L'informativa a carattere non finanziario

Quadro regolamentare attuale e prospettive future in materia di non-financial disclosure

Intervenendo sulla direttiva Accounting (Direttiva 2013/34/EU), la Non-Financial Reporting Directive (Direttiva 2014/95/EU, “NFRD”) ha introdotto il requisito per alcune società di grandi dimensioni di includere nella relazione sulla gestione una dichiarazione di carattere non finanziario.

In particolare, le società rientranti nell’ambito di applicazione della NFRD, sono le imprese di grandi dimensioni che costituiscono enti di interesse pubblico e che, alla data di chiusura del bilancio, presentano un numero di dipendenti occupati in media durante l'esercizio pari a 500.

L’oggetto della relazione ai sensi della direttiva è circoscritto, al momento, a quattro tematiche principali, e cioè:

  • Impatti ambientali;
  • Problematiche di tipo sociale e riguardanti i dipendenti;
  • Rispetto dei diritti umani;
  • Corruzione e riciclaggio.

La disclosure richiesta alle società in questi quattro ambiti riguarda, in particolare: il modello di business adottato, le policy adottate in materia (tra cui anche i modelli di due diligence), i risultati di queste, i profili di gestione del rischio, e gli Indicatori Essenziali di Prestazione rilevanti per il tipo di business.

Allo stato attuale la NFRD non prevede un obbligo di conformarsi ad un reporting standard particolare, e non contempla un’elencazione dettagliata dei requisiti di disclosure, nella forma, ad esempio, di una lista di indicatori da fornire a seconda del settore.

L’informativa richiesta si limita, infatti, a quanto necessario “alla comprensione dell'andamento dell'impresa, dei suoi risultati, della sua situazione e dell'impatto della sua attività”, conseguendone che le società sono tenute a pubblicare informazioni inerenti sia l’impatto delle tematiche sostenibili sulla società, che l’impatto di questa sull’ambiente, secondo un principio di cd. doppia materialità.    
Le società saranno dunque libere di conformarsi a qualunque standard ritengano adeguato alla propria attività (ad esempio il TCFT, lo standard UN Global Compact, le linee guida OCSE per le imprese multinazionali, lo standard ISO 2600, ecc.)

La direttiva è stata successivamente integrata dalla Commissione la quale nel 2017, ha pubblicato degli orientamenti non vincolanti per le società in materia di informativa non finanziaria. Successivamente, nel 2019, la Commissione è intervenuta nuovamente con specifico riferimento all’informativa sugli impatti climatici, all’interno del Sustainable Finance Action Plan, integrando le suggestioni della task-force sulla disclosure finanziaria relativa agli aspetti climatici. 

Con comunicazione dell’11 dicembre 2019, la Commissione si è da ultimo impegnata ad una revisione della NFRD nel 2020, come parte del progetto per rafforzare la finanza sostenibile. La direttiva è stata dunque messa in pubblica consultazione il 20 febbraio 2020, e sarà modificata di conseguenza nei mesi a venire.

Con riferimento all’ordinamento italiano, la NFRD è stata recepita con il decreto legislativo 30 dicembre 2016, n. 254, entrato in vigore il 25 gennaio 2017 e le cui disposizioni si applicano a partire dal 1° gennaio 2017.

Il decreto, all’interno del quale sono enumerati con un maggiore grado di dettaglio rispetto alla direttiva i contenuti minimi della disclosure, prevede la possibilità che anche tutte le altre imprese non sottoposte all’obbligo possano presentare una dichiarazione di carattere non finanziario in forma volontaria sugli ambiti indicati, prevedendo per le PMI forme semplificate.

Glossario

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