Guida per gli investitori alle elezioni spagnole di aprile

di Fisher Investments Italia

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Nota dell’editore: Fisher Investments non ha preferenze politiche in nessun paese. A livello globale, pensiamo che le preferenze politiche rischino di accecare e portare ad errori d’investimento. Valutiamo la politica internazionale unicamente per il suo potenziale impatto economico e sul mercato.

 

Molte nazioni europee, come anche il Parlamento Europeo, saranno oggetto di elezioni quest’anno. L’imminenza dei voti ha spinto i media finanziari a dibattere di legislature frammentate e rischi di rivolte politiche in grado di scuotere i mercati finanziari europei. Per prima cosa, la Spagna va al voto il 28 aprile e con l’avvicinarsi delle elezioni l’incertezza potrebbe aumentare, anche se supponiamo che si smorzerà rapidamente. A nostro parere, l’esito non farà che prolungare lo status quo (stallo politico), favorendo i mercati azionari.

La Spagna ha a che fare con governi di minoranza inattivi e in stallo dalle elezioni generali di dicembre 2015. Quella consultazione inconcludente aveva portato ad elezioni anticipate a giugno 2016 e a nove mesi senza governo. Alla fine, il presidente in carica, Mariano Rajoy, e il Partito Popolare (PP) spagnolo di centrodestra avevano formato un governo di minoranza, che con solo 170 dei 350 seggi a disposizione, non ha potuto fare molto. A giugno 2018 il PP è rimasto coinvolto in uno scandalo di corruzione che ha decretato la fine del governo. È quindi subentrato un governo di centrosinistra con il partito socialista (PSOE) guidato dal presidente Pedro Sánchez, con ancora meno seggi e la necessità del sostegno dei separatisti catalani e baschi per avere il potere. Ancora una volta, non è stato fatto granché e lo stallo ha avuto la meglio. In realtà, è stato fatto così poco che non è nemmeno stato possibile approvare la legge di bilancio, dopo che i separatisti hanno negato il sostegno al governo, reo di aver processato alcuni membri del partito per aver indetto un referendum illegale sull’indipendenza nel 2016. Il governo è caduto, Sánchez è tornato a casa e si vota ancora ad aprile.

 

Stando agli ultimi sondaggi, nessun partito politico sembra prevalere al momento o godere di una solida coalizione di governo, il che implica un prosieguo dello stallo. PSOE e PP, i due partiti centristi dominanti, sono in testa negli ultimi sondaggi, rispettivamente con il 25,4% e il 22,8%. [i] I più piccoli partiti populisti, ovvero il centrista Ciudadanos (CS) e Podemos, di sinistra, registrano preferenze del 18,1% e del 14,3% rispettivamente.[ii] Quindi, anche unendo i due partiti principali con ideologie simili, si è ancora piuttosto lontani da una possibile maggioranza di governo. PSOE e Podemos, che sembrano sulla stessa lunghezza d’onda, insieme sommano il 39,7% delle preferenze nei sondaggi.[iii] D’altro canto, PP e CS li superano leggermente, con un 40,9%.[iv] Questa situazione rischia di aprire la strada a Vox, un partito populista euroscettico e di estrema destra, che potrebbe formare una coalizione con PP e CS. Noi però pensiamo che una simile coalizione si rivelerebbe difficile da gestire. Le opinioni di Vox non si sposano certo con buona parte di quelle dei partner di coalizione, e il risultato sarebbe uno stallo. Inoltre, non è nemmeno certo che una coalizione a tre come questa possa ottenere la maggioranza: i tre partiti insieme raccolgono il 50,6% nei sondaggi, e mancano ancora diverse settimane al voto.[v]

 

Lo stallo sembra probabile anche con altre potenziali combinazioni multipartito. Un’altra coalizione guidata dai socialisti avrebbe comunque bisogno del sostegno dei separatisti, anche se il governo di Sánchez non ha indicato in nessun modo di voler abbandonare i processi contro i leader secessionisti. Ecco perché, a nostro avviso, il processo di formazione del governo sarà lungo e rischia di sfociare in una coalizione traballante o in un altro governo di minoranza.

L’economia spagnola ha prosperato durante il regno dello stallo politico. Dal primo trimestre del 2016, appena dopo la frammentazione della politica, il PIL (prodotto interno lordo, una misura generata dal governo dei risultati economici del paese) spagnolo ha registrato in media una crescita del 2,7% annuo. Il PIL dell’eurozona ha registrato nello stesso periodo una crescita media del 2,0%.[vi] Gran parte di questo risultato consideriamo che provenga dalle riforme del mercato del lavoro attuate dopo la recessione spagnola, che hanno liberalizzato i mercati e consentito alle aziende di snellire le loro operazioni. Lo stallo tende ad impedire ai politici di invertire riforme simili.     

 

Lo stallo politico inoltre tende anche a limitare il rischio di nuove leggi rivoluzionarie e mantiene lo status quo per le aziende, aiutandole, a nostro parere, a fare piani per il futuro. Anche se molti elettori richiedono a gran voce governi attivi e con politiche favorevoli alla crescita, riteniamo che i governi che modificano attivamente norme e regole per le aziende spesso finiscano per creare vincitori e vinti, portando incertezza. Pensiamo che questo tipo di contesto normativo mutevole alimenti l’insicurezza e rischi di mettere un freno agli investimenti aziendali, creando potenziali ostacoli alla crescita. Inoltre, siamo convinti che i nuovi regolamenti spesso portino a spese più elevate che rischiano di pesare sull’aumento degli utili, perché le aziende devono adattarsi al nuovo contesto di lavoro. Ecco perché lo stallo è positivo per i mercati azionari e consente alle aziende di mantenere lo status quo. Questo, per noi, sarà lo scenario spagnolo di questa primavera.   

 

 

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[i] Fonte: Eldiaro.es, al 14/3/2019. Sondaggio svolto tra 4 e 11 marzo. 

[ii] Ibid.

[iii] Ibid.

[iv] Ibid.

[v] Ibid.

[vi] Fonte: FactSet, al 14/03/2019. Crescita annua del PIL di eurozona e Spagna, primo trimestre 2016 – quarto trimestre 2018.


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