La Teoria di Rogoff e Reinhart

Le crisi sono spesso identiche alle precedenti e spesso finiscono col produrre gli stessi effetti



FTA Online News, Milano, 22 Mar 2013 - 17:09

Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff hanno definito la crisi globale che stiamo vivendo dal 2008 come la Seconda Grande Contrazione, seconda per dimensioni solo alla Grande Depressione del 1929. Diversamente da altre crisi del passato anche recente, che erano limitate ad un singolo Paese o ad una circoscritta area geografica, questa che stiamo vivendo evidenzia il comportamento analogo degli indicatori economici sia dei singoli paesi che degli aggregati mondiali. 

Il titolo del libro che racchiude la loro teoria, “Questa volta è diverso”, si riferisce ironicamente all’idea largamente diffusa alla metà degli anni 2000 che la grande moderazione e il progresso della scienza macroeconomica rendessero del tutto improbabile una nuova crisi. L’opinione prevalente fra gli economisti, i banchieri centrali e gli operatori era, appunto, che “questa volta” il mondo fosse diverso.

Invece, secondo Reinhart e Rogoff non solo le crisi sono spesso identiche alle precedenti, per cause scatenanti e sviluppo temporale, ma finisco col produrre gli stessi effetti.

Le crisi finanziarie ricorrono nella Storia in tempi e luoghi diversi: i due economisti della Harvard University hanno esaminato in modo sistematico numerosi esempi tratti dalla storia finanziaria degli ultimi otto secoli, individuando alcune caratteristiche comuni, sia nella genesi, sia nel modo in cui esse si dispiegano. Dal loro studio si evince che, in generale, nel decennio che precede una crisi, i livelli di debito e la leva finanziaria aumentano in modo inconsulto spingendo al rialzo i prezzi degli asset per un lungo periodo. L’euforia si manifesta in un ottundimento della percezione del rischio, che induce il gregge degli investitori a impieghi con alto grado di leva fra debito e capitale, nell’illusione di poter ottenere rendimenti sempre più elevati; fino a quando la bolla speculativa non si sgonfia. Le crisi si manifestano in una brusca caduta dei prezzi degli strumenti finanziari. Di conseguenza si riduce la liquidità, mentre il credito improvvisamente si contrae per mancanza di fiducia: i bilanci delle banche, dopo essersi gonfiati nel periodo di euforia, subiscono una forte contrazione. L’illiquidità di alcuni intermediari può trasformarsi in insolvenza, con effetti di contagio sui mercati finanziari. Le crisi finanziarie solitamente segnano una svolta del ciclo economico e deprimono l’attività, sia attraverso una caduta di prezzi delle attività reali sottostanti a quelle finanziarie (spesso gli immobili residenziali), sia attraverso la contrazione del credito.

Reinhart e Rogoff (2009) hanno enucleato quattro indicatori per individuare l’esistenza di una crisi finanziaria:

  1. La riduzione dei prezzi medi dei beni (deflazione);
  2. L’incremento del grado di indebitamento (pubblico e privato);
  3. Ampi o crescenti disavanzi nelle partite correnti nella bilancia dei pagamenti;
  4. Il rallentamento del tasso di crescita del PIL.

Sulla scorta di cinque gravi crisi finanziarie verificatesi recentemente in paesi industrializzati, la durata delle conseguenze negative della crisi finanziaria è mediamente di:

  1. cinque anni per la disoccupazione;
  2. sei anni per il mercato immobiliare;
  3. due anni per il prodotto interno lordo

Reinhard e Rogoff rimangono scettici sulla possibilità di eliminare le crisi economiche dal futuro dell’umanità. Ritengono però che qualcosa possa essere fatto per mitigarle e che lo studio della storia sia una delle strade obbligate per raggiungere l’obiettivo. E’ necessario, argomentano, tenere costantemente sotto osservazione le variabili macroeconomiche cruciali, quelle relative all’indebitamento pubblico e privato e quelle relative ai prezzi degli immobili e dei titoli finanziari. Ma questo monitoraggio ha bisogno di punti di riferimento se si devono costruire adeguati campanelli di allarme che suonino prima che sia troppo tardi. Solo l’analisi di queste variabili in occasione di crisi precedenti può aiutare a mettere a punto i campanelli.


Borsa Italiana non ha responsabilità per il contenuto del sito a cui sta per accedere e non ha responsabilità per le informazioni contenute.

Accedendo a questo link, Borsa Italiana non intende sollecitare acquisti o offerte in alcun paese da parte di nessuno.


Sarai automaticamente diretto al link in cinque secondi.