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Perché Fisher Investments Italia ritiene vincente l’approccio di investimento top-down

01-22Come si costruisce un portafoglio di investimento? Con migliaia di azioni emesse in tutto il mondo, scandagliare le varie opzioni può risultare sconfortante. Cosa fare allora? Secondo Fisher Investments Italia una valida soluzione è quella di utilizzare un approccio top-down che si basa sulla verifica del mercato nella sua interezza e delle sue condizioni prima della selezione dei singoli titoli, in modo da restringere la ricerca. Di seguito illustriamo come fare.

L’approccio di investimento top-down (dall’alto verso il basso) si differenzia da quello bottom-up (dal basso verso l’alto) in quanto quest’ultimo implica ampie analisi degli attributi e delle prospettive delle singole aziende. Nella nostra esperienza, abbiamo riscontrato che molti investitori adottano il metodo bottom-up generalmente verificando una serie di elementi economici legati alla società (cosiddetti “fondamentali”), come ad esempio gli utili, le vendite, il debito e altri parametri, nonché il prezzo delle azioni societarie in relazione ad alcune di queste metriche. Il confronto tra il prezzo di un’azione e una metrica dei fondamentali aziendali è definito “valutazione”. Le decisioni legate all’esposizione geografica, settoriale, o di stile di investimento non sono quindi necessariamente prioritarie quando si applica un approccio di tipo bottom-up.

Al contrario, il metodo top-down inizia con una valutazione macroeconomica e del contesto di mercato per determinare quale titolo e sottocategoria potrà ottenere le performance migliori oppure risultare deludente. Nel mercato azionario, queste categorie possono includere il settore, il comparto industriale, l’area geografica, la capitalizzazione e lo stile di investimento. Ad esempio, una delle categorie è rappresentata dalle società a bassa capitalizzazione (small-cap), che molti esperti finanziari che seguiamo indicano come aziende aventi una capitalizzazione di mercato (ossia un valore totale di tutte le azioni) tra i 263 milioni e 1,8 miliardi di euro[i]. Un’altra categoria è rappresentata dalle big-cap, ossia le società con una capitalizzazione di mercato superiore agli 8,8 miliardi di euro[ii]. Ci sono poi le categorie value e growth: le prime presentano valutazioni relativamente basse e sono più sensibili alle variazioni del ciclo economico, mentre le seconde presentano valutazioni più elevate e offrono una maggiore crescita dei profitti e dei ricavi. Consideriamo il reddito fisso come sottocategoria che include obbligazioni tassabili e esentasse, così come obbligazioni di differenti regioni o tipologie di emittenti (aziende o governi). Le obbligazioni possono anche essere categorizzate in base alla qualità del loro credito o alla duration, ovvero una misura della sensibilità alle variazioni del tasso di interesse.

Perché gli investitori dovrebbero considerare prima il mercato più ampio e solo successivamente i singoli titoli? Dal nostro punto di vista, il motivo è che differenti categorie performano meglio di altre a seconda del momento. Prendiamo ad esempio i rendimenti settoriali degli ultimi decenni, utilizzando come base il mercato azionario statunitense data l’ampia disponibilità di dati per settore. Negli anni ‘90, l’informatica era il settore principale, con ampio margine rispetto agli altri e ha offerto rendimenti del 1285% in dollari USA[iii]. I settori Sanità e Finanza seguivano rispettivamente a quota 457% e 456%[iv]. Le utilities arrancavano, offrendo il 140% dei rendimenti, mentre i Materiali (163%) e l’Energia (234%) erano anch’essi al di sotto della performance del mercato statunitense più ampio (433%)[v]. Tuttavia, negli anni 2000 i titoli del settore informatico hanno iniziato a scendere dal primo all’ultimo posto[vi]. Si fece allora strada l’Energia che salì in vetta alla classifica, seguita dalle utilities balzate al terzo posto[vii]. E negli anni 2010? L’informatica è tornata nuovamente in testa mentre il settore energetico è finito in coda[viii].

L’approccio top-down permette agli investitori di approfittare di queste fluttuazioni assumendo decisioni di investimento basate sulle categorie e le sottocategorie di titoli che si ritiene essere più performanti nel prossimo futuro. Secondo Fisher Investments Italia ciò significa considerare le variabili economico-politiche e il sentiment, chiedendosi se gli investitori siano in generale eccessivamente ottimisti o pessimisti riguardo una certa categoria in base a ciò che prevediamo per i successivi 3-30 mesi.

Una volta sviluppate le proprie previsioni circa le categorie che performeranno meglio nel futuro, gli investitori che seguono un approccio top-down potranno adeguare i propri attivi in portafoglio di conseguenza. Ad esempio, se ritieni che la situazione contingente favorisca le azioni a bassa capitalizzazione e quelle europee, sceglierai di esporre il tuo portafoglio a queste categorie più di quanto tu non faccia normalmente. Invece che cercare il proverbiale “ago nel pagliaio”, crediamo che l’approccio top-down miri a trovare i pagliai con la maggiore quantità di aghi. In un approccio top-down, solo dopo aver determinato quali attivi e quali sottocategorie faranno da bussola al portafoglio, gli investitori inizieranno ad analizzare i singoli titoli. Ad esempio, riguardo le azioni, ciò potrebbe comportare fattori specifici dell'azienda, tra cui crescita degli utili, esperienza della dirigenza e tracciamento dei risultati, livelli di debito e valutazioni.

Pensiamo inoltre che non sia ottimale per gli investitori evitare del tutto le categorie su cui sono meno ottimisti. Infatti, focalizzarsi soltanto su un numero limitato di categorie di investimento può portare a performance limitate nel caso in cui le proprie valutazioni risultassero sbagliate, senza dimenticare che in base alla nostra esperienza anche gli investitori di maggior successo possono incorrere in errori. Siamo dell’idea che detenere dei titoli in categorie che non si ritengono le migliori, contribuisca alla necessaria diversificazione in portafoglio.

Tuttavia, siamo convinti che sia opportuno che gli investitori adeguino significativamente la propria asset allocation se prevedono un'ampia flessione del mercato azionario in futuro, ma ponderando tale decisione con la massima cautela. Per gli investitori che cercano rendimenti in linea con quelli offerti dal mercato nel tempo, crediamo che ridurre massivamente la loro quota azionaria sia vantaggioso soltanto quando intravedono significativi fattori negativi che altri non stanno prevedendo, e che quindi probabilmente non sono stati scontati ancora dai mercati. Dal nostro punto di vista, effettuare movimentazioni in portafoglio sulla scia dell’emotività legata alle notizie dei media può rivelarsi un grave errore di investimento.

Fisher Investments Italia ritiene che la selezione dei titoli sia di fondamentale importanza ma che non sia l’unico fattore in grado di influire sui rendimenti. A nostro avviso, un approccio top-down può costituire un vantaggio per molti investitori, poiché tiene conto di fattori più ampi legati all’economia e ai mercati.

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Fisher Investments Italia è la denominazione commerciale utilizzata dalla succursale di Fisher Investments Ireland Limited operante in Italia (“Fisher Investments Italia”). Fisher Investments Italia è iscritta con il n° 182 nell'“Elenco delle Imprese di Investimento autorizzate in altri Stati UE con succursale in Italia”, tenuto dalla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (“Consob”), e al Registro delle Imprese di Parma (numero di iscrizione e codice fiscale: 97838750152; partita IVA: 02903080345; numero REA: PR-276048).

 

Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Italia e Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Italia o Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all'accuratezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti. L’investimento nei mercati finanziari comporta il rischio di perdita e non è possibile garantire il rimborso totale o parziale del capitale investito. Le performance passate non sono una garanzia né un indicatore affidabile di performance future. Il valore degli investimenti e i relativi rendimenti sono soggetti alle fluttuazioni dei mercati finanziari mondiali e dei tassi di cambio internazionali.

 



[i] “Understanding Small Cap and Big Cap Stocks,” Rick Wayman, Investopedia, 26/11/2020.

[ii] Ibid.

[iii] Fonte: FactSet, al 15/11/2021. Indice S&P 500 Informatica (dividendi reinvestiti), dal 31/12/1989 al 31/12/1999. Rendimenti espressi in dollari USA a causa della disponibilità dei dati. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro e l’euro potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti. 

[iv] Ibid. Indice S&P 500 Sanità (dividendi reinvestiti) e S&P 500 Finanza (dividendi reinvestiti), dal 31/12/1989 al 31/12/1999. Rendimenti espressi in dollari USA a causa della disponibilità dei dati. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro e l’euro potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.

[v] Ibid. Indice S&P 500 (dividendi reinvestiti) – Utility, Materiali, Energia e S&P 500 (dividendi reinvestiti), dal 31/12/1989 al 31/12/1999. Rendimenti espressi in dollari USA a causa della disponibilità dei dati. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro e l’euro potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.

[vi] Ibid. In base all'indice S&P 500 (dividendi reinvestiti), dal 31/12/1999 al 31/12/2009.

[vii] Ibid. In base all'indice S&P 500 (dividendi reinvestiti), dal 31/12/1999 al 31/12/2009.

[viii] Ibid. In base ai rendimenti dell'indice S&P 500 (dividendi reinvestiti) per settore, dal 31/12/2009 al 31/12/2019.


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