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Capital Group: in che modo il calo demografico potrebbe mettere in crisi l'economia globale - PAROLA AL MERCATO

di Jared Franz* (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 14 apr - La Cina e' entrata di recente a far parte della lunga lista di Paesi che nel 2023 hanno registrato un incremento dei decessi rispetto alle nascite, mettendo in evidenza un trend di calo demografico che potrebbe avere ripercussioni negative sull'economia globale. I cambiamenti demografici hanno implicazioni importanti. Le Nazioni Unite prevedono che il mondo raggiungera' il picco demografico intorno al 2086, tuttavia riteniamo che si tratti di un dato ottimistico. Una delle ragioni e' che in alcuni Paesi il fenomeno del "baby bust" dell'era pandemica potrebbe aver aggravato il declino e il problema sembra essere persistente. Anche in alcuni Stati dell'Africa e dell'America Latina, dove i tassi di natalita' sono storicamente elevati, il numero di nuovi nati e' sceso vicino al tasso di sostituzione di 2,1 figli per donna. Sulla base di queste tendenze, la popolazione mondiale potrebbe raggiungere il suo massimo intorno al 2050.

Superare il punto di non ritorno demografico Ma cosa comporta per la societa' un pianeta con un numero inferiore di persone? E' una situazione che il mondo moderno non ha mai affrontato, quindi attraverseremmo il Rubicone demografico. I dati sulla demografia influenzano gli acquisti e il potenziale di guadagno di un'azienda. Per gli economisti, contribuisce a definire la politica monetaria e, in ultima analisi, il benessere di ogni generazione successiva.

Riteniamo che i Paesi vadano analizzati singolarmente, in quanto presentano molte idiosincrasie, sia culturali che politiche. Negli Stati Uniti, le tendenze demografiche sono favorevoli alla crescita rispetto alle economie sviluppate, anche se il tasso di natalita' e' sceso rapidamente dagli anni Sessanta fino all'1,7% di oggi. Questa cifra puo' essere bassa ma e' superiore a quella dell'Europa, del Giappone e di altre economie sviluppate. A nostro avviso, il declino demografico degli Stati Uniti sara' meno grave, in parte perche' le politiche di immigrazione sono piu' liberali. I dati mostrano che gli immigrati tendono ad avere piu' figli.

Il Giappone e' probabilmente l'esempio piu' studiato di societa' in contrazione. Il Paese ha registrato un calo della popolazione per diversi decenni e la sua esperienza dimostra quanto rapidamente questo fenomeno possa degenerare. Nel 2008 il Giappone contava 20.000 persone in meno, mentre nel 2023 il numero e' cresciuto a 831.872. Il primo ministro Fumio Kishida ha definito questa tendenza "la crisi piu' grave che il nostro Paese si trova ad affrontare".

Il decremento della popolazione cinese e' appena iniziato, ma sospettiamo che si trovera' ad affrontare sfide non dissimili da quelle del Giappone. Il modo in cui il governo cinese rispondera', in termini di stimoli economici e aspettative di produttivita', sara' un fattore importante. Per certi versi, la Cina potrebbe essere piu' vulnerabile, poiche' il suo sviluppo economico e' a un livello molto inferiore rispetto a quello del Giappone quando la sua popolazione ha iniziato a diminuire. La Cina ha posto fine alla politica del figlio unico nel 2016 e da allora ha introdotto incentivi finanziari per le coppie che hanno piu' figli, ma finora non ha portato risultati.

A nostro avviso non e' impossibile invertire le tendenze demografiche, ma molti Paesi nordici hanno provato, senza successo, ad arginare la marea demografica in discesa. Hanno messo in atto molteplici piani, da incentivi finanziari a programmi di assistenza all'infanzia, che hanno pero' a stento spostato l'ago della bilancia. A fronte del calo demografico della Cina, i Paesi che dipendono da essa per gli scambi commerciali, come l'Australia e i Paesi del Sud-est asiatico, potrebbero registrare una crescita economica piu' lenta. Tuttavia, non mancano le opportunita', poiche' molti di questi mercati emergenti hanno una situazione demografica migliore e potrebbero offrire incentivi per riportare in patria le catene di approvvigionamento.

Il calo della popolazione e' un fattore negativo per la crescita Gli economisti sono attenti alla demografia per una ragione.

In parole semplici, il tasso di crescita economica di lungo periodo di un Paese dipende in larga misura dalla crescita della popolazione, oltre che dalla produttivita', che misura l'efficienza dei lavoratori. Ovvero, se la popolazione di un Paese cresce del 2% e la sua produttivita' dell'1% circa, il prodotto interno lordo si aggira intorno al 3%. Una crescita sostenuta si traduce in un aumento del reddito pro capite, un indicatore importante della salute complessiva di un'economia. Nelle generazioni passate, il reddito e' cresciuto nella maggior parte del mondo, cosi' come la qualita' della vita. L'ovvia conseguenza del declino demografico e' la diminuzione della forza lavoro a seguito del pensionamento di un maggior numero di persone. Tale situazione puo' causare uno squilibrio, in quanto le entrate fiscali del governo diminuiscono e le spese per i pensionati aumentano. Quando cio' accade, i giovani tendono a lasciare il Paese o la societa', esacerbando ulteriormente il problema.

*Economista di Capital Group.

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(RADIOCOR) 14-04-24 11:01:10 (0192) 5 NNNN

 


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