Destinazione TFR sui Fondi Pensione

Cosa sono i Fondi Pensione? Destinare il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) verso un Fondo Pensione cosa comporta? scopri tutte le caratteristiche e i vantaggi.



FTA Online News, Milano, 16 Feb 2007 - 11:15

Come già detto, entro il 30 giugno i lavoratori dipendenti –circa un Italiano su cinque- devono decidere cosa fare del proprio Tfr, cioè devono scegliere se tenersi la vecchia liquidazione o destinare il Tfr futuro a un fondo pensione.

Un fondo pensione è una forma di risparmio collettivo gestito professionalmente, esattamente come i fondi comuni tradizionali; la grossa differenza rispetto a questi è tuttavia la finalità esplicita e statutaria che tali strumenti si prefiggono. Lo scopo dei fondi pensione è quella di realizzare una forma di previdenza per l'erogazione di trattamenti pensionistici complementari rispetto al sistema obbligatorio pubblico, secondo criteri di corrispettività. In sintesi, i Fondi Pensione gestiscono le posizioni previdenziali dei singoli iscritti sulla base dei versamenti dei lavoratori stessi (e nel caso dei lavoratori dipendenti anche delle imprese per le quali lavorano) con l’obiettivo di garantire una rendita aggiuntiva ed integrativa rispetto alla pensione versata dagli istituti di previdenza pubblici quali l’INPS.

Tali strumenti di gestione del risparmio sono istituiti e regolamentati dal decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124 e successive modificazioni ed integrazioni. In particolare, i fondi pensione aperti sono disciplinati dall'articolo 9 del decreto.

Il legislatore italiano si è reso conto del fatto che il sistema attuale di previdenza obbligatoria non è più sostenibile e nei prossimi anni i pensionati saranno di più rispetto ai lavoratori in attività, con ovvie ripercussioni sui contributi che questi ultimi dovranno versare per mantenere lo status quo raggiunto dal sistema pensionistico attuale.

Considerato che non si potrà aumentare l'importo dei contributi pensionistici all'infinito, fatalmente le riforme pensionistiche che saranno attuate nel prossimo futuro, come già in parte fatto nel ‘95, andranno a ridurre le prestazioni a coloro che devono ancora andare in pensione. Diviene quindi indispensabile che i cittadini affianchino la base pensionistica di Stato con una integrazione collettiva fatta con i fondi pensione.

Il finanziamento dei fondi pensione grava sugli aderenti e, nei casi di cui all'art.8, comma 1, dei D.Lgs. 124/93, anche sul datore di lavoro.

L'ammontare delle prestazioni previdenziali sarà in funzione dei contributi versati, mediante una gestione finanziaria a capitalizzazione degli stessi versati dagli aderenti al fondo.

In buona sostanza il fondo riceve e investe i contributi versati da ogni aderente e restituisce a ciascuno, al momento della pensione, una prestazione in funzione di quanto ha versato e del risultato ottenuto tramite gli investimenti realizzati con i versamenti. Il legislatore prevede che al momento di andare in pensione il lavoratore riceverà il 50% dell’importo maturato immediatamente ed il resto del capitale sotto forma di rendita.

Si può effettuare una distinzione tra Fondi Chiusi e Fondi Aperti. I primi sono creati esplicitamente a seguito di  accordi e contratti collettivi di lavoro sia nazionali che aziendali; in tal caso spesso si parla di “fondi di categoria”. I secondi, invece, sono istituiti direttamente dalle Banche, dalle Sim, e dalle Assicurazioni. Sono definiti “aperti” perché ogni lavoratore vi può accedere liberamente.

Possono aderire ai fondi pensione

  • I lavoratori dipendenti
  • I lavoratori autonomi
  • I liberi professionisti
  • I soci lavoratori di cooperative

Sono invece esclusi gli studenti, le casalinghe, i pensionati ed i disoccupati.

I disoccupati in cassa integrazione ed i lavoratori in mobilità possono invece accedervi.

Il controllo sui fondi pensione è affidato all’ISVAP, alla Consob ed alla Banca d’Italia.


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