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Tre potenziali cause di mercati azionari ribassisti

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È quasi impossibile individuare in tempo reale un mercato azionario ribassista, ovvero in cui si registra un calo del 20% o più. Sebbene migliaia di investitori abbiano setacciato i dati di mercato in cerca del perfetto indicatore di un ribasso dei mercati, questo non esiste. Storicamente sono vari i fattori che hanno portato a questo fenomeno. In questo articolo, Fisher Investments Italia analizza tre fattori comuni che in passato hanno contribuito a creare dei mercati ribassisti.

Si noti, tuttavia, che la presenza di uno di questi fattori non deve necessariamente indurre alla vendita, poiché cercare di evitare una flessione disinvestendo può essere estremamente rischioso se non si individua in modo corretto il punto di ingresso e di uscita dal mercato, compito notoriamente difficile per la maggior parte degli investitori. Troppo spesso, i mercati ribassisti inducono gli investitori azionari a lungo termine a reagire in modo istintivo, vendendo azioni al ribasso e non sfruttando il solido rimbalzo iniziale che solitamente fa seguito, il che può danneggiare i rendimenti a lungo termine e ridurre le possibilità di raggiungere gli obiettivi finanziari.

 

Come iniziano solitamente i mercati ribassisti

Fisher Investments Italia ritiene che i mercati ribassisti si manifestino tipicamente in due modi: tramite un wall o un wallop. Il wall fa riferimento al proverbiale "muro della paura" (wall of worry) che i mercati azionari scalano durante un mercato rialzista, che sfocia in una generale euforia degli investitori. Il celeberrimo investitore Sir John Templeton diceva: "I mercati rialzisti nascono dal pessimismo, crescono nello scetticismo, maturano con l'ottimismo e muoiono di euforia". Una volta sopraggiunta l'euforia, gli investitori tendono a non considerare il deterioramento dei fondamentali del mercato per paura di farsi sfuggire ingenti rendimenti.

L'altro modo in cui prendono piede i mercati ribassisti è quando un importante e imprevisto fattore negativo, un cosiddetto wallop (colpo), sottrae migliaia di milioni di euro alla crescita economica globale. Un wallop, per definizione, sorprende la maggior parte degli investitori e deve essere di dimensioni enormi per stroncare un mercato rialzista altrimenti solido. Una qualsiasi notizia allarmista, quindi, non deve essere interpretata dagli investitori a lungo termine come il presagio di un wallop, altrimenti potrebbero perdere ulteriori rendimenti garantiti dal mercato rialzisti!

Nessun mercato ribassista è uguale all'altro, ma di seguito indichiamo tre cause storicamente comuni.

 

1.      Euforia degli investitori

Uno dei principali fattori che decretano i mercati ribassisti dopo un wall of worry è il sentiment euforico degli investitori. Ciò indica la fiducia che questi nutrono in merito ad azioni e mercati, e c'è una grande differenza tra l'ottimismo e la vera e propria euforia. Quando gli investitori sono euforici, presentano aspettative troppo elevate che le azioni non possono soddisfare, innescando quindi un mercato ribassista. Tuttavia, la mera presenza di alcuni segnali di euforia non dovrebbe indurre a vendere immediatamente dato che i mercati rialzisti possono continuare a salire per un po' dopo il sopraggiungere dell'euforia.

Il sentiment degli investitori può cambiare rapidamente ed è difficile da misurare poiché non esistono segnali inequivocabili. A fronte dell'euforia, la narrativa dei media tende ad alimentare il timore di perdere opportunità e a celebrare gli investitori che, anche senza grandi competenze, azzeccano l'investimento giusto al momento giusto. Inoltre, è bene fare attenzione agli enormi afflussi di nuova offerta azionaria. Le società private offrono tradizionalmente azioni al pubblico attraverso offerte pubbliche iniziali (IPO), ma ultimamente impiegano sempre più metodi alternativi, come le quotazioni dirette e le società di acquisizione a scopo speciale (SPAC), metodi che aumentano l'offerta di titoli. L'attività delle IPO da sola non è molto indicativa, ma può evidenziare euforia laddove le società che si quotano sono di qualità decisamente bassa, con fatturati esistenti minimi, nessuna speranza di profitti a breve termine e aspettative degli investitori alle stelle. La bolla delle dot.com della fine degli anni '90 ne è un classico esempio: investitori ammassati su IPO di società con poco più di un business plan.

 

2.      Regolamentazione governativa

Una nuova regolamentazione governativa in merito a società o settori può generare incertezza negli investitori perché di solito si traduce in vincitori e perdenti. Inoltre, le nuove leggi possono presentare onerose conseguenze indesiderate, determinando un'ampia flessione economica o di mercato. Ad esempio, Fisher Investments Italia ritiene che i lockdown indotti dalla pandemia nel 2020, con conseguente brusca frenata di gran parte dell'economia globale, abbiano ampiamente contribuito al mercato ribassista storicamente rapido del 2020.

Inoltre, il cambiamento nelle norme contabili statunitensi (il FAS-157, noto anche come contabilità mark to market) e la disordinata risposta del governo statunitense agli istituti finanziari di Wall Street in sofferenza hanno contribuito a generare il mercato ribassista del 2008-2009. Il FAS-157 richiedeva agli istituti finanziari di valutare i titoli illiquidi, come gli MBS e le CDO, in base all'ultimo prezzo di vendita di un titolo comparabile. La norma, intesa ad aumentare la trasparenza del mercato, ha costretto gli istituti finanziari a svalutare gli asset illiquidi o a venderli a prezzi di liquidazione per evitare di diventare insolventi, anche se non avevano pianificato di farlo. Questo ha dato origine a un ciclo di ulteriori svalutazioni che ha interessato tutto il settore finanziario. Quando gli istituti finanziari hanno iniziato a dichiarare la bancarotta, il governo è intervenuto per salvarne alcuni lasciando che altri fallissero, apparentemente a caso. Tale fenomeno ha creato ancora più incertezza tra i prestatori e ha prosciugato la liquidità presente nel sistema finanziario, innescando un panico generale nonché il mercato ribassista e la recessione che ne sono seguiti. Il FAS-157 è solo un esempio di come la regolamentazione governativa possa comportare ingenti conseguenze indesiderate per l'economia e i mercati.

 

3.      Passi falsi in materia di politica monetaria

Anche i passi falsi in materia di politica monetaria delle banche centrali hanno contribuito a una serie di mercati ribassisti. Storicamente, i rischi legati alla politica delle banche centrali sono maggiori quando la crescita economica accelera e l'inflazione si attesta su livelli molto alti. Per contrastare l'inflazione sistemica e contenere i prestiti, le banche centrali possono alzare repentinamente i tassi a breve termine, invece che in maniera incrementale come avvenuto o discusso negli ultimi mesi. Se l'aumento è troppo repentino, si rischia un'inversione della curva dei rendimenti (ossia tassi di interesse a breve termine maggiori di quelli a lungo termine), rendendo non redditizia l'emissione di nuovi prestiti da parte delle banche. Qualora tale inversione duri a lungo, le imprese e i privati faticano ad accedere ai prestiti di cui hanno bisogno, il che aumenta il rischio di recessione economica e mercato ribassista.

Sebbene l'inflazione elevata e le potenziali risposte delle banche centrali abbiano dominato i titoli dei giornali di recente, Fisher Investments Italia non ritiene che al momento vi sia il rischio di un passo falso in materia di politica monetaria. A nostro parere, le carenze e i problemi nella filiera che stanno decretando l'aumento dell'inflazione dovrebbero continuare a normalizzarsi, allentando le pressioni inflazionistiche. Può accadere che gli errori di politica monetaria facciano cessare il mercato rialzista, ma non pensiamo che ciò stia avvenendo oggi.

 

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