2011 anno del rilancio dell’occupazione?
Unioncamere e Ministero del Lavoro prospettano una crescita delle assunzioni rispetto al quarto trimestre 2010.
FTAOnline News Milano, 23 Mar 2011 - 15:54
Unioncamere e Ministero del Lavoro sondano i programmi di assunzione delle imprese italiane, ponendo particolare attenzione su quelli che sono i piani delle aziende con meno di 250 dipendenti. Dall’indagine trapela un cauto ottimismo riguardo l’anno in corso: l’occupazione dovrebbe crescere rispetto al quarto trimestre 2010. Le prospettive migliori le ha chi è in possesso di una laurea o di un diploma, anche se molte delle assunzioni previste continuano a essere a termine.
Previste quasi 100.000 assunzioni di cui il 54% nel Centro Nord
Dopo anni di crisi, tornano a crescere le prospettive di occupazione – soprattutto per quanto riguarda il segmento delle PMI. Le rilevazioni di Unioncamere e del Ministero del Lavoro (condotte su aziende con meno di 250 dipendenti) stimano che il primo trimestre 2011 abbia visto 99mila assunzioni nelle piccole e medie imprese (nel 54% deci casi nel Centro Nord).
Secondo le previsioni, migliorano le opportunità di trovare un lavoro per chi è laureato o in possesso di un diploma, con il 53,2% delle imprese intenzionate a offrire delle opportunità di lavoro.
Le imprese si dimostrano di nuovo disponibili ad assumere giovani in uscita dal sistema formativo: tra le nuove assunzioni, il 54,3% potrebbero interessare proprio giovani freschi di studio. A venire ricercati dalle aziende non saranno solo diplomati e laureati, ma anche operai specializzati.
Tra le imprese, cauto ottimismo
I segnali positivi ci sono, ma molte aziende si approcciano all’ipotetica ripresa con cauto ottimismo. In molti casi, infatti, il livello occupazionale rimane sostanzialmente invariato rispetto a un anno fa, soprattutto nei settori delle Costruzioni e nel Manifatturiero.
Secondo il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, persiste un disallineamento tra le richieste del mercato e le competenze disponibili dei lavoratori; la crescita, perciò, sarebbe frenata anche dalla scarsa disponibilità da parte di alcuni lavoratori a svolgere determinate mansioni.
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