Fisher Investments Italia su deflazione eurozona

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I motivi per cui Fisher Investments Italia ritiene che la deflazione nell’eurozona non sia vicina o pericolosa

Quando le restrizioni anti-COVID hanno fatto crollare la spesa per i consumi in tutto il mondo, abbiamo visto nei media molti analisti finanziari preoccuparsi per una possibile espansione della deflazione (calo generale dei prezzi in tutta l’economia) e un andamento sempre più negativo dell’economia nell’eurozona. Secondo noi, tuttavia, un periodo prolungato di calo dei prezzi è improbabile, e comunque la deflazione non è necessariamente un elemento sfavorevole per l’economia o il mercato azionario.

Secondo la teoria sulla quale si basano questi timori, le aspettative dei consumatori riguardo ai futuri prezzi di ciò che acquistano sono formulate in base ai movimenti dei prezzi recenti. Pertanto, un modesto aumento generalizzato dei prezzi nell’economia, ovvero una leggera inflazione, può spronarli a passare all’azione e consumare prima che i prezzi salgano ulteriormente. Un surriscaldamento dell’inflazione potrebbe mettere in pericolo la loro capacità di acquisto, se i redditi non mantengono lo stesso ritmo. Molti tuttavia temono anche che un’inflazione troppo bassa, o peggio ancora una deflazione, possa indurre i consumatori ad attendere un’occasione migliore futura. Certi economisti e commentatori di mercato seguiti da noi sono convinti che la deflazione potrebbe essere auto-realizzabile. Un calo dei prezzi potrebbe indurre i consumatori a rinviare gli acquisti, obbligando le attività a tagliare i prezzi ulteriormente, e così via. È quella che spesso viene chiamata una “spirale deflazionistica”.

Inoltre, abbiamo visto molti analisti finanziari mettere in guardia dal fatto che questa spirale colpirà l’eurozona in connessione con la contrazione massiccia dell’economia provocata dalle misure di confinamento anti-COVID. L’inflazione era bassa già prima che sopravvenisse la crisi. Tra aprile 2019 e marzo 2020, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per l’eurozona (CPI), un indice governativo che segue le variazioni generali dei prezzi a livello dell’intera economia, è stato mediamente dell’1,1% a/a.[i] È un risultato inferiore all’obiettivo ufficiale della Banca Centrale Europea, ossia il 2,0% a/a. Le misure di confinamento imposte per far fronte al coronavirus hanno quindi comportato chiusure diffuse delle attività, dando il via a una drastica contrazione dell’economia. Secondo la famosa spiegazione formulata dal compianto premio Nobel, Milton Friedman, l’inflazione è causata dalla troppa moneta a caccia di troppo pochi beni e servizi. Questa caccia si traduce in spesa e concessione di prestiti e, in misura minore, accompagna di pari passo generalmente la contrazione dell’economia, soprattutto quando norme del tipo della quarantena in effetti la proibiscono parzialmente. Pertanto, come naturale, si è verificato un rallentamento dei tassi di inflazione. Da aprile a giugno, la crescita del CPI nell’eurozona è stata mediamente solo dello 0,2% a/a.[ii] Secondo molti commentatori finanziari che seguiamo, questo rallentamento è solo l’inizio. Noi invece siamo dell’opinione che un’analisi eli perché vi sia stato il rallentamento e un esame delle teorie relative all’impatto della deflazione dovrebbero aiutare ad alleviare questi timori.

Le misure generali per l’inflazione includono i prezzi dell’energia, e tra il 19 febbraio e il 21 aprile i prezzi del petrolio sono scesi dell’84,7%.[iii] Di conseguenza, la componente dell’energia nel CPI per l’eurozona è affondata. Tra aprile e giugno, la media è stata -8,9% a/a.[iv] Esclusa l’energia, l’inflazione media dell’eurozona è stata dell’1,4%, superiore alla media dell’anno precedente.[v]

Il calo dei prezzi del petrolio ha gravato sull’inflazione primaria dell’eurozona in passato, senza causare danni duraturi per l’economia. Tra il 19 giugno 2014 e il 20 gennaio 2016, i prezzi del greggio sono scesi del 77,4%.[vi] Ciò ha affondato l’inflazione, che è diventata negativa (deflazione) da dicembre 2014 a marzo 2015. [vii] Tuttavia, la crescita a/a della spesa delle famiglie nell’eurozona ha accelerato nel T4 2014 e il T1 2015. [viii] Un secondo flirt con la deflazione all’inizio del 2016 si è dimostrato altrettanto benigno. Considerando l’importanza della spesa per consumi nelle economie europee, la crescita del prodotto interno lordo (PIL, una misura governativa della produzione economica regionale) in questo periodo non ha sorpreso.[ix]

Considerando quanto accennato dai dati qui sopra, le cifre deflazioniste tendono ad essere una conseguenza del cambiamento delle condizioni economiche, non una causa. Per esempio, durante la crisi finanziaria mondiale, il PIL dell’eurozona ha subito una contrazione tra il T2 2008 e il T2 2009.[x] La deflazione è arrivata a giugno 2009, proseguendo poi fino a tutto ottobre.[xi] Con l’avanzare della ripresa economica, è tornata l’inflazione.[xii]

Altre volte, riteniamo che la deflazione nasca dalla drastica contrazione dell’offerta di denaro da parte delle banche centrali. Ciò può colpire l’economia, ma riteniamo che la causa sia l’errore monetario, non la deflazione. Ciò, tuttavia, non sta succedendo ora: tra aprile e giugno, M3, una misura generale dell’offerta di denaro nell’eurozona, è aumentato mediamente dell’8,8% su base annua, più della media del 5,4% nei 12 mesi precedenti.[xiii]

Il nostro studio della storia indica che la deflazione non deriva sempre dal malessere economico o da un errore monetario; a volte è un prodotto di trend economici benefici. I miglioramenti della produttività e innovazione tendono a far scendere i prezzi. Considera i computer: nel 1983, un computer Apple Lisa costava 9.995 USD (l’equivalente di 26.286 USD odierni).[xiv] Oggi, dispositivi molto più potenti e utili, inclusi smartphone con le funzionalità dei computer, costano appena una piccola frazione di quel prezzo. Mentre le autorità statistiche governative abitualmente si adeguano in una certa misura, l’effetto generale continua ad essere una depressione dell’inflazione misurata. Inoltre, risalendo nel tempo, gli storici dell’economia hanno riscontrato che durante tutta la rivoluzione industriale, un’epoca di enorme crescita economica, avanzamento sociale e aumento della ricchezza, l’inflazione è stata assente o negativa.[xv] Qual è la lezione? A nostro parere, gli investitori non dovrebbero temere automaticamente una deflazione o una disinflazione, ma dovrebbero piuttosto cercare di considerarne le cause.

 

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[i] Fonte: FactSet, al 5/8/2020. Indice dei prezzi al consumo armonizzato per l’eurozona, aprile 2019-marzo 2020.

[ii] Ibid. Indice dei prezzi al consumo armonizzato per l’eurozona, aprile 2020-giugno 2020.

[iii] Fonte: Federal Reserve Bank of St. Louis, al 10/8/2020. Prezzi spot del Brent greggio, 19/2/2020-21/4/2020.

[iv] Fonte: FactSet, al 5/8/2020. Indice dei prezzi dell’energia per l’eurozona, aprile 2020-giugno 2020.

[v] Ibid. Dichiarazione in base all’indice dei prezzi al consumo armonizzato per l’eurozona esclusa l’energia, aprile 2020-marzo 2020 e aprile 2020-giugno 2020.

[vi] Fonte: Federal Reserve Bank of St. Louis, al 5/8/2020. Prezzi spot del Brent greggio, 19/6/2014-20/1/2016.

[vii] Ibid., al 13/8/2020. Indice dei prezzi al consumo armonizzato per l’eurozona, dicembre 2014-marzo 2015.

[viii] Ibid. Spese nell’eurozona per famiglie e istituzioni non a scopo di lucro di servizi per le famiglie, T4 2014-T1 2015.

[ix] Ibid. Dichiarazione basata sulla crescita del PIL dell’eurozona su base trimestrale, T4 2014-T1 2016.

[x] Ibid., al 14/8/2020. Crescita del PIL dell’eurozona su base trimestrale, T2 2008-T2 2009.

[xi] Ibid. Indice dei prezzi al consumo armonizzato per l’eurozona, giugno 2009-ottobre 2009.

[xii] Ibid. Dichiarazione basata sull’indice dei prezzi al consumo armonizzato per l’eurozona, novembre 2009-dicembre 2010 e la crescita su base trimestrale del PIL, T3 2009-T4 2010.

[xiii] Fonte: Banca Centrale Europea, al 10/8/2020. Offerta di denaro M3, tasso di crescita annuale, aprile 2019-marzo 2020 e aprile 2020-giugno 2020.

[xiv] “Check Out How Much a Computer Cost the Year You Were Born,” Evan Comen, USA Today, 22/2/2018.

[xv] Fonte: Paris School of Economics, documenti del Professor Thomas Piketty pubblicamente disponibili, al 14/8/2020.


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