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Eurogruppo: nuovo confronto su integrazione mercati capitali, ma non ci saranno novita' - FOCUS -2-

La posizione di Federazione bancaria Ue, Efama e associazione Borse valori (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 9 mag - La forma concreta per attrarre capitali europei per investimento e risparmio e' un aspetto centrale della partita dell'unione del mercato dei capitali. Non l'unico. E' uno dei tanti tasselli che compongono un 'puzzle' complesso nella fase in cui la Ue scopre un deficit importante nella capacita' del mercato (dei mercati che restano nonostante tutto assai frammentati a causa delle barriere nazionali) di alimentare l'economia facendo leva sui fondi privati disponibili per l'investimento e sulla capacita' di risparmio delle famiglie (35 mila miliardi di euro nel 2022, oltre il doppio del pil Ue). I Ventisette hanno elencato le necessita': oltre al quadro comune per l'insolvenza delle imprese, alla 'convergenza' dei sistemi aziendali (ci si riferisce al regime fiscale senza nominarlo per non dispiacere gli oppositori dell'armonizzazione) e al prodotto di risparmio/investimento comune si tratta del rilancio delle cartolarizzazioni, di passi verso una supervisione sulla scia del modello imposto per le banche, delle condizioni piu' favorevoli per finanziamento delle imprese e di uscita, della riduzione degli oneri di 'reporting' finanziario. Ora tocca ai ministri del tesoro lavorare.

Sono indicazioni in linea con quanto concordato dall'Eurogruppo qualche mese fa. I ministri finanziari centrano l'attenzione anche sull'ulteriore convergenza e armonizzazione dei requisiti di quotazione tra le borse europee per garantire costi inferiori e un facile accesso per rendere piu' attraenti i finanziamenti azionari e obbligazionari anche per pmi; sugli ostacoli che ostacolano fusioni e acquisizioni o altre forme di integrazione delle infrastrutture di mercato, comprese le borse; sul finanziamento azionario attraverso sistemi nazionali di tassazione delle societa' ben progettati per garantire che le imprese europee abbiano accesso a fonti di finanziamento diversificate; sulla riduzione della cosiddetta distorsione del debito attraverso i rispettivi sistemi fiscali nazionali per cui il debito e' trattato in modo piu' favorevole dal punto di vista fiscale rispetto al capitale e, di conseguenza, le imprese europee dipendono molto piu' dai prestiti bancari quando finanziano nuovi investimenti.

Il tentativo e', soprattutto dopo la Brexit (o, meglio, coerentemente approfittandone), far compiere al mercato finanziario europeo un salto di qualita' contrastando la 'fuga' dei capitali dall'Europa alla ricerca di piazzamenti piu' attraenti negli Usa (300 miliardi l'anno). Ma anche la 'fuga' di imprese europee che cercano a Wall Street canali di finanziamento piu' ampi. Recentemente, l'ad di TotalEnergies ha annunciato che la societa' sta valutando la possibilita' di spostare la quotazione principale del gruppo dalla Borsa di Parigi a New York. Il ministro Le Maire ha dichiarato: 'Sono qui per garantire che cio' non accada, perche' penso che sia una decisione seria, e' nell'interesse supremo della nazione mantenere la sede centrale della Total in Francia e la quotazione principale della Total in Francia? Si', quindi lottero' per questo'.

Nei giorni scorsi la Federazione bancaria europea, l'European Fund and Asset Management Association e la Federazione delle Borse valori europee hanno esposto in un rapporto la loro valutazione dello stato delle cose concludendo che 'l'Europa non sta sfruttando al massimo il potenziale della propria infrastruttura dei mercati dei capitali; ha 'pool' di capitale complessivi piu' piccoli rispetto agli Stati Uniti, con pensioni, assicurazioni e asset familiari che ammontano a sei volte il pil negli Stati Uniti, rispetto a solo due o tre volte il pil nelle principali economie europee come Francia, Germania e Spagna; investe molto meno di tali asset attraverso i suoi mercati dei capitali, direttamente o indirettamente, con il risultato che i mercati dei capitali sono cinque volte il pilL negli Stati Uniti, rispetto a una o due volte il pil nelle stesse grandi economie europee'. Cio' e' dovuto principalmente ai sistemi pensionistici legali che non investono nei mercati dei capitali, alla maggiore avversione al rischio degli investitori al dettaglio e alla mancanza di incentivi adeguati.

Dal rapporto emerge che molte aziende europee sono incentivate a trasferirsi all'estero quando decidono di quotarsi in borsa perche' le condizioni di quotazione e il potenziale di crescita sono considerati piu' favorevoli dato il quadro normativo meno frammentato e alle valutazioni piu' elevate grazie a maggiori 'pool' di capitale disponibile.

Antonio Pollio Salimbeni - Aps

(RADIOCOR) 09-05-24 12:29:56 (0325) 5 NNNN

 


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