L’analisi di Fisher Investments Italia sugli investimenti in Cina

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La Cina conquista spesso le copertine delle testate finanziarie internazionali monitorate da Fisher Investments Italia. Molti discutono le implicazioni della crescente influenza economica e geopolitica del paese, nel presente come nel futuro. Ma cosa significa per i portafogli? Per aiutare gli investitori a comprendere il ruolo della Cina in un portafoglio diversificato a livello internazionale, diamo un’occhiata a quelli che riteniamo essere i fattori economici e politici rilevanti, integrandoli con altre considerazioni basate sulla ricerca di Fisher Investments Italia.

Secondo la Banca Mondiale, un’istituzione finanziaria e di ricerca sovranazionale, nel 2019 il prodotto interno lordo cinese (PIL, un parametro governativo della produzione economica) ha raggiunto 11.800 miliardi di euro, alle spalle del solo PIL statunitense pari a 17.600 miliardi di euro.[i] Secondo la ricerca di Fisher Investments Italia, queste dimensioni indicano che l’economia della Cina ha un’influenza internazionale e che la crescita economica di questo paese stimola la domanda in tutto il mondo. All’inizio di dicembre 2020, la Cina ha generato il 6,2% delle entrate dei componenti dell’indice MSCI World, collocandosi in terza posizione dopo gli Stati Uniti (46,4%) e il Giappone (7,0%) e davanti al Regno Unito (3,5%) e alla Germania (3,2%).[ii] La Cina apporta inoltre un contributo di primaria importanza alle entrate delle imprese europee e britanniche. Per l’indice MSCI dell’Unione Economica e Monetaria (UEM), che copre i paesi sviluppati della zona euro, la Cina ha generato il 5,2% delle entrate, occupando la quinta posizione in ordine di grandezza e la seconda fra i paesi extraeuropei, alle spalle dei soli Stati Uniti.[iii] Per l’indice MSCI United Kingdom Investable Market, la Cina ha prodotto il 9,3% del gettito, superata solo dal Regno Unito (27,8%) e dagli Stati Uniti (23,3%).[iv]

Politicamente, il Partito Comunista Cinese (PCC) gestisce il sistema di governo monopartitico. Il Comitato centrale del PCC è il principale organo decisionale del partito e il suo attuale leader è il presidente Xi Jinping, che ha modificato la costituzione nel 2018 per spianare la strada a una presidenza a vita. Xi ha consolidato notevolmente il potere politico, ma tecnicamente è ancora il Comitato centrale a stabilire gli obiettivi economici e sociali del paese, attraverso piani quinquennali che il Congresso Nazionale del Partito, l’organo parlamentare della Cina, ha storicamente approvato senza grandi cambiamenti. Dall’indagine condotta da Fisher Investments Italia sulla copertura mediatica globale, il CCP risulta essere oggetto di molte domande, analisi e critiche, molte delle quali riguardano la geopolitica e temi legati alle relazioni sociali e societarie. Dalla ricerca di Fisher Investments Italia emerge che questi temi, pur importanti, non siano in prevalenza tra i fattori di generale interesse dei mercati. A prescindere dall’opinione personale di ciascuno sul regime politico cinese, sulle sue politiche e sui diritti umani, ciò che probabilmente conta di più per i mercati, secondo Fisher Investments Italia, è che il PCC si pone quale priorità assoluta il mantenimento della stabilità economica. Questo focus permette al partito di monopolizzare il potere politico, ma la nostra ricerca indica anche che mitiga molti dei rischi economici che catturano spesso i titoli dei giornali, come i timori per l’instabilità finanziaria. 

Molti commentatori che seguiamo riconoscono l’importanza economica della Cina, mentre altri mettono in dubbio l’accuratezza dei dati economici ufficiali del paese. Data la centralizzazione del potere politico e la probabile difficoltà che ne deriva per le istituzioni statistiche a produrre dati esenti da influenze politiche, l’affidabilità delle informazioni sembra essere un problema importante, e innumerevoli prove avvalorano il nostro scetticismo. I dati relativi alla produzione economica regionale e nazionale risultano storicamente discordanti. Secondo un’analisi dell’agenzia di stampa Reuters sui numeri del PIL riportati dalle 31 province della Cina, nel 2018 la somma dei PIL regionali superava di 170 miliardi di euro il PIL nazionale, una differenza più o meno equivalente al PIL della Nuova Zelanda.[v] I rapporti dei funzionari locali che non riportano fedelmente i dati economici sono all’ordine del giorno e costringono Pechino ad assumere provvedimenti contro la falsificazione delle cifre.[vi] In alcuni casi i funzionari governativi sono persino intervenuti direttamente nel tentativo di controllare le informazioni. Nel 2018, l’Ufficio Nazionale di Statistica ha sollecitato la provincia del Guangdong, un polo dell’export, affinché sospendesse la pubblicazione di un rapporto mensile sulla produzione a causa dei “rilevamenti illeciti”.[vii]

Secondo Fisher Investments Italia, mettere in discussione l’accuratezza dei dati è una prassi corretta e opportuna per qualsiasi paese. Anche nei paesi sviluppati, abbiamo scoperto, per molto tempo le statistiche ufficiali hanno riscontrato difficoltà nel rilevare l’attività riguardante i fornitori di servizi, i lavoratori autonomi e il settore informale (generalmente costituito da transazioni in contanti tra individui, che spesso includono il lavoro domestico e simili). I problemi di trasparenza della Cina, riportati diffusamente, aggiungono un monito particolare, ma non pensiamo che determino per gli investitori la necessità di ignorare i dati ufficiali del paese. Molti analisti finanziari monitorano e agiscono sulla base di questi numeri. Di conseguenza, riteniamo rilevante per i mercati il modo in cui si rapportano alle aspettative. La maggior parte degli osservatori che seguiamo ritiene che i problemi insorgano nel processo di adeguamento all’inflazione, quindi pensiamo che guardando ai dati nominali (cioè non corretti per l’inflazione) si possano cogliere alcuni elementi che potrebbero sfuggire al quadro generale. Inoltre, le cifre ufficiali della Cina non sono l’unica fonte di informazione per gli investitori. Le principali aziende mondiali fanno affari con la Cina, riferiscono con regolarità i risultati alle assemblee e pubblicano relazioni trimestrali, indicando il trend generale della crescita se non la sua esatta direzione. Possiamo anche conoscere l’andamento delle esportazioni cinesi attraverso i rapporti commerciali di altri paesi.

In termini di struttura del mercato azionario, le società della Cina continentale prevedono tre classi di azioni: le azioni A, principalmente negoziate sulle borse nazionali cinesi, ad esempio Shenzhen e Shanghai; le azioni B, negoziate sulle borse nazionali in valuta estera e meno comuni; infine, le azioni H, negoziate sulle borse di Hong Kong. Fatta eccezione per un paio di programmi ristretti che offrono un accesso limitato alle azioni A, storicamente gli investitori non cinesi accedono ai mercati finanziari del paese attraverso le azioni H. Tuttavia, la Cina ha iniziato ad aprire i suoi mercati interni agli investitori esteri. Nel 2018, il fornitore di indici azionari MSCI ha incluso le azioni A nel suo indice dei Mercati Emergenti (anche se con una ponderazione relativamente modesta, destinata a crescere se la Cina consentirà un maggiore accesso agli stranieri).[viii]

Considerata l’ampiezza dell’economia cinese, secondo Fisher Investments Italia, molti investitori trovano sorprendente che MSCI consideri la Cina un “mercato emergente”. Questa denominazione deriva, tuttavia, dai criteri di catalogazione dei mercati azionari utilizzati dal fornitore dell’indice e non dalle dimensioni e dal peso economico del paese. I paesi classificati come Mercati Emergenti non sono in genere progrediti dal punto di vista economico, né i loro mercati aperti agli investitori stranieri, quanto in mercati sviluppati come gli Stati Uniti, l’Europa occidentale e il Giappone. La ricerca di Fisher Investments Italia mostra che anche le istituzioni politiche tendono ad essere più fragili nei Mercati Emergenti, poiché lo stato di diritto e il rispetto della proprietà sono più incerti, il processo legislativo ― e l’applicazione delle leggi ― possono essere arbitrari e meno trasparenti rispetto ai mercati sviluppati. Anche gli organi di stampa possono essere controllati dallo Stato, limitando ulteriormente la trasparenza. In Cina si ritrovano alcuni tratti dei mercati emergenti. I mercati cinesi non sono molto aperti agli investimenti esteri, in parte a causa dei controlli più rigorosi sui capitali. Inoltre, il PCC ha una lunga tradizione di interventi nel settore privato e di applicazione di principi discrezionali nel distinguere aziende vincenti e perdenti.

La Cina è un ingranaggio essenziale dell’economia globale e crediamo che gli investitori non possano ignorare questo suo ruolo. Secondo Fisher Investments Italia, tuttavia, investire in azioni cinesi significa adottare un approccio selettivo. Investimenti settoriali possono avere un senso in un portafoglio diversificato a livello internazionale (ad esempio, quando le azioni tecnologiche tendono a primeggiare in una fase di quotazioni azionarie di crescita generalizzata, è ipotizzabile esporsi alle società cinesi del settore tecnologico e assimilabili), anche se gli investitori non devono dimenticare il minor grado di sviluppo dei mercati finanziari del Sol levante rispetto a quelli delle nazioni occidentali.

 

Fisher Investments Italia è la denominazione commerciale utilizzata dalla succursale di Fisher Investments Ireland Limited operante in Italia (“Fisher Investments Italia”). Fisher Investments Italia è iscritta con il n° 182 nell'“Elenco delle Imprese di Investimento autorizzate in altri Stati UE con succursale in Italia”, tenuto dalla Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (“Consob”), e al Registro delle Imprese di Parma (numero di iscrizione e codice fiscale: 97838750152; partita IVA: 02903080345; numero REA: PR-276048).

 

Il presente documento contiene le opinioni generali di Fisher Investments Italia e Fisher Investments Europe e non deve essere considerato alla stregua di una consulenza personalizzata in materia di investimento o di natura fiscale, né tantomeno come un riflesso delle performance dei clienti. Non è possibile garantire che Fisher Investments Italia o Fisher Investments Europe manterrà queste opinioni, che potrebbero cambiare in qualsiasi momento in base a nuove informazioni, analisi o riconsiderazioni. Nulla nel presente deve essere inteso come una raccomandazione o una previsione delle condizioni di mercato. Al contrario, è da intendersi come l’illustrazione di una tesi. Le condizioni di mercato attuali e quelle future potrebbero presentare numerose differenze rispetto a quelle qui illustrate. Inoltre, non si forniscono garanzie in merito all'accuratezza delle ipotesi formulate negli esempi qui presenti. L’investimento nei mercati finanziari comporta il rischio di perdita e non è possibile garantire il rimborso totale o parziale del capitale investito. Le performance passate non sono una garanzia né un indicatore affidabile di performance future. Il valore degli investimenti e i relativi rendimenti sono soggetti alle fluttuazioni dei mercati finanziari mondiali e dei tassi di cambio internazionali.

 



[i] Fonte: Banca mondiale, dati all’11/11/2020.

[ii] Fonte: FactSet, all’11/12/2020.

[iii] Ibid.

[iv] Fonte: FactSet, al 15/12/2020.

[v] “China to Issue Unified Local, National GDP Numbers Amid Data Skepticism”, Staff, Reuters, 13/11/2019.

[vi] Ibid.

[vii] “China’s Manufacturing Powerhouse Guangdong Suspends PMI Data Release as Numbers Slide”, Staff, Reuters, 18/12/2018.

[viii] “The World Comes to China”, Chin Ping Chia, MSCI, 23/5/2018.


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