni
Dunque, ci troviamo a fronte di un deficit e di un debito che sarebbe insostenibile per qualsiasi paese normale, ma ad oggi gli Stati Uniti non sono un paese normale, perché circa il 60% delle riserve valutarie mondiali e il 90% delle transazioni valutarie mondiali sono espresse in dollari. Di conseguenza, grazie al "re dollaro", finché regge la diga della credibilità negli Stati Uniti, il suo debito monstre rimarrà sempre e comunque sostenibile.
Il punto semmai è che piccole crepe iniziano ad aprirsi in questa diga della credibilità: il declassamento del rating degli Stati Uniti, il rendimento dei titoli pubblici alle stelle, la deleteria guerra dei dazi, la battaglia aperta con la Fed e tante altre. Il problema è che, a Trump, non interessano queste crepe nella credibilità degli Stati Uniti, perché a lui e al suo superego interessa solo quello che accadrà da qui al 20 gennaio del 2029, termine del suo mandato.
(Teleborsa) 23-06-2025 14:15