L’“home country bias” fa aumentare il rischio azionario?

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Il periodo rialzista che durava ormai da un decennio si è interrotto improvvisamente e drammaticamente a febbraio, quando la chiusura delle attività a causa dell’epidemia di COVID-19 ha causato enormi danni economici in tutto il mondo. I crolli sono stati rapidi e sconvolgenti, e molti investitori azionari hanno iniziato a chiedersi se la loro strategia di portafoglio era ancora adeguata alle condizioni attuali e future del mercato. Fisher Investments Italia ritiene che si possa imparare una lezione importante dal periodo rialzista che ha caratterizzato gli anni dal 2009 al 2020, ovvero che gli investitori che diventano vittime dell’home country bias limitano inutilmente le proprie opzioni di investimento e incrementano i rischi.

Il mercato rialzista iniziato il 9 marzo 2009 è stato uno dei maggiori di sempre, con le azioni mondiali che sono cresciute del 369%.[i] Ciononostante, non tutti gli investitori hanno ottenuto guadagni così ingenti. Le azioni statunitensi sono salite del 526%, mentre quelle europee hanno reso meno della metà, il 229%.[ii] Molti investitori europei che si sono lasciati influenzare dall’home country bias, ovvero dalla tendenza a preferire le aziende della propria nazione, hanno ottenuto risultati significativamente inferiori a causa della mancata esposizione verso i mercati che hanno registrato le crescite maggiori.

Più di recente, i bruschi crolli dei mercati azionari non hanno risparmiato nessuno. Tuttavia, una diversificazione mondiale avrebbe probabilmente aiutato molti investitori ad affrontare meglio la tempesta. Una volatilità quotidiana significativa fa sì che i dati cambino velocemente; ciononostante, per esempio, le azioni mondiali hanno perso il 22,5% dal 20 febbraio, giorno di inizio della crisi, al 19 marzo.[iii] I rendimenti però sono stati molto diversi, anche all’interno dell’Europa: mentre le azioni svizzere sono scese del 12,0%, per esempio, le azioni tedesche sono crollate del 31,1%.[iv]

Alcuni studi suggeriscono che l’home country bias sia molto diffuso. Uno studio del 2019 ha analizzato quasi 700 fondi azionari incentrati sull’Europa con sede in 15 paesi europei e ha scoperto che più del 90% di essi presentava un home country bias,[v] ma non si tratta di un fenomeno esclusivamente europeo. Un altro studio condotto su 26 paesi nelle Americhe, in Asia, in Australia e in Europa dal 2001 al 2011 ha rilevato un home country bias in ogni paese analizzato.[vi] 

Questo trend non sorprende, poiché alcuni sostengono che la familiarità con il mercato nazionale rappresenti un vantaggio. Probabilmente gli investitori britannici credono di conoscere le banche del Regno Unito meglio di chiunque altro, e forse per i tedeschi i loro tanto decantati titoli industriali sono i migliori al mondo. Tuttavia, per quanto si pensi di conoscere bene il proprio paese, o che esso offra le migliori opportunità, è importante essere consapevoli del fatto che, nell’ambito degli investimenti, si può sempre sbagliare. Gli investitori con portafogli diversificati a livello mondiale attenuano il rischio che un netto orientamento al mercato nazionale eroda la performance.

Un approccio internazionale offre inoltre un’esposizione sufficiente a tutti i settori a livello mondiale. Consideriamo la composizione dell’indice MSCI World, che rappresenta le azioni di 23 economie classificate come sviluppate. Molti paesi europei costituiscono una quota esigua dell’indice: solo il Regno Unito (4,6%), la Svizzera (3,6%) e la Francia (3,3%) hanno una ponderazione per capitalizzazione di mercato di almeno il 3% nell’indice MSCI World.[vii] Gli Stati Uniti rappresentano invece il 65,5% dell’indice e offrono un’esposizione a settori dai quali molti mercati europei sono perlopiù assenti, come la tecnologia.[viii]

Secondo Fisher Investments Italia, un altro svantaggio dell’home country bias è che spesso si riscontra una notevole varianza tra i rendimenti dei singoli paesi. Consideriamo la performance di quattro paesi europei nell’ultimo decennio. Nella figura che segue, i leader di ogni anno sono in grassetto.

 

Figura: Performance azionaria di Regno Unito, Norvegia, Germania e Paesi Bassi dal 2010 al 2019

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Fonte: FactSet, dati al 18/02/2020. Performance degli indici MSCI UK, MSCI Norvegia, MSCI Germania e MSCI Olanda in euro dividendi netti inclusi, 31/12/2009–31/12/2019.

 

Fisher Investments Italia ha osservato che questa varianza si manifesta per diversi motivi. I mercati di alcuni paesi sono dominati da una o due società. Inoltre, la performance economica può variare in funzione della specializzazione dei singoli paesi in determinati settori. Anche il rischio politico e normativo è diverso. Ad esempio, crediamo che l’incertezza associata alla Brexit possa essere stata un’importante causa della sottoperformance delle azioni britanniche rispetto alle omologhe europee dal referendum del 2016 alla data di uscita dall’UE, il 31 gennaio 2020.               

 

Anche la composizione del mercato incide sui cambi di leadership, in quanto non tutti i paesi hanno un’ampia esposizione a ogni settore o stile d’investimento (per es. small o large cap, società value o growth). Nei paesi più piccoli, come molti di quelli europei, il mercato azionario nazionale potrebbe essere dominato da uno o due settori. Secondo Fisher Investments Italia, questa composizione del mercato può influire notevolmente sull’andamento delle azioni locali in diverse fasi del ciclo di mercato, generando nette sottoperformance quando i settori e/o gli stili dominanti perdono il favore degli investitori. Investendo a livello internazionale, è possibile controbilanciare le lacune del proprio mercato nazionale e mitigare il rischio connesso ai singoli paesi.

 

Ad ogni modo, non sempre l’investimento a livello mondiale favorisce la performance, né può fare in modo che il vostro portafoglio non risenta degli andamenti negativi quando inizia una fase ribassista. I portafogli potrebbero essere danneggiati dalle fasi di debolezza dei mercati esteri, ma questo è inevitabile e, secondo Fisher Investments Italia, è il prezzo da pagare per un’adeguata diversificazione. Investire a livello internazionale significa che i massimi potrebbero non essere elevati quanto quelli che si raggiungerebbero concentrandosi su un singolo mercato, incluso quello nazionale; nemmeno i minimi dovrebbero essere altrettanto bassi. Riteniamo quindi che gli investitori farebbero bene a guardare oltre i propri confini nazionali e a investire in modo diversificato e internazionale.

 

Fisher Investments Italia è la denominazione commerciale utilizzata dalla succursale di Fisher Investments Ireland Limited operante in Italia (“Fisher Investments Italia”). Fisher Investments Italia è iscritta con il n° 182 nell'“Elenco delle Imprese di Investimento autorizzate in altri Stati UE con succursale in Italia”, tenuto dalla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (“Consob”), e al Registro delle Imprese di Parma (numero di iscrizione e codice fiscale: 97838750152; partita IVA: 02903080345; numero REA: PR-276048).

 

Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Italia e Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Italia o Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all'accuratezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti. L’investimento nei mercati finanziari comporta il rischio di perdita e non è possibile garantire il rimborso totale o parziale del capitale investito. Le performance passate non sono una garanzia né un indicatore affidabile di performance future. Il valore degli investimenti e i relativi rendimenti sono soggetti alle fluttuazioni dei mercati finanziari mondiali e dei tassi di cambio internazionali.

 



[i] Fonte: FactSet, dati al 20/03/2020. Performance dell’indice MSCI World in euro, dividendi netti inclusi, 09/03/2009-20/02/2020.

[ii] Fonte: FactSet, dati al 20/03/2020. Performance dell’indice MSCI USA e dell’indice MSCI Europe in euro, dividendi netti inclusi, 09/03/2009-20/02/2020.

[iii] Fonte: FactSet, dati al 20/03/2020. Performance dell’indice MSCI World in euro, dividendi netti inclusi, 20/02/2020-19/03/2020.

[iv] Fonte: FactSet, dati al 20/03/2020. Performance dell’indice MSCI Svizzera e dell’indice MSCI Germania in euro, dividendi netti inclusi, 20/02/2020-19/03/2020.

[v] “Determinants of Home Bias: Evidence From European Equity Funds,” Moritz Maier e Hendrik Scholz, SSRN, 29/01/2019. https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=3354503

[vi] “Cultural Influences on Domestic and Foreign Bias in International Asset Allocation”, Hans-Peter Burghof ed Helena Kleinert, SSRN, 27/07/2013. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2298992

[vii] Fonte: FactSet, dati al 20/03/2020. Ripartizione geografica dell’indice MSCI World.

[viii] Ibid.


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