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Come comprendere il ciclo di mercato azionario, secondo Fisher Investments Italia

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Se hai passato qualche tempo leggendo le notizie finanziarie, nella descrizione di un mercato azionario in rialzo ti sarai probabilmente imbattuto nel termine “mercato toro”. Tuttavia quando leggiamo i commenti finanziari vediamo che le definizioni della frase variano secondo gli autori. Abbiamo visto certi analisti applicare il termine principalmente in base a criteri tecnici, quali le dimensioni del rendimento del mercato partendo da un punto basso, mentre altri ricorrono a criteri più generali. Secondo Fisher Investments Italia, è importante che gli investitori sappiano qual è l’aspetto abituale dei mercati toro e la loro evoluzione per poter aiutarli a nutrire aspettative appropriate.

 

Secondo noi, le azioni hanno un andamento ciclico, e ogni ciclo è costituito da due fasi: un’espansione prolungata e un calo profondo. Il periodo di espansione costituisce il mercato toro, un nome che deriva dalla tendenza dei tori a guardare verso l’alto quando attaccano. La fase di calo, invece, è denominata mercato orso, in base alla tendenza degli orsi ad abbassarsi quando attaccano una preda. I movimenti dei mercati tuttavia non sono lineari e non tutti i periodi di calo costituiscono un mercato orso. Fisher Investments Italia definisce come mercato orso un calo profondo dei prezzi delle azioni, con una perdita abitualmente superiore al 20% a partire dal picco, provocata da una causa fondamentale identificabile. Un mercato toro si riferisce al resto del tempo, ossia un periodo prolungato di rialzo generale delle azioni. Questi termini costituiscono un inquadramento generale, e tra le fonti finanziarie consultate possono esservi notevoli variazioni nell’interpretazione di cosa costituisca un mercato toro e cosa costituisca un mercato orso.

 

Alcuni aderiscono a livelli strettamente tecnici. Ad esempio, se le azioni perdono più del 20% (una soglia citata da molti analisti che seguiamo), c’è chi dichiara che è in corso un mercato orso, indipendentemente dalla causa del calo. La realtà, a nostro avviso, è più sfumata. Le correzioni, ossia drastici cali dei prezzi delle azioni trainati dal sentiment, possono portare le azioni ad avvicinarsi a questa soglia del -20% o addirittura a superarla. Durante una correzione del mercato azionario mondiale, non è insolito che le azioni di certi paesi perdano più del 20%, a causa di forti concentrazioni in determinati settori o industrie. In assenza di determinati seri problemi fondamentali regionali, secondo noi, potrebbero essere ancora in una fase di correzione, piuttosto che un mercato orso specifico per il relativo paese. In breve, riteniamo che questa determinazione sia un’arte, più che una scienza. Abbiamo anche visto alcuni definire come un mercato toro un rialzo del 20%, partendo da un minimo. L’aspetto dimensionale da solo, tuttavia, non è determinante per stabilire se un rialzo di questo genere sia effettivamente un nuovo mercato toro oppure un rialzo vivace in un mercato orso che precederà cali successivi. Siamo dell’idea che anche questo dipenda da fattori qualitativi.

 

Certi analisti seguono quelle che definiscono come tendenze secolari del mercato. Sostengono che generalmente le azioni salgono o scendono in periodi di tempo prolungati, che a volte possono durare anche vari decenni. Abbiamo visto ad esempio certi analisti americani descrivere il periodo tra il 1982 e il 2000 come un singolo mercato toro secolare statunitense, trainato dall’emergere di una tecnologia sofisticata: una tendenza che ignora due contrazioni che classificheremmo come mercati orso, incluso il mercato orso del 1987, coronato dal crollo del 19 ottobre.[i] Considerare periodi più lunghi come questo può essere utile a fini accademici, ma non riteniamo che concentrarsi su queste tendenze secolari sia un approccio privilegiato da molti investitori. Identificare una tendenza secolare su base previsionale richiederebbe una previsione delle tendenze in un futuro molto lontano: un esercizio che riteniamo impossibile, considerando quanti elementi possono cambiare imprevedibilmente. In base alla nostra ricerca, i mercati azionari tendono a guardare ai prossimi 3-30 mesi; andare oltre quest’arco di tempo non avrebbe senso e implicherebbe variazioni impossibili da individuare. Inoltre, a nostro avviso, riposizionare i portafogli allineandoli a tendenze cicliche può essere benefico per i rendimenti, a condizione che le decisioni più importanti di un investitore siano corrette.

 

Per realizzarlo, gli analisti di Fisher Investments Italia ritengono più utile concentrarsi su tre propulsori del mercato generali: economia, politica e sentiment. I propulsori economici si riferiscono a fattori che includono il ciclo economico (ossia la probabilità che l’economia mondiale sia in espansione o in contrazione), le condizioni monetarie e la possibilità per le società di accedere al credito. I propulsori politici si riferiscono a tornate elettorali e altri cambiamenti del controllo politico che potrebbero portare a variazioni legislative o normative influenti con eventuali impatti su determinate questioni, ad esempio sui diritti di proprietà. Per sentiment si intende la reazione emotiva di un investitore: l’entusiasmo per il possesso di azioni, e in quale misura ci si attenda in generale che le condizioni possano migliorare o peggiorare.

 

Analizziamo questi tre propulsori, poiché abitualmente le tappe del ciclo di mercato si susseguono in base a spostamenti dei fondamentali sottovalutati. Le variazioni dei prezzi da sole non sono indicative di uno spostamento ciclico in corso. Consideriamo le correzioni di un mercato toro, che riteniamo si possano verificare per qualsiasi motivo, da una storia importante in prima pagina a cause che possono non sembrare chiare e facilmente identificabili. Queste variazioni improvvise del sentiment non significano necessariamente che l’economia mondiale stia per subire una contrazione o che cambiamenti legislativi radicali scateneranno presto una seria incertezza, due esempi di motivi fondamentali per cui riteniamo che un mercato toro potrebbe diventare un mercato orso. Seguire quest’analisi può aiutare a ridurre la probabilità di vendere in un momento poco opportuno e lasciarsi sfuggire rendimenti positivi invece di cali ulteriori.

 

Un inquadramento utile, a nostro parere, è che se non si è in un mercato orso, si è in un mercato toro. Tuttavia, ciò non significherà che le azioni saliranno in modo fluido e costante. A parte una volatilità negativa di breve durata, i periodi piatti sono anch’essi un componente abituale dei mercati toro, rappresentando spesso una pausa prima di aumenti dei rendimenti.[ii] Benché periodi negativi o piatti possano persistere da un paio di settimane a vari mesi e oltre, consideriamo importante prendere atto che non si tratta di un comportamento anomalo per i mercati toro.

 

Per avere un’idea del punto in cui ci si trova durante un ciclo di un mercato toro, ci sembra cruciale vigilare sul sentiment degli investitori. Come diceva il famoso investitore Sir John Templeton: “I mercati rialzisti nascono dal pessimismo, si nutrono di scetticismo, maturano nell’ottimismo e muoiono di euforia”. Quando una di queste emozioni è diffusa, può aiutare gli investitori a impostare le proprie aspettative in funzione della durata ancora prevista per il mercato toro. Ciò non significa comunque che il sentiment sia un cronometro. Ad esempio, la ricerca di Fisher Investments Italia indica che la comparsa dell’euforia non significa che un mercato toro stia per finire. L’euforia, tuttavia, accompagna spesso i picchi del mercato toro e, a nostro avviso, l’entusiasmo per le azioni impedisce agli investitori di riconoscere peggioramenti dei fondamentali.

 

Secondo Fisher Investments Italia, questo tipo di approccio può aiutare gli investitori a non lasciarsi trascinare dalle emozioni ed evitare errori di breve termine. Tenere a mente come operano i mercati toro può inculcare la disciplina necessaria per cogliere i rendimenti di lungo termine, un componente fondamentale affinché gli investitori raggiungano i propri obiettivi d’investimento.

 

Fisher Investments Italia è la denominazione commerciale utilizzata dalla succursale di Fisher Investments Ireland Limited operante in Italia (“Fisher Investments Italia”). Fisher Investments Italia è iscritta con il n° 182 nell'“Elenco delle Imprese di Investimento autorizzate in altri Stati UE con succursale in Italia”, tenuto dalla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (“Consob”), e al Registro delle Imprese di Parma (numero di iscrizione e codice fiscale: 97838750152; partita IVA: 02903080345; numero REA: PR-276048).

 

Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Italia e Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Italia o Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all'accuratezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti. L’investimento nei mercati finanziari comporta il rischio di perdita e non è possibile garantire il rimborso totale o parziale del capitale investito. Le performance passate non sono una garanzia né un indicatore affidabile di performance future. Il valore degli investimenti e i relativi rendimenti sono soggetti alle fluttuazioni dei mercati finanziari mondiali e dei tassi di cambio internazionali.

 



[i] Fonte: FactSet. La dichiarazione si riferisce al mercato orso dell’S&P 500 dal 25/08/1987 al 04/12/1987. Il 18 ottobre 1987, l’S&P 500 ha perso il 20,5%. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni dei cambi tra il dollaro e l’euro potrebbero generare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.

[ii] Fonte: FactSet e Global Financial Data. In base a S&P 500 Total Return per 13 mercati toro completi dal 01/06/1932 al 19/02/2020. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni dei cambi tra il dollaro e l’euro potrebbero generare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.


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