Volcker-Rule

Norma che limita l’attività speculativa delle banche



FTA Online News, Milano, 14 Feb 2014 - 09:49

La Volcker-rule, dal nome del suo ideatore l’economista statunitense Paul Adolph Volcker, ex presidente della Federal Reserve, è un insieme di norme articolate nella più ampia riforma denominata "Dodd-Frank Wall Street Reform and Consumer Protection Act", approvata dal Congresso americano nel 2012 ed entrata in vigore nel luglio 2012. La nuova legge negli Usa sarà totalmente operativa non prima del luglio 2015, anche se la Fed si riserva la possibilità di farla slittare alla fine del 2017.

La norma limita l’attività speculativa delle banche, che non possono investire i propri capitali in Borsa, come strumenti derivati e partecipazioni in hedge funds al di sopra del 3%. La Volcker rule separa le attività di "commercial" da quelle di "investment" banking e ha lo scopo di tutelare i risparmiatori da attività troppo speculative ed evitare nuovi crack finanziari, rendendo più stabile il sistema creditizio. Lo stesso sistema è presente anche nel Regno Unito e prende il nome di Vickers reform.

Anche la Commissione Europea sta provando ad allinearsi alle modalità di Londra e Washington, ma resta da fare ancora molto lavoro. Secondo il "Financial Times" che ha avuto la possibilità di leggere la bozza dell’Europe set to soften bank split reforms, Bruxelles lascerebbe molta più libertà d’azione alle singole autorità nazionali nello scegliere il grado di separazione tra le due attività. La preoccupazione principale, se non unica, sembra quella della "stabilità" delle banche, curandosi di non togliere fonti preziose per gli utili degli istituti di credito. Passa in secondo piano la tutela del consumatore e questo perché la legislazione europea prevede la consultazione con "esperti del settore" e la costituzione di "working groups" a cui in genere partecipano però solo esponenti dell’industria. Due supervisori bancari determineranno quali attività possano creare rischi sistemici, per le quali dovranno essere adottate le relative procedure di separazione dal resto dell’attività bancaria.

La banche a stelle e strisce non hanno apprezzato l’introduzione della Volcker Rule. La Zions Bancorporation, istituto di credito con sede nello Utah, ha stimato ad esempio una perdita da 387 milioni di dollari legata alle svalutazioni e alle cessioni dei Cdo, derivati troppi rischiosi, così come impone la nuova regola. Un valore che supera gli utili della banca stessa. L’American Bankers Association ha presentato il primo ricorso formale contro la norma, rea di non aver considerato i costi e stimato in 600 milioni le perdite che potrebbero subire molti istituti ci credito, soprattutto locali. Anche Standard & Poor’s ha elaborato una stima delle perdite, affermando che le otto principali banche statunitensi potrebbero essere costrette a rinunciare a profitti lordi per circa 10 miliardi.

A rischiare sono anche Morgan Stanley e Goldman Sachs, le banche d’investimento sopravvissute alla crisi del 2008. Al momento godono dell’assicurazione governativa sui depositi e sono dunque soggette alla Volcker rule, anzi, sono fra le banche più esposte, perché dal "market making" deriva circa il 30% delle loro entrate, più o meno 44 miliardi.

 


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