Guida per gli investitori su come leggere i dati economici

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Da quando le nazioni europee e gli USA hanno attuato le misure di quarantena per contenere la diffusione del COVID-19 a marzo, colpendo le loro economie nazionali, i commentatori finanziari che seguiamo si sono concentrati sui dati economici su cui tali misure potevano incidere. La maggior parte dei dati erano incredibili, compresi enormi cadute e grandi recuperi storici. Molti analisti avvertono che il prodotto interno lordo (PIL, la misura dei risultati economici elaborata dal governo) per il secondo trimestre potrebbe essere drammaticamente negativo, prima di rimbalzare nel terzo trimestre grazie maggiori riaperture economiche. Poiché dati così elevati e oscillazioni così estreme possono essere scoraggianti, abbiamo pensato che gli investitori potrebbero trarre vantaggio da una spiegazione sulla misura dei vari dati economici e su cosa significano i numeri.

I principali indicatori mensili nella maggior parte dei paesi sono costituiti dai dati delle vendite al dettaglio e della produzione industriale. Questi ultimi misurano la spesa delle persone nei negozi e online. Certi paesi comprendono i ristoranti, mentre altri eliminano i servizi di ristorazione. Alcuni riportano la qualità dei beni venduti per controllare l’inflazione e gli sconti; altri tengono conto del valore delle merci vendute; altri ancora riportano entrambi i tipi di dati. In molti paesi, i punti vendita del settore privato offrono misure di vendita leggermente più tempestive, anche se più limitate. Per esempio, nel Regno Unito, il British Retailer Consortium esegue sondaggi su un campione di imprese più ristretto rispetto all’Office for National Statistics e pubblica i dati circa una settimana prima della pubblicazione dei dati ufficiali del governo. Barclaycard ha i propri dati, che approssimano le vendite al dettaglio in base alle operazioni delle carte di debito o di credito della banca. Altri punti vendita misurano l’afflusso (footfall), ovvero il numero di clienti che fanno acquisti. La produzione industriale, in generale, registra i quantitativi di merci prodotti dall’industria pesante. Questo dato comprende la produzione manifatturiera nonché le utility e i prodotti del settore minerario. Molti paesi, come la Germania, pubblicano anche gli ordini di fabbrica, che molti commentatori ritengono essere uno dei fattori principali della produzione industriale. In generale, gli ordini di oggi sono la produzione di domani.

L’altro dato mensile di grande popolarità nel settore industriale e presso i commentatori delle testate giornalistiche che seguiamo è il purchasing managers’ index (PMI). Si tratta di un’analisi volta a determinare in quante imprese si sta verificando un aumento dell'attività. I valori superiori a 50 indicano che oltre la metà delle imprese sono in fase di espansione, cosa che coloro che elaborano le rilevazioni (in particolare, IHS Markit e America’s Institute for Supply Management) interpretano come indicativo di una situazione di crescita economica. I paesi, in generale, hanno tre PMI: produzione, servizi e un indice “composito” degli altri due; altri, invece, tengono conto anche degli indicatori dell’edilizia. Ogni PMI è un indice che combina diverse categorie, compresi i nuovi ordinativi, l’occupazione e i prezzi pagati ai fornitori. Di questi, pensiamo che i nuovi ordinativi rappresentino l’indice maggiormente rivolto al futuro, analogamente agli ordini di fabbrica. Il PMI composito, tuttavia, misura solo il risultato, rendendolo al massimo coincidente. Secondo la nostra esperienza, i PMI sono popolari soprattutto perché sono gli indicatori mensili più puntuali. La stima flash iniziale, che IHS Markit elabora per molte delle principali economie, esce all’incirca tre settimane dall’inizio del mese. Il PMI della produzione finale, di solito, viene pubblicato il primo giorno lavorativo del mese successivo, mentre i PMI relativi ai servizi e composito di solito nei due giorni successivi. Noi riteniamo che tali indici siano indicatori utili, ma è importante rilevare che non misurano quanto un certo paese sia cresciuto, bensì solo quanto sia diffusa la crescita.

Un’altra categoria di dati che, negli ultimi tempi, ha attirato l’attenzione degli esperti che seguiamo è costituita dagli indicatori ad alta frequenza o in tempo reale, con cadenza giornaliera o settimanale. Molti considerano questi indicatori come il modo migliore per valutare l’impatto economico in rapida evoluzione del COVID-19. Questi comprendono dati giornalieri sul traffico, i voli commerciali, gli acquisti con carte di credito, le prenotazioni online dei ristoranti, ecc. Nonostante questi indicatori possano essere anche d’aiuto, sono ora ampiamente seguiti e pensiamo che servano piuttosto ad aiutare gli investitori a misurare il clima e le aspettative economiche in senso ampio.

La maggior parte delle fonti dei dati economici citano le cifre della loro testata come i tassi di cambio, ossia l’aumento o la diminuzione percentuale rispetto ad un certo periodo di riferimento. Vi sono quattro tipi principali: mese su mese, trimestre su trimestre, anno su anno e annualizzato. Mese su mese indica la variazione percentuale tra il mese di riferimento e il mese precedente. Solitamente, questi comprendono anche quello che gli statistici chiamano rettifica stagionale, che tiene conto del tempo atmosferico e delle vacanze. In questo modo, i periodi che vedono normalmente picchi e gole determinati dal calendario, come un forte aumento in occasione della stagione degli acquisti natalizi, non compromettono i risultati. La maggior parte delle pubblicazioni relative alle vendite e alla produzione industriale utilizza le rettifiche stagionali. Trimestre su trimestre indica la variazione percentuale tra il trimestre di riferimento e quello precedente, comprese anche le rettifiche stagionali. Solitamente è utilizzato per calcolare il PIL. Anno su anno indica la variazione percentuale tra il mese o il trimestre di riferimento e lo stesso periodo dell’anno precedente. È utilizzato quando non sono disponibili le rettifiche stagionali. Inoltre, questo indicatore tende a subire minori variazioni da un mese all'altro ed è per questo che certi commentatori lo preferiscono, in quanto può rendere i trend più visibili. Tuttavia, a nostro parere, comporta maggiori distorsioni retrospettive, che possono oscurare gli sviluppi recenti. Infine, vi sono tassi di cambio annualizzati, vale a dire la crescita che si sarebbe verificata nel corso di un anno intero se il tasso di crescita trimestre su trimestre (o mese su mese) si fosse protratto per tutto il periodo. Gli Stati Uniti e il Giappone dichiarano il PIL in questo modo, mentre la maggior parte dei paesi europei e il Regno Unito utilizzano il metodo trimestre su trimestre e anno su anno. Accertatevi di utilizzare tassi di cambio confrontabili quando valutate dati provenienti da diverse fonti. Per esempio, comparare i dati relativi al PIL degli Stati Uniti annualizzato con quelli relativi al PIL dell’Eurozona trimestre su trimestre potrebbe portarvi a conclusioni errate.

Per gli investitori, ecco alcune considerazioni fondamentali che riteniamo  opportune per i prossimi mesi. Continueremo a vedere grandi oscillazioni, compresi crolli. Ci aspettiamo che i dati trimestrali riguardantii mesi tra aprile e giugno siano pessimi, forse i peggiori dati sul PIL della storia. Molti analisti che seguiamo prevedono che, per esempio, il PIL degli Stati Uniti subirà un calo di oltre il -25% annualizzato. È tuttavia di importanza cruciale ricordare che tali dati sono annualizzati. Un calo di tale gravità è senza dubbio enorme, ma non significa che i risultati statunitensi siano inferiori di un quarto. Analogamente, prevediamo di vedere grossi rimbalzi man mano che le economie riprenderanno a girare. Stiamo già vedendo questo fenomeno nei dati sul traffico aereo, le vendite al dettaglio, ecc. Questi grossi rimbalzi dipendono soprattutto dal metodo di calcolo. Confrontando un periodo di relativa apertura dell’economia a condizioni di completa chiusura, per esempio il mese di aprile, potrebbe probabilmente portare a questo risultato. Questo non significa che l’economia mondiale stia vivendo un boom; indica una ripresa partita da un livello molto basso. Ora, alcuni esperti possono vedere l’ampiezza del calo o l’effetto legato al basso livello di partenza di cui abbiamo parlato come motivo di pessimismo per il futuro o nei confronti dei mercati. Tuttavia, sono solo dati pregressi, che non consentono di prevedere dati economici futuri. Parimenti, queste cifre non dicono molto sul mercato azionario, che riteniamo tenderà a rivolgere la propria attenzione alle condizioni economiche in un momento compreso tra 3 e 30 mesi da ora. Infine, i dati economici presenti e futuri dipendono probabilmente in modo significativo dall’andamento della riapertura dell’economia.

 

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