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Mercati: Francia vuole accelerare su integrazione Ue, 4 proposte per sbloccare il risparmio -2-

Prodotto di risparmio comune, interessata anche l'Italia (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 25 apr - Parigi, 25 apr - Nel rapporto viene ribadito che 'ne' i bilanci pubblici ne' i bilanci bancari potranno finanziare lo sforzo di investimento' se non in parte e in ogni lo stesso canale bancario 'dominante in Europa, tende a ridursi di fronte a crescenti vincoli di capitale'. Le proposte ricalcano o si intrecciano ad altre circolate negli ultimi mesi.

PRODOTTO RISPARMIO UE - E' la prima tappa indispensabile per aumentare i flussi verso i mercati europei contrastando il fenomeno per cui l'Europa esporta il proprio risparmio attraverso l'acquisizione di titoli di debito esteri e importa finanziamenti in fondi propri necessari alle imprese.

In sostanza, 'il resto del mondo capta la creazione di valore realizzato dalle imprese europee'. Questo 'difetto' e' dovuto al fatto che prodotti di risparmio e il loro quadro fiscale troppo spesso scoraggia gli investimenti a lungo termine. I prodotti offerti ai risparmiatori sono troppo spesso liquidi e garantiti, il che limita necessariamente la quota di attivi in circolazione che puo' essere destinata ad asset a lungo termine, piu' rischiosi ma piu' redditizi. I depositi bancari garantiti e liquidi, i conti di risparmio e i fondi di assicurazione sulla vita rappresentano il 47% degli investimenti finanziari delle famiglie europee. In diversi paesi esistono prodotti a lungo termine (Per e Pea in Francia, Bertiebsrente in Germania, fondi pensione in Olanda, Pir in Italia, Isk in Svezia), ma non sono sufficientemente diffusi nella Ue. Indica il rapporto francese: 'Il fallimento del prodotto paneuropeo di risparmio pensionistico individuale (Pepp), la proliferazione dei prodotti esistenti e la specificita' dei quadri nazionali richiedono di favorire un approccio decentralizzato, basato su un'etichetta.

Spetterebbe a ciascuno stato volontario creare un nuovo prodotto o adattare i prodotti esistenti mettendo a disposizione dei risparmiatori nazionali un prodotto etichettato'.

L'etichetta Ue dovrebbe avere sei caratteristiche: lungo orizzonte di investimento con possibilita' di sblocco limitate al pensionamento e ad alcuni eventi importanti della vita; esposizione al rischio senza garanzia permanente del capitale; impostazione predefinita per garantire guadagni a lungo termine; ruolo chiave affidato al datore di lavoro (autosottoscrizione e coinvestimento); un regime fiscale attraente legittimato da uno spostamento degli investimenti verso asset europei (80% o piu'). Si ipotizza che se ampiamente diffusi i prodotti 'etichettati' potrebbero consentire circa 200 miliardi di euro di investimenti a lungo termine all'anno.

Il ministro Le Maire ha proposto di avanzare un confronto a livello tecnico e politico con diversi paesi tra cui l'Italia per predisporre le condizioni del lancio di un prodotto di risparmio comune, lavoro che, indicano fonti di Bercy, e' in corso.

CARTOLARIZZAZIONE - Si tratta di rilanciane il mercato per sostenere la capacita' di prestito delle banche. Come le obbligazioni garantite, la cartolarizzazione puo' svolgere una funzione di rifinanziamento, ma a differenza dei bond garantiti puo' svolgere anche una funzione di deconsolidamento del rischio, che consente di aumentare il volume dei prestiti a capitale costante. Nella Ue c'e' consenso sufficiente per procedere in tale direzione.

Tuttavia e' un fatto che sebbene i tassi di fallimento nella Ue dopo la crisi americana del 2008 (da li' nasce lo stigma per tale mercato) sia rimasti a un livello molto basso, il mercato delle cartolarizzazioni e' crollato in Europa in particolare nel segmento delle emissioni pubbliche e fisiche.

Tra il 2007 e il 2022, il volume totale delle emissioni annuali di attivita' cartolarizzate e' passato da 407 miliardi di euro a 157 miliardi di euro, con un calo del 61%.

Soprattutto, la quota di queste emissioni collocate sul mercato e' scesa ancora piu' rapidamente (-80%), segno del prosciugamento della liquidita'.

Per gli esperti francesi tale declino dipende in larga misura dal quadro normativo e prudenziale 'molto piu' restrittivo rispetto ad altre giurisdizioni', a parte il fatto che l'abbondante liquidita' offerta dalle banche centrali nel corso degli anni potrebbe aver certamente ridotto la necessita' di ricorrere alla cartolarizzazione.

Bene bandire pratiche potenzialmente dannose (ricartolarizzazione, cartolarizzazione senza trasferimento dell'obbligo di mantenimento del rischio al suo gestore in particolare), ma ha mantenuto una forte penalizzazione prudenziale, calibrata su pratiche non piu' in uso.

Antonio Pollio Salimbeni - Aps

(RADIOCOR) 25-04-24 10:00:05 (0241) 5 NNNN

 


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