Fisher Investments Italia

Fisher Investments Italia analizza un altro mito popolare: l’andamento dei mercati segue gli adagi stagionali

Un altro mito di mercato a cui si riferiscono spesso alcuni commentatori finanziari identifica determinati periodi dell’anno come più favorevoli agli investimenti rispetto ad altri. Questi noti proverbi stagionali resistono nel tempo perché alcuni episodi sembrano confermarne la fondatezza. Tuttavia, l’analisi di Fisher Investments Italia dell’andamento storico dei mercati dimostra che la stagionalità non ha alcun valore predittivo. 

Nella letteratura finanziaria esaminata da Fisher Investments Italia, i proverbi stagionali vengono riproposti ripetutamente durante tutto l’anno. Il primo, in ordine cronologico, è “Come va gennaio, così va l’anno”. L’idea è che i rendimenti di gennaio (conseguiti nelle prime giornate di contrattazione o nell’intero mese di borsa – esistono differenti interpretazioni al riguardo) detteranno il tono del mercato per il resto dell’anno. In primavera compaiono regolarmente articoli che raccomandano agli investitori di vendere a maggio e scappare— ossia chiudere le posizioni di portafoglio esistenti a fine primavera e stare alla larga dei mercati azionari per tutta l’estate. Questo proverbio si riferiva tradizionalmente ai soli mesi estivi, poiché nel Regno Unito i broker si assentavano per le vacanze da maggio al giorno della corsa ippica St. Leger Stakes, che si svolge nel mese di settembre – e la loro assenza comportava una minore liquidità, rendimenti inferiori e una maggiore volatilità. Analogamente, i commentatori finanziari raccomandano di non detenere azioni a settembre, il solo mese in cui i mercati azionari statunitensi, che Fisher Investments Italia menziona per la loro lunga storia, registrano rendimenti mensili medi negativi.  Infine, i commentatori esaltano il “Santa Claus rally” (il rally di Babbo Natale) – la settimana prima o quella dopo il 25 dicembre, più le prime due giornate di borsa di gennaio – come un periodo presumibilmente molto favorevole per i listini.

Questi sono i quattro adagi stagionali più popolari che Fisher Investments Italia vede menzionare regolarmente nella stampa finanziaria. Tuttavia, la nostra analisi di tali proverbi e della performance di mercato dimostra che questi miti sono infondati. Per poter utilizzare la più lunga serie di dati storici disponibile, la nostra analisi si è concentrata sull’indice statunitense S&P 500 in dollari USA, per il quale esistono dati affidabili sui rendimenti a partire dal 1925. Per quanto riguarda il cosiddetto “effetto di gennaio”, la Figura 1 dimostra che i rendimenti conseguiti in questo mese non sono un indicatore affidabile dell’andamento dei mercati nel resto dell’anno. Certo, quando gennaio si è chiuso con una performance positiva, anche il rendimento annuale è stato positivo nella grande maggioranza dei casi – ma a nostro avviso ciò è semplicemente in linea con i risultati della nostra ricerca secondo cui le azioni conseguono performance positive il più delle volte.  Tuttavia, per quanto riguarda i 38 mesi di gennaio negativi, i rispettivi anni si sono chiusi con un rendimento negativo per 17 volte e con una performance positiva per le restanti 21 volte. Se l’effetto di gennaio avesse una reale valenza, un gennaio negativo avrebbe dovuto coincidere con un rendimento annuale negativo nella grande maggioranza dei casi – ma non è così. 

Figura 1: Rendimenti di gennaio e rendimenti annuali a confronto

 

Fonte: Global Financial Data, al 09/05/2023. Indice S&P 500 (dividendi reinvestiti), dati annuali e relativi al mese di gennaio, dal 31/12/1925 al 31/12/2022. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.

E per quanto riguarda il detto “vendi a maggio e scappa”? Oggi, Fisher Investments Italia vede menzionare regolarmente i mesi dal 30 aprile al 31 ottobre come un arco di tempo in cui è preferibile evitare i mercati, in quanto corrispondente al periodo mobile di sei mesi in cui l’indice S&P 500 registra le performance più deboli. Tuttavia, i rendimenti relativi a questo periodo non sono significativamente inferiori a quelli conseguiti negli altri sei mesi dell’anno. Dal 1925, i rendimenti registrati nel periodo dal 30 aprile al 31 ottobre sono stati negativi solamente 27 volte, contro 70 volte in cui sono stati positivi, con un rendimento medio del 4,2%.  Se gli investitori avessero seguito alla lettera questo adagio, evitando i mercati per tutta l’estate, si sarebbero lasciati sfuggire rendimenti positivi nel 72,2% delle volte – un risultato indubbiamente oneroso per chi persegue obiettivi di investimento a lungo termine in linea con i mercati.  Lo stesso vale per l’Europa. Considerando che i listini europei hanno cominciato a generare i primi rendimenti denominati in euro nel 1999, l'indice MSCI Economic and Monetary Union (EMU) ha registrato una performance positiva nel 62,5% delle volte nei periodi dal 30 aprile al 31 ottobre,  una percentuale solo lievemente inferiore al 66,7% delle volte per gli altri sei mesi dell'anno. 

Per quanto riguarda le supposte difficoltà dei mercati a settembre, la Figura 2 riporta i rendimenti mensili medi e mediani (una mediana è una figura con un ugual numero di osservazioni nella parte inferiore e superiore) dal 1925. I rendimenti medi per il mese di settembre (ombreggiatura verde) sono lievemente negativi, mentre il rendimento mediano è appena positivo. Tuttavia, l’analisi di Fisher Investments Italia evidenzia una manciata di eccezioni che divergono nettamente dai rendimenti medi di settembre – ad esempio, il crollo del 29,6% registrato nel settembre 1931, il mese peggiore nella storia dell’S&P 500, durante la Grande Depressione.  Sebbene le eccezioni tendano a dominare i notiziari finanziari, è opportuno sottolineare che dal 1925, il mese di settembre si è chiuso con un rendimento positivo nel 52,0% delle volte.  La Figura 2 sfata anche il mito del Santa Claus rally (rendimenti di dicembre ombreggiati in viola). Se il Santa Claus rally avesse una reale valenza, dicembre dovrebbe figurare tra i mesi migliori dell’anno. Non è così.

Figura 2: rendimenti mensili dell’indice S&P 500

  

Fonte: Global Financial Data e FactSet, all’08/05/2023. Indice S&P 500 (dividendi reinvestiti), dati mensili, dal 31/12/1925 al 30/04/2023. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.

Secondo Fisher Investments Italia, questi dati storici dimostrano che una correlazione non implica necessariamente un nesso di causalità. Crediamo che gli episodi che sembrano confermare la fondatezza di questi proverbi stagionali siano dovuti a semplici coincidenze. Tali episodi possono verificarsi con una frequenza sufficiente ad assicurare la persistenza di questi miti, ma non crediamo che attenersi a questi adagi sia una decisione di investimento sensata. Inoltre, riteniamo che sia piuttosto miope concentrarsi sul breve termine, che si tratti di due settimane o di due mesi. Più in generale, è opportuno rammentare che nel lungo termine i rendimenti dei mercati sono il più delle volte positivi. Come mostra la Figura 1, dal 1925 l’indice S&P 500 ha generato un rendimento positivo in 71 dei 97 anni considerati, pari al 73,2% delle volte.  Quindi, sebbene possa essere difficile mantenere la calma in un contesto di volatilità a breve termine, Fisher Investments Italia ritiene che sia fondamentale non prendere decisioni dettate dai proverbi stagionali, poiché così facendo gli investitori potrebbero lasciarsi sfuggire rendimenti azionari positivi a lungo termine. 

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Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all’esattezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti.

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i Fonte: Global Financial Data, Inc., al 10/05/2023. Rendimento totale medio dell’Indice S&P 500 nel mese di settembre, dal 1926 al 2022. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro e l’euro potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.
ii Ibid. Frequenza dei rendimenti totali annuali positivi dell’indice S&P 500, dal 31/12/1925 al 31/12/2022. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.
iii Ibid. Rendimento totale medio dell’indice S&P 500 nel periodo dal 30 aprile al 31 ottobre, dal 1926 al 2022. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.
iv Ibid. Frequenza dei rendimenti positivi dell'indice S&P 500 (dividendi reinvestiti) nel periodo dal 30 aprile al 31 ottobre, dal 1926 al 2022. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.
v Fonte: Fonte: FactSet, al 15/05/2023. Frequenza di positività dell’indice MSCI EMU (dividendi netti inclusi). Valori espressi in euro. 
vi Ibid.
vii Global Financial Data Inc., al 10/05/2023. Rendimento totale dell’indice S&P 500, dal 31/08/1931 al 30/09/1931. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.
viii Ibid. Frequenza dei rendimenti totali positivi dell’indice S&P 500 nel mese di settembre, dal 31/12/1925 al 31/12/2022. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.
ix Ibid. Frequenza dei rendimenti totali annuali positivi dell’indice S&P 500, dal 31/12/1925 al 31/12/2022. Valori espressi in dollari USA. Le fluttuazioni valutarie tra il dollaro, l’euro e la lira potrebbero provocare variazioni al rialzo o al ribasso del rendimento degli investimenti.



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