Oltre il 60% dei fondi pensione italiani adotta l’investimento sostenibile

Forum per la Finanza Sostenibile, 21 Dic 2020 - 10:30

La finanza sostenibile è sempre più diffusa tra gli operatori previdenziali italiani. A fare il punto della situazione è stata la sesta edizione della ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con Mefop e MondoInstitutional e pubblicata a novembre del 2020 durante la Settimana SRI. L'indagine è stata realizzata con il sostegno di ENPACL, HDI Assicurazioni, Sella SGR e Vigeo Eiris. Come per l’edizione 2019, il campione di riferimento era composto da 115 piani appartenenti alle diverse forme previdenziali (casse di previdenza; fondi pensione aperti, negoziali e preesistenti; piani individuali pensionistici), per un totale di masse in gestione di oltre €236 miliardi.

 

Le domande del questionario facevano riferimento al ruolo del Consiglio di Amministrazione nell’adozione di politiche di investimento sostenibile e responsabile (SRI), alle strategie SRI utilizzate nelle diverse asset class e alla divulgazione di informazioni in merito alla politica SRI. Al questionario hanno risposto 85 piani su 115 (corrispondenti al 74% del campione); tra i principali risultati emersi, vi è l’aumento dei piani che integrano criteri ESG (Environmental, Social and Governance) nella gestione patrimoniale. Infatti, oltre il 60% dei piani, in termini assoluti 53 su 85, ha dichiarato di applicare strategie di investimento sostenibile (nel 2019 erano 42). Inoltre, 21 piani che attualmente non applicano politiche SRI hanno dichiarato di aver avviato valutazioni in merito.

 

Le strategie SRI più adottate dagli investitori previdenziali si confermano: esclusioni, best in class e impact investing; risulta, invece, poco diffuso l’engagement anche se il recepimento della Direttiva Shareholder Rights II potrebbe imprimere un’accelerazione nell’avvio di iniziative di dialogo con le imprese investite e nell’esercizio del diritto di voto.

 

Per quanto riguarda le motivazioni che spingono all’adozione di una politica SRI, nella maggior parte dei casi emerge la volontà di contribuire alla creazione di un futuro più sostenibile, in linea con i risultati del 2019, e di gestire in modo più efficace i rischi finanziari. Quest’ultimo dato evidenzia come si stiano progressivamente superando i pregiudizi storicamente associati all’investimento sostenibile; in effetti, tra le motivazioni per la mancata adozione di strategie SRI non figurano né la maggior rischiosità, né l’inferiore redditività degli investimenti, bensì l’assenza di una tassonomia comune (le istituzioni europee stanno intervenendo proprio su questo aspetto) e la difficoltà nel reperire informazioni sugli investimenti sostenibili. Le opportunità sono invece individuate in: buoni profili rischio/rendimento dei prodotti SRI; mitigazione del rischio in portafoglio e possibilità di coniugare l’impatto socio-ambientale con un congruo ritorno economico.

 

Nonostante i dati incoraggianti, permangono alcune sfide, riguardanti in particolare il tasso di copertura delle strategie SRI: se infatti la ricerca evidenzia un miglioramento in termini assoluti rispetto ai dati del 2019 (i piani che estendono la politica SRI a oltre il 75% del patrimonio sono passati da 23 a 25), occorre sottolineare che 6 dei 13 piani che hanno da poco introdotto strategie di investimento sostenibile le hanno applicate a una quota ridotta degli asset gestiti (0-25%).

 

In ogni caso, l’indagine conferma la crescente consapevolezza degli operatori previdenziali italiani rispetto alla rilevanza dell’investimento sostenibile e responsabile: l’evoluzione nel quadro normativo europeo non mancherà di imprimere un ulteriore impulso verso l’adozione delle strategie SRI.

 

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