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Unimpresa: il 15% della popolazione a rischio poverta', 8 mln italiani in disagio sociale -2-

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 28 apr - Secondo il rapporto del Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati Istat, l'area di disagio sociale corrisponde al 14,4% della popolazione: si tratta di 8,5 milioni di persone sul totale di 59,1 milioni di cittadini italiani. Il fenomeno osservato da Unimpresa riguarda principalmente i disoccupati e i working poor ovvero lavoratori precari o sottopagati: in particolare, questo bacino, negli ultimi anni, ha alimentato la fetta di poveri assoluti: infatti, se i poveri, a partire dal 2005, sono piu' che raddoppiati, salendo da 2,4 milioni a 5,6 milioni, i "working poor" sono passati, negli ultimi anni, da 10,4 milioni a 8,5 milioni: un "saldo" negativo di 2,2 milioni che va letto come un passaggio da un'area a rischio alla poverta' assoluta. 'Mentre vanno definiti sostegni, misure emergenziali e misure per il reinserimento a livello occupazionale per i poveri, e' dunque indispensabile evitare che la situazione degli occupati in difficolta' peggiori ancora di piu'' spiega Longobardi. I lavoratori a rischio poverta', a fine 2023, erano 8,5 milioni, in leggero calo 28mila unita' rispetto all'anno precedente (-0,3%). I disoccupati, tra il 2022 e il 2023, sono rimasti sostanzialmente stabili, con una lieve variazione negativa: sono passati da 2 milioni e 27 mila a 1 milione e 947mila, in diminuzione di circa 80mila unita' (-3,9%). Tra i disoccupati, gli ex occupati sono passati da 1 milione e 129mila a 1milione e 55mila, in calo di circa 74mila unita' (-6,6%); gli ex inattivi sono arrivati a quota 390mila in discesa di circa 3mila unita' (-0,8%); coloro che sono senza esperienza di lavoro, infine, sono calati di 3mila unita' (-0,6%), passando da 505mila a 502mila. Quanto ai 'working poor' (precari e sottopagati), questa categoria e' passata da 6 milioni e 551mila soggetti a 6 milioni e 603mila soggetti, con una crescita di 52mila unita' (+0,8%). Tra gli occupati instabili o a basso reddito, i lavoratori con contratto a termine part time sono passati da 867mila a 920mila, in aumento di 53mila unita' (+6,1%); gli addetti con contratto a termine e a tempo pieno sono calati, invece di 93mila (-4,4%) da 2 milioni e 114mila a 2 milioni e 21mila; i lavoratori con contratto a tempo indeterminato part time involontario rappresentano un'altra fascia cresciuta, con un aumento di 17mila unita' (+0,6%) da 2 milioni e 638mila a 2 milioni e 655mila; i lavoratori con contratti di collaborazione sono aumentati di circa 2mila unita' (+0,8%) da 248mila a 250mila; gli autonomi part time, infine, sono cresciuti di 73mila unita' (+10,7%) da 684mila a 757mila.

'Quello dei poveri e' un vero e proprio dramma e chi, come me, ogni giorno trascorre del tempo tra le persone, nei negozi e nei mercati si rende conto delle difficolta' delle persone. Chi ha impresa e da' lavoro: crea dignita' ed e' proprio questo aspetto che sta venendo a mancare. La perdita di lavoro o una retribuzione da fame rappresentano un elemento di vergogna per molti, in tanti hanno timore di chiedere un aiuto economico. Dobbiamo combattere proprio questo e il governo, se davvero vuole mantenere le promesse fatte fin qui, deve creare le condizioni per far lavorare al meglio le imprese. Noi non crediamo nei sussidi a tempo indeterminato e siamo convinti che i posti di lavoro possano nascere solo dalle imprese, adeguatamente sostenute in termini normativi e in termini fiscali' aggiunge il presidente onorario di Unimpresa.

com-Ale

(RADIOCOR) 28-04-24 10:40:51 (0153) 5 NNNN

 


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