Morningstar - La corsa verso l’obiettivo Zero Emissioni (Net Zero)

Per prosperare in un contesto caratterizzato da rischi fisici e dalla transizione verso un'economia low carbon,le aziende dovranno adattarsi e sostenere i loro investitori, sottolineando sia ai rischi che le opportunità legate al clima.



Morningstar, 19 Ott 2022 - 10:10

Data l'urgenza di ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GHG), le aziende che operano in settori legati ai combustibili fossili o con attività ad alte emissioni di carbonio sono sotto pressione. I governi, la società civile e il settore privato si stanno mobilitando tassando le emissioni di carbonio, incentivando le energie rinnovabili e persino disinvestendo dai combustibili fossili, nel tentativo di ridurre le emissioni prima che sia troppo tardi.

Ad accelerare le azioni coordinate in tal senso è la Conferenza annuale delle Parti (COP) delle Nazioni Unite, che da quasi tre decenni riunisce oltre 200 Paesi partecipanti a questi vertici sul clima globale.

La COP 21, tenutasi a Parigi nel 2015, è stata particolarmente importante, perché per la prima volta tutti i Paesi presenti hanno concordato all'unanimità di ridurre il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali (con l'obiettivo di raggiungere 1,5°C), e di raccogliere i capitali necessari per farlo attraverso gli impegni del cosiddetto Accordo di Parigi. In base all'accordo, i Paesi sono tenuti a definire le modalità secondo le quali intendono ridurre le emissioni – dette Nationally Determined Contributions (NDCs) — che saranno riviste e aggiornate ogni cinque anni, in modo che riflettano la massima ambizione possibile in ogni momento. Questa stima costituisce la base di un calendario globale di decarbonizzazione: obiettivo Net Zero entro il 2050.

Una delle maggiori sfide per l'attuazione degli impegni nazionali di riduzione delle emissioni è il raggiungimento dell'allineamento tra le amministrazioni subnazionali, la società civile, le imprese e, soprattutto, la finanza.

Nel 2020, la United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) ha lanciato la campagna “UN Race to Zero“, per mobilitare attori diversi dai governi nazionali e incentivarli a prendere impegni per l’azzeramento delle emissioni nette - lavorando con amministrazioni municipali, regioni, imprese ed istituzioni finanziarie e del settore dell’istruzione - dato che il loro ruolo nel raggiungimento delle emissioni zero è sempre più cruciale.

Più recentemente, nel periodo precedente e successivo alla COP 26, tenutasi a Glasgow, nel Regno Unito, all'inizio di novembre del 2021, siamo stati testimoni di un'accelerazione del numero di impegni per l’obiettivo zero emissioni.

Descritta come "la migliore e ultima possibilità per il pianeta di tenere sotto controllo i cambiamenti climatici ormai fuori controllo", la Conferenza si è conclusa con la riaffermazione dell'Accordo di Parigi e con una serie di ulteriori impegni finalizzati a ridurre le emissioni, perché un numero più grande di Paesi, amministrazioni municipali e imprese si è reso conto della realtà e delle conseguenze dell'inazione.

La corsa verso l’Obiettivo Zero è ben avviata. Ma mentre ci dirigiamo verso un'economia a basse emissioni di carbonio, con la minaccia sempre presente di un cambiamento climatico irreversibile che incombe, cosa significa tutto questo per gli investitori di oggi?

Questo contributo è un estratto della più ampia guida Morningstar “Rispondere alla crisi climatica: Sostenere gli investitori tra rischi e opportunità”, qualora vi interessasse riceverne una copia non esitate a mettervi in contatto con erika.fiameni@morningstar.com o scaricare una copia dal sito Morningstar.

Segnaliamo inoltre che Morningstar dispone di un'ampia gamma di soluzioni, ricerche e rating per aiutare i professionisti in questo periodo di transizione, con un’ulteriore accelerazione garantita dall'acquisizione di Sustainalytics, il più grande fornitore indipendente di ricerche e rating ESG. Gli sforzi di innovazione di prodotto di Morningstar Sustainalytics si sono infatti concentrati sui temi climatici con il lancio quest’anno di un nuovo prodotto per la valutazione dell’esposizione ai Physical Risks legati al cambiamento climatico e all’imminente introduzione di un nuovo Low Carbon Transition Rating per valutare l’esposizione ai rischi legati alla transizione a un’economia a basse emissioni.

Insieme, Morningstar e Sustainalytics sono leader nel panorama globale degli investimenti sostenibili, con una copertura ESG di più di 85.000 fondi e 13.000 società.

 

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