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Vertice Ue: svolta su vigilanza mercati dei capitali, passo per forzare l'integrazione -3-

Michel, convergenza mirata condizioni business imprese (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 18 apr - Sul commercio, altra questione spinosa sulla quale si sono confrontati i due classici fronti, uno piu' 'difensivo' l'altro piu' attento al mantenimento del carattere aperto degli scambi globali (i paesi del Nord Europa innanzitutto), si e' trovato un equilibrio ribadendo che va sostenuto il ruolo centrale del Wto nel sistema multilaterale basato su regole e che va perseguita una politica 'ambiziosa, solida, aperta e sostenibile che consenta accordi commerciali equi, apra i mercati dei paesi terzi alle imprese della Ue e difenda gli interessi dell'Unione, consenta lo sviluppo di catene di approvvigionamento resilienti e affidabili, garantisca condizioni di reale parita' e crei un accesso reciproco al mercato opportunita''. Affermazioni che tutti condividono.

La questione spinosissima della tassazione e' stata al centro di molta tensione. La formulazione concordata che guidera' il lavoro della Commissione e' sufficientemente generica: parlare di 'convergenza mirata dei sistemi societari ben progettati per gli operatori e i meccanismi dei mercati dei capitali' significa anche - per alcuni soprattutto - parlare di fiscalita'. Macron ha indicato che sarebbero coinvolti fondi di investimento e certe operazioni di mercato. Il diavolo come sempre sta nei dettagli. Il presidente del Consiglio europeo Michel ha sintetizzato cosi' la 'linea' Ue: si tratta di realizzare 'una convergenza mirata delle condizioni di business delle imprese'.

Si e' constatato chiara mente che discutere di mercato interno da riformare e di competitivita' non e' una discussione teorica, sui massimi sistemi, ma tocca nervi scoperti e interessi veri dei diversi paesi. D'altra parte se l'unione del mercato dei capitali non e' decollata e se ne lamenta l'assenza (a detrimento del flusso di capitali di investimento all'economia reale europea) non e' davvero un caso. Si sono confrontate al Consiglio europeo le due linee classiche: quella piu' 'regolazionista' che ritiene decisivo seguire il modello della unificazione delle regole e della vigilanza delle banche sotto l'egida della Bce per le banche sistemiche e rilevanti (dalla Francia all'Italia alla Spagna) e quella che non ritiene necessari strappi regolatori sull'unione del mercato dei capitali. Importante la posizione della Germania, ora spostata piu' verso l'unificazione della vigilanza nonostante i mal di pancia dei liberali tedeschi.

Mentre sulla vigilanza la svolta appare precisa, sulla questione fiscale si procedera' - se poi si procedera' - con i passi felpati.

Il premier lussemburghese Luc Frieden aveva indicato subito che intervenire sui mercati dei capitali europei e' necessario ma per evitare regolamentazioni eccessive e una centralizzazione (della supervisione) eccessiva. Meglio un 'approccio pragmatico'. Stessa linea l'Irlanda: la supervisione centralizzata 'non e' nell' interesse di tutti gli stati membri e certamente non dei piu' piccoli', ha indicato primo ministro irlandese Simon Harris. Il quale ha aggiunto: 'Non auspichiamo alcuna armonizzazione relativamente alle leggi sull'imposta sulle societa''. Si teme che dalla centralizzazione possano avere benefici solo le grandi piazze finanziarie (dei grandi paesi) e si teme anche di perdere le rendite di posizione dei propri mercati (il Lussemburgo e' il caso classico).

La premier estone Kaya Kallas se l'e' presa con l'armonizzazione fiscale evocata dalle conclusioni proposte da Michel e con la corsa agli aiuti di stato di cui possono avvantaggiarsi solo alcuni: 'Sono del parere che la corsa alle sovvenzioni tra paesi sia dannosa per la competitivita' poiche' non affrontiamo veramente i problemi reali che abbiamo. Alla fine anche i paesi ricchi finiranno i soldi dei contribuenti per i sussidi. Sull'armonizzazione fiscale siamo contrari. Essendo un piccolo paese, non abbiamo molti vantaggi competitivi e cio' di cui disponiamo e' un sistema fiscale molto competitivo. Quindi, per favore, non portarcelo via ', ha detto ai giornalisti. Una fonte diplomatica del Nord Europa ha spiegato che nelle conclusioni proposte da Michel che indicavano esplicitamente la prospettiva dell'armonizzazione fiscale per le imprese al fine di favorire l'investimento azionario, 'ci sono troppe cose francesi, crediamo nel mercato non nel dirigismo'. Svezia e Finlandia hanno scritto in un documento che 'il punto di partenza per rafforzare il mercato unico e' la crescita della produttiva oraria del lavoro spinta dall'innovazione visto che la crescita media Ue e' piu' debole da trent'anni rispetto alle altre grandi economie'. Che il primo comito e' 'rispettare le regole attuali mercato unico' perche' 'si eccelle nel violarle' e che per mobilitare il capitale privato 'molto lavoro va fatto a livello nazionale creando migliori incentivi anche fiscali'.

Sulla tassazione delle imprese Macron ha parlato di 'incomprensioni chiarite'. Si vedra' piu' avanti quanto.

Antonio Pollio Salimbeni - Aps

(RADIOCOR) 18-04-24 20:07:13 (0780) 5 NNNN

 


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