Cos'è l'Economia Sostenibile

Approfondisci il significato di Economia Sostenibile e su quali principi si basa. Scopri anche cosa si intende per Finanza Sostenibile e cosa prevede la legge italiana in merito.



FTA Online News, Milano, 21 Giu 2022 - 09:30
Con il termine economia sostenibile ci si riferisce ad un tipo di economia incentrata sul concetto più ampio di sviluppo sostenibile.
Questo modello economico richiede uno sviluppo basato su un impiego razionale delle risorse naturali in modo da poterne permettere l’utilizzo anche alle generazioni future. Alle responsabilità ecologiche e generazionali, nel tempo si sono aggiunte nuove e collegate responsabilità sociali che includono obiettivi come il contrasto della povertà e delle disuguaglianze o la promozione di condizioni dignitose di lavoro.
 

Che cos’è lo sviluppo sostenibile?

La prima definizione ufficiale di sviluppo sostenibile è fatta risalire al rapporto Brundtland, un documento rilasciato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo (WCED). dove per la prima volta, viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile.  
“Lo sviluppo sostenibile – dice la definizione poi ripresa dalla Conferenza mondiale sull’ambiente e lo sviluppo dell’Onu – è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. 
Nasce così il modello di una società e di uno sviluppo economico che integrino gli aspetti ambientali, economici e sociali in un’ottica globale di lungo periodo per lo sviluppo di una società più equa, sana e armoniosa per tutti, comprese le future generazioni.
Un altro passaggio fondamentale è stato nel 2015 con l’approvazione da parte delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030, con i suoi 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDG, Sustainable Development Goals), suddivisi in 169 sotto-traguardi associati e da raggiungere, appunto entro il 2030. Si tratta di un riferimento essenziale per il contrasto del cambiamento climatico, della povertà, delle disuguaglianze e per la promozione di società pacifiche e rispettose della dignità e dei diritti umani.
Agli obiettivi posti dall’Onu rimandano – per esempio - la reportistica societaria, i policymaker nazionali e internazionali, i think tank, istituzioni ed enti impegnati in ambito economico e sociale.
Uno dei pilastri di questo nuovo paradigma dello sviluppo sostenibile è l’osservazione della contraddizione tra i limiti oggettivi delle risorse del Pianeta Terra e la volontà di una crescita economica continua e costante basata sui consumi materiali di beni e servizi. All’obiettivo di impiego razionale delle risorse ambientali si sono collegati da subito gli obiettivi di equità e inclusività sociale e di sviluppo armonico dell’economia.

Cosa si intende per Finanza Sostenibile

La GSIA (Global Sustainable Investment Alliance) ha così definito l’ambito finanziario dello sviluppo sostenibile: “La finanza sostenibile è quell’insieme di strategie di investimento che considerano I fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nella composizione e gestione di portafoglio”.
Come lo sviluppo sostenibile, anche la finanza sostenibile ha una lunga storia alle spalle e si confronta in modo nuovo con gli obiettivi e fini del sistema finanziario. Già nel 1928 nacque negli Stati Uniti il Pioneer Fund a vocazione etica e negli anni ’70 fondi religiosi e fondazioni universitarie americane si rifiutavano di investire in imprese coinvolte nello sforzo bellico in Vietnam.
Anche in questo caso l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha avuto un ruolo fondamentale. Nel 2005 infatti il segretario dell’Onu Kofi Annan convocò i maggiori investitori del mondo per elaborare i sei principi di un investimento responsabile.
Il primo principio richiede proprio l’incorporazione delle tematiche ambientali, sociali e di amministrazione nelle analisi e nelle decisioni di investimento. Si tratta del famoso paradigma ESG (Environmental, Social, Governance) che ancora oggi fa da riferimento a tutta l’industria finanziaria globale. Sostanzialmente si chiede al mondo finanziario di investire non solo in un’ottica di rischio/rendimento, ma anche tenendo conto di istanze e limiti collegati al rispetto dell’ambiente, della società e a una corretta amministrazione.
Fra la grande crisi finanziaria del 2008 e la pandemia di Covid-19 i principi della sostenibilità si sono diffusi in maniera sempre più capillare nella reportistica societaria e nel corpus normativo delle maggiori giurisdizioni nazionali e internazionali. La risposta più importante dell’Europa alla pandemia è stato il NextGenerationEU, un patto di responsabilità nei confronti delle future generazioni e della società europea che punta anche a stabilire i megatrend dello sviluppo dei prossimi decenni mentre già l’universo finanziario della sostenibilità raccoglie diverse decine di trilioni di dollari a livello globale.

La legge italiana


Già il D.Lgs. n. 152 del 3/4/2006 sulle “Norme in materia ambientale” (con le successive modifiche) all’art. 3-quater introduce il principio dello sviluppo sostenibile: “Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future”. 
Lo stesso articolo evidenza inoltre la necessità di un equilibrato rapporto, nell’ambito delle risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e quelle da trasmettere.

In Italia il D.Lgs. n. 254 del 30/12/2016 impone la pubblicazione di una dichiarazione di carattere non finanziario (la DNF) a determinati enti o società. In particolare l’articolo 2 del decreto ne definisce l’obbligo per gli enti di interesse pubblico che abbiano avuto in medio durante l’esercizio un numero di dipendenti superiore a 500 e almeno uno dei due seguenti limiti dimensionale:
  1. un totale dello stato patrimoniale di 20 milioni di euro;
  2. un totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni di 40 milioni di euro.
Gli enti di interesse pubblico, definiti dal D.Lgs. del 27/01/2010, n. 39 all’articolo 16 sono: 
  • le società italiane emittenti valori mobiliari ammessi alla negoziazione su mercati regolamentati italiani e dell'Unione europea; 
  • le banche; 
  • le imprese di assicurazione di cui all' articolo 1, comma 1, lettera u), del codice delle assicurazioni private; 
  • le imprese di riassicurazione di cui all' articolo 1, comma 1, lettera cc), del codice delle assicurazioni private, con sede legale in Italia, e le sedi secondarie in Italia delle imprese di riassicurazione extracomunitarie di cui all'articolo 1, comma 1, lettera cc-ter), del codice delle assicurazioni private.
Nel corso dell’ultimo ventennio anche il sistema giuridico italiano si è dotato di principi generali e obiettivi di sviluppo sostenibile che hanno gradualmente assunto un carattere obbligatorio per la redazione della reportistica di società quotate in mercati regolamentati, banche, assicurazioni e compagnie di riassicurazione che superino determinate soglie dimensionali. 
Nel 2022 sono stati inseriti in Costituzione all’ art. 9 i principi della tutela ambientale, della biodiversità e degli ecosistemi anche nell’interesse delle future generazioni. Sull’iniziativa economica privata (art. 41) è stato inoltre posto il divieto di contrasto con l’utilità sociale o di danno a salute, ambiente, sicurezza, libertà e dignità umana. 

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