Sharing Economy: cos'è, esempi e sfide

Approfondisci cosa si intende per "Sharing Economy" e come nasce. Consulta gli esempi e le sfide dell'economia collaborativa.



FTA Online News, Milano, 06 Apr 2022 - 12:00

La crisi economica e i nuovi spazi sociali creati dalla diffusione capillare di Internet hanno messo in discussione la validità di alcuni modelli di business tradizionali e favorito lo sviluppo di strutture economiche fondate sulla condivisione. Si sono così imposti nuovi modelli di consumo che hanno affiancato e spesso messo in crisi modelli economici tradizionali. Nuove opportunità di crescita, occupazione e imprenditorialità sono state fondate su uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Alla base dei nuovi modelli un approccio basato sulla partecipazione attiva dei cittadini e sulla costruzione di comunità resilienti, ovvero in grado di sviluppare azioni intenzionali volte a rafforzare la capacità personale e collettiva dei propri membri e delle proprie istituzioni per influenzare il corso di un cambiamento sociale ed economico.

L’economia collaborativa, la cosiddetta sharing economy, si propone come un nuovo modello economico e culturale capace di promuovere forme di consumo consapevole che prediligono la razionalizzazione delle risorse basandosi sull’utilizzo e sullo scambio di beni e servizi piuttosto che sul loro acquisto, dunque sull’accesso piuttosto che sul possesso.

È un modello economico basato su pratiche di scambio e condivisione di beni e/o servizi. Il modello trova già da tempo applicazione nei sistemi prodotti-servizi, nei mercati di redistribuzione e negli stili di vita collaborativi. Gli ambiti ed esempi di applicazione si sono però moltiplicati negli anni e la mappa concettuale della sharing economy si è frammentata e articolata.

Il termine "sharing economy" viene fatto risalire al 1978 e in particolare all’articolo "Community Structure and Collaborative Consumption: A routine activity approach" di Marcus Felson e Joe. L. Spaeth pubblicato nel American Behavioral Scientist.
Forme di condivisione economica sono sempre esistite, ma la diffusione capillare delle nuove piattaforme tecnologiche ha rivoluzionato lo scenario e reso possibile la condivisione di beni e servizi tra le persone a livelli prima inconcepibili.

 

Esempi di sharing economy

C’è chi include tra i primi esempi di sharing economy il sito di aste online eBay fondato nel 1995, ma l’esempio più tipico e diffuso è quello della “sharing mobility”, ossia di servizi come il car sharing, il bike sharing o la micro-mobilità condivisa (i monopattini elettrici). Un simbolo della sharing economy è senza dubbio blablacar, fondata in Francia nel 2006 e divenuta rapidamente un fenomeno globale di car pooling, ossia di uso condiviso di automobili private.

Altro esempio universale di sharing economy è Airbnb, un portale mondiale per l’ospitalità condivisa e gli affitti brevi fondato nel 2007 da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczy.

L’idea di base è sempre quella di restituire valore a prodotti e servizi altrimenti “sprecati” promuovendo condivisione sociale (comunità) ed efficienza. Condividere le spese di un viaggio permette di muovere meno veicoli (con evidenti benefici ambientali e sociali) e valorizzarne i posti vuoti. Al tempo stesso l’impiego di appartamenti vuoti per gli affitti brevi consente di promuovere ospitalità diffusa e rigenerazione urbana. In ogni caso un ruolo fondamentale è attribuito alla piattaforma che mette in contatto i membri della comunità e in qualche maniera la “fonda”.

Gli esempi e le applicazioni dei principi della sharing economy si sono però tanto moltiplicati negli anni da sfuggire a ogni tentativo di catalogazione sistematica completa.

Dai citati esempi di mobilità ed ospitalità condivisa si potrebbe facilmente passare ai progetti di coworking, che mettono a fattor comune degli spazi di lavoro e spesso avviano un percorso di condivisione e contaminazione delle conoscenze e delle esperienze lavorative. Dalla più antica formula di scambio, il baratto, la ridistribuzione e ottimizzazione di beni e servizi trova con le nuove tecnologie nuove dimensioni. Un altro esempio tipico è quello delle banche del tempo, libere associazioni tra persone che si auto-organizzano e si scambiano tempo per aiutarsi nelle piccole necessità quotidiane.

 

Sfide della sharing economy

Da un punto di vista sociale l’aspetto innovativo della sharing economy risiede nel fatto che in teoria permette di svincolare la valorizzazione del lavoro individuale dai concetti tradizionali di margine di profitto e utile. L’uomo potrebbe valorizzare il proprio tempo al di là di schemi fissi e prestabiliti di lavoro, considerando la collaborazione una dimensione naturale. Negli ultimi anni però sono emerse anche diverse criticità, come nel caso della “GIG economy”, la cosiddetta “economia dei lavoretti”, che ha imposto un dibattito sulle condizioni di lavoro imposte da aziende di e-commerce e food delivery a rider ed autisti.
Alle nuove forme di economia si associano spesso nuovi problemi di regolamentazione collegati alla definizione dello status giuridico e delle tutele del lavoratore. Al legislatore si impone la sfida di garantire a consumatori e lavoratori, entro i nuovi paradigmi, equità e trasparenza (anche in termini di regole e di fiscalità) su aspetti come la sicurezza, la salute, la privacy, la trasparenza delle condizioni alla base di servizi o beni utilizzati.

 


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