La flessibilità piace, ma non si applica
Tutti la sostengono, pochi la mettono in pratica
FTAOnline, Milano, 22 Giu 2012 - 15:04
Sembra che la flessibilità del lavoro sia l'unica via di uscita dalla crisi. Sembra, perché se a le analisi sugli effetti positivi della flessibilità si sprecano, nella realtà dei fatti poche aziende sembrano propense ad adottare strategie organizzative che ne facilitino la diffusione.
Secondo un'indagine realizzata dalla Microsoft, i Paesi più favorevoli alla flessibilità sono Germania, Regno Unito e Norvegia, mentre Belgio, Portogallo e Italia sullo specifico tema hanno ancora parecchi passi da compiere.
Il paradosso della flessibilità
Un'indagine Microsoft ha coinvolto un campione di responsabili aziendali provenienti da 15 nazioni europee, sondando la propensione circa l'adozione di strategie aziendali improntante alla flessibilità. Sorprendenti i risultati: nonostante i principi della flessibilità piacciano a tutte le aziende, sono poche quelle che la mettono in pratica.
Tra le aziende che hanno preso parte alla ricerca ci sono anche quelle italiane. Riguardo il nostro Paese, i risultati attestano che il 64% delle imprese è convinto dell’importanza del lavoro flessibile quale condizione per attrarre e fidelizzare i migliori talenti e che, addirittura nel 71% nei casi, una maggiore flessibilità porti a un aumento di quasi il 50% della produttività dei dipendenti.
Grande apertura dunque da parte delle aziende, che nel 68% dei casi dichiarano di consentire il lavoro flessibile e per circa il 71% affermano di disporre nella propria organizzazione di politiche e linee guida specifiche.
Ma, a sentire la voce dei dipendenti, la realtà sarebbe diversa. Prendendo parte all'indagine svolta dalla Microsoft, solo il 49% dei lavoratori sostiene di avere l’opportunità di lavorare in maniera flessibile e meno di un terzo, il 26%, dice di ricevere dal proprio datore di lavoro linee guida.
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