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PGIM Fixed Income: un migliore equilibrio dei rischi e le sue implicazioni politiche - PAROLA AL MERCATO

di Global Macroeconomic Research Team di PGIM Fixed Income (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 27 apr - La tenuta dell'economia globale continua a sorprendere molti, ma rimane anche allineata alle nostre aspettative di inizio anno. I lievi aggiustamenti apportati ai nostri scenari economici sono in gran parte indicativi dei rischi di crescita e inflazione che appaiono piu' evidenti in prospettiva.

Tuttavia, i rischi di coda sono alimentati da altri fattori, come la geopolitica e lo stimolo fiscale globale, che contribuiscono all'innalzamento delle code destra e sinistra.

Detto questo, le implicazioni delle elezioni presidenziali americane, le elezioni parlamentari dell'Ue e due guerre che potrebbero potenzialmente espandersi in conflitti piu' ampi - mentre la competizione tra grandi potenze tra gli Stati Uniti e la Cina continua a dipanarsi - pongono rischi piu' difficili da quantificare e quindi anche i rischi di coda si amplieranno in futuro. Nel frattempo, la maggior parte delle principali economie globali continua ad andare avanti. Negli Stati Uniti, i dati piu' forti del previsto sull'inflazione e sulle condizioni del mercato del lavoro - quest'ultimo dovuto in parte agli effetti dell'immigrazione - si sono riversati sul lato destro della coda, ritardando o limitando i tagli dei tassi da parte della Federal Reserve rispetto alle precedenti aspettative del mercato. In effetti, la proiezione mediana per il tasso dei Fed funds della riunione del FOMC di marzo indicava ancora tre tagli nel 2024, il che rimane coerente con la nostra visione di tagli a partire da giugno.

In particolare, la previsione del PCE core della Fed (inclusa nel summary of economic projections, SEP) per la fine del 2024 e' aumentata dal 2,4% al 2,6%.

Inoltre, l'ultima SEP ha indicato un taglio dei tassi in meno nel 2025, riducendo la previsione a tre tagli di 25 punti base. Prevediamo un PCE core al 2,8% a fine anno, dato che l'inflazione fatica ad avvicinarsi all'obiettivo del 2% della Fed. Inoltre, il punto di riferimento a lungo termine del FOMC e' salito dal 2,5% al 2,6%. Sebbene l'aggiustamento sia stato minimo, potrebbe essere un primo segnale che la Fed e' disposta ad accettare implicitamente un livello di Fed funds piu' alto nel lungo periodo se ritiene che l'economia possa tollerare tassi di riferimento piu' elevati anche con un'inflazione al target nel lungo periodo.

Probabilmente seguiranno ulteriori aggiustamenti della proiezione di lungo periodo verso l'area del 3,0%. Detto questo, se guardiamo ai dati headline, notiamo segnali che indicano che il mercato del lavoro continua a moderarsi, anche se non cosi' rapidamente come molti avevano previsto.

Come segnale di prospettiva, guardiamo alla retribuzione media settimanale (che comprende salari e ore lavorate) per valutare come i datori di lavoro potrebbero gestire il costo del lavoro in futuro.

Storicamente, i datori di lavoro adeguano prima le ore lavorate, poi i salari e infine riducono le posizioni lavorative, se necessario. A tal fine, il costante aumento delle richieste di disoccupazione sottolinea il graduale allentamento delle condizioni del mercato del lavoro. Anche il sostegno del mercato del lavoro alla spesa dei consumatori statunitensi sembra moderarsi (anche questo a un ritmo piu' lento di quanto previsto da molti) e avvicinarsi ad alcuni punti di esaurimento. In effetti, per tutti i consumatori, tranne l'1% con reddito piu' elevato, i risparmi sono scesi al di sotto del trend pre-COVID, aumentando la loro dipendenza dal credito, che ha anche i suoi limiti. Sebbene il nostro scenario di base per gli Stati Uniti continui a prevedere una "weakflation", la riduzione della probabilita' dal 35% del quarto trimestre al 30% porta a una distribuzione relativamente ampia dei restanti scenari.

Ad esempio, la parte destra della distribuzione include un miglioramento di 10 punti percentuali nel nostro scenario di atterraggio morbido a scapito degli scenari di weakflation e recessione. Molto si dira' mentre le campagne di Trump e Biden si avvicinano a novembre, e le implicazioni per gli investimenti si profilano in entrambi gli esiti.

Una vittoria di Trump potrebbe comportare uno shock negativo sull'offerta, viste le aspettative di aumento dei dazi sulla Cina e di potenziale riduzione dell'immigrazione, con conseguente riduzione dell'offerta di lavoro. Potrebbe anche essere caratterizzata da uno shock positivo sulla domanda, dovuto a politiche fiscali e monetarie piu' morbide e a un alleggerimento normativo. Una vittoria di Biden potrebbe essere piu' positiva dal punto di vista dell'offerta, grazie al proseguimento di varie iniziative, come le leggi IRA e CHIPS, ma meno dal punto di vista della domanda, ad esempio senza tagli alle tasse. Nel caso in cui il Senato passasse ai Repubblicani e la Camera, che e' piu' un testa a testa, ai Democratici, il governo rimarrebbe profondamente diviso, propagando probabilmente la polarizzazione politica che continua ad affermarsi a livello globale.

Red-

(RADIOCOR) 27-04-24 15:19:13 (0345) 5 NNNN

 


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