Saccheria F.lli Franceschetti, la tecnologia negli imballaggi per l’industria

I top manager Luigi e Luisa Franceschetti ci raccontano le prospettive di un leader in un settore molto versatile.



FTA Online News, 12 Gen 2023 - 16:33

“Saccheria F.lli Franceschetti è stata fondata da mio nonno nel 1939, quando recuperava e commercializzava i sacchi di juta impiegati in agricoltura. Da allora è cambiato tutto, il mercato, i prodotti, i canali di vendita. 
Oggi siamo un gruppo che commercializza imballaggi per molteplici usi industriali e non solo. I prodotti sono soprattutto in rafia di polipropilene che garantisce la solidità strutturale necessaria ai numerosi impieghi, dalla chimica (per esempio polveri impiegate in ambito medicinale, ma anche componenti delle tinte per capelli), all’edilizia, all’alimentare, all’agricoltura, al trasporto postale, alla gestione dei rifiuti. Operiamo con circa 10 mila clienti in 25 settori e siamo quindi molto differenziati su questo fronte. 
A monte ci approvvigioniamo con diversi fornitori, soprattutto indiani, ma abbiamo deciso di mantenere una produzione in Italia (copre circa il 20% del fatturato), per difendere delle competenze sempre più rare e monitorare la qualità e i processi adeguatamente. Questo ci permette anche di rispondere in tempi molto rapidi a esigenze specifiche dei clienti con prodotti personalizzati e a più alto margine. 
Abbiamo una capacità produttiva interna di circa 1.500 pezzi al giorno, ma il nostro magazzino, uno degli asset più importanti che abbiamo, permette uno stoccaggio fino a 500 mila pezzi”. 
Luigi Franceschetti, presidente del gruppo Saccheria F.lli Franceschetti, ha compiuto diverse esperienze manageriali fuori dalla società di famiglia, come la cugina e amministratrice delegata Luisa Franceschetti, prima di prendere le redini del gruppo tra il 2014 e il 2015.

Quali sono stati gli interventi principali della vostra gestione? Il gruppo in questi ultimi anni è cambiato molto…

“Abbiamo deciso di portare nella società tanta tecnologia, di innovare processi e sistemi profondamente. Abbiamo creato la piattaforma ELI WMS, sviluppata ad hoc per ottimizzare e integrare la nostra logistica con il software gestionale. L’azione sull’organizzazione - prima tradizionale - del nostro gruppo è stata decisa e ampia. 
Già dal 2014, per esempio, abbiamo spostato tutto sul cloud, con il quale abbiamo iniziato a gestire in tempo reale tutti i processi, a partire dalla logistica di magazzino, ma non solo. Questo ha creato efficienze importanti e ci ha permesso di strutturarci ulteriormente per la crescita. 
Abbiamo introdotto l’e-commerce con un sistema automatizzato e scalabile che ci permette di chiudere il ciclo dell’ordine automatizzando la chiusura contabile e permettendo al cliente di ottimizzare la propria esperienza senza generare impegni eccessivi sul backoffice”.

“L’e-commerce è stato un importante traguardo che liberato ulteriori leve di valore – aggiunge Luisa Franceschetti – Gli ordini online nel 2021 sono cresciuti del 30% rispetto al 2020 e, anche se il canale principale rimane quello di vendita diretta tramite i nostri 25 agenti, il canale di vendita su internet ci consente di accumulare e valorizzare dati sui nostri clienti e la domanda. 
L’analisi di questi risultati ci permette di sviluppare modelli predittivi e ottimizzare l’approvvigionamento e la produzione. Il front-office virtuale crea insomma valore strategico e ottimizza quei processi integrati che abbiamo sviluppato in-house con una struttura consolidata. 
La società Saccheria conta 33 dipendenti, di cui una ventina di operai, ma il management presidia tutte le funzioni principali, dalle vendite, alla produzione, alla finanza, agli acquisti, ai sistemi ERP e Google Workspace che per noi sono basilari, anche perché l’IT, come detto, è strategico nella gestione del magazzino con sistemi di etichettatura a barre o in QR code che gestiamo totalmente in cloud. 
Con la tecnologia in definitiva abbiamo liberato valore ed efficienza”.



Come mai la decisione di quotarsi a Piazza Affari nel dicembre 2022? Cosa farete dei 2 milioni di euro circa raccolti (assumendo il futuro esercizio della greenshoe)? È stato difficile apprendere il linguaggio dei mercati?

“Abbiamo progettato la quotazione già nel primo trimestre di quest’anno – spiega Luigi Franceschetti - e poi abbiamo deciso di procedere, nonostante le incertezze dei mercati causate dalla guerra e da altri fattori. L’obiettivo è soprattutto la crescita e il consolidamento. 
Siamo già leader in Italia per fatturato nel nostro settore, ma vogliamo espanderci ancora e svilupparci anche all’estero dove già facciamo un decimo circa del fatturato, ma confidiamo di potere sfruttare i vantaggi competitivi e tecnologici conquistati in questi anni. 
Puntiamo infatti ad acquisizioni di società da 5-6 milioni di euro di giro d’affari per accrescere ulteriormente la nostra massa critica. 
Il nostro settore, quello del FIBC (Flexible Intermediate Bulk Container) cresce in media del 7-9% l’anno, ma noi abbiamo registrato nel 2021 un balzo di ricavi delle vendite e delle prestazioni del 12,9% a 19,29 milioni di euro e soltanto nella prima metà di quest’anno abbiamo fatturato 12,6 milioni di euro (+31,7%). Siamo quindi convinti della solidità del nostro business e delle prospettive di crescita. 
La quotazione ci dona inoltre lo standing di una società quotata e quindi autorevolezza verso tutti gli stakeholder e attrattività nei confronti di quelle competenze che vogliamo integrare nel gruppo. Al mercato abbiamo fornito tutte le garanzie del caso, da una clausola di lock-up a 36 mesi a un’operazione tutta in aumento di capitale”. 

Come vedete il prossimo futuro?

“Siamo ottimisti. La nostra crescita continua e il nostro business è scalabile in Italia e all’estero. Le nostre soluzioni inoltre sono adattabili a una varietà ampia di settori e questo ci rassicura sulla gestione del rischio. Studiamo poi nuovi prodotti e servizi. 
Per esempio le fashion bag che riusano la raffia e commercializziamo dei cappotti per pallet che consentono alle società di reimpiegare la protezione dei loro prodotti durante il trasporto almeno 100 volte, costano di più della plastica usa e getta spesso usata oggi, ma c’è un guadagno ambientale ed economico importante nel medio e lungo periodo. 
In questo senso puntiamo a una sostenibilità che ci inserisce nei grandi megatrend del nostro periodo. I nostri prodotti sono solidi e testati, possono quindi essere riusati in un’ottica di ottimizzazione delle risorse e di investimento a lungo termine. 
Un intervento normativo che incoraggiasse queste buone pratiche potrebbe ridurre di molto l’impatto delle filiere. D’altronde la domanda si sta evolvendo in questa direzione, come al supermercato, dove buste più durevoli consentono il riuso numerose volte risparmiando l’energia e i costi della produzione o del riciclo degli shopper una tantum”.


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