Debito pubblico e debito privato

I debiti contratti dallo Stato per coprire il fabbisogno pubblico



FTA Online News, Milano, 25 Giu 2010 - 11:25

Il debito è il complesso dei debiti contratti dallo Stato e dagli enti pubblici per coprire il proprio fabbisogno e l’eventuale deficit pubblico.

Il debito pubblico è formato in gran parte dai titoli di Stato emessi dalla Repubblica Italiana: si tratta di quote del debito pubblico che vengono acquistate da privati, imprese, banche o altri stati in cambio di un interesse pagato dallo Stato.
Tipici esempi di titoli del debito pubblico italiano sono i BOT, i BTP e i CCT: alla fine del 2009 i titoli di Stato rappresentano circa l’82% del debito pubblico.

I livelli eccessivi di indebitamento dello Stato in termini eccessivi e in rapporto al Pil pongono l’Italia fra i paesi più indebitati d’Europa e del mondo e costituiscono anche una vera e propria ancora allo sviluppo a causa della necessità di ripagare tra i 60 e i 70 miliardi di euro di interessi ogni anno.

Alla fine del 2009 il debito pubblico italiano ammonta a circa 1.760 miliardi di euro a fronte di un Prodotto interno lordo di circa 1.520 miliardi.
Il rapporto Debito Pubblico/Pil (uno dei criteri di convergenza stabiliti a Maastricht) ammonta dunque a quella data al 115,8 per cento.
In Europa solo la Grecia alla fine dello scorso anno ha un rapporto Debito/Pil su questi livelli.

Cosa impedisce dunque che l’Italia attraversi una crisi grave come quella greca? Proprio la forza del risparmio privato che ha impedito alle banche italiane di attraversare una crisi paragonabile a quella degli altri stati europei e che consente al Bel Paese una maggiore libertà di azione rispetto ad altri stati meno indebitati in proporzione al Pil.

Se, infatti, tra i criteri di sostenibilità dell’economia si considera, oltre al debito pubblico, anche quello privato, l’Italia appare uno dei più stabili paesi del Vecchio Continente.

Il debito aggregato italiano, ossia la somma del debito pubblico e del debito privato, in rapporto al Pil vede l’Italia porsi sui livelli della Francia e dietro soltanto alla Germania in tutta Europa.
Se si considera questo parametro il Bel Paese diventa dunque una delle economie più stabili del Vecchio Continente.

Per questo motivo al vertice di Bruxelles di metà giugno Roma ha minacciato un veto chiedendo un riferimento al debito aggregato nelle linee guida per la valutazione dei criteri collegati al Patto di Stabilità e Crescita Ue.

L’inserimento di un riferimento alla “sostenibilità” del debito è stato interpretato da diversi osservatori come una vittoria della diplomazia tricolore (nel testo del Consiglio europeo si legge “nella sorveglianza delle politiche di bilancio sarà dato un ruolo assai più rilevante ai livelli, all'evoluzione e alla sostenibilità complessiva del debito, come originariamente previsto dal patto di stabilità e crescita”). A riconferma di questa lettura è giunto anche un esplicito riferimento del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy “al debito privato” come uno dei parametri che costituiscono i criteri per valutare l’indebitamento di una nazione.

Di fronte a questo allargamento del concetto di debito alcuni analisti hanno richiamato l’importanza della copertura del fabbisogno pubblico e del servizio del debito come prima istanza di un governo economico attento, tuttavia non sono mancate sottolineature in senso opposto. D’altra parte la peggiore crisi finanziaria dal 1929 a oggi ha avuto la propria origine nel debito privato assai prima che in quello pubblico.

 


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