Tassonomia sociale e CSDD: l’UE si concentra su stakeholder e catena del valore

Il focus del Forum per la Finanza Sostenibile sui provvedimenti normativi e regolatori dell’Unione Europea riguardanti l’industria SRI.



Forum per la Finanza Sostenibile, 18 Mar 2022 - 15:50

L’inizio del 2022 ha riservato importanti novità sul fronte normativo in relazione alla sostenibilità sociale degli investimenti e alla gestione dei rischi sociali e ambientali. Il 23 febbraio 2022 la Commissione Europea ha adottato la proposta di direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale (CSDD). Il 28 febbraio, poi, la Platform on Sustainable Finance, il gruppo di esperti creato dalla Commissione per avere supporto tecnico nell’attività legislativa in materia, ha presentato il report finale sulla tassonomia sociale. Si tratterebbe di un’integrazione alla tassonomia delle attività eco-compatibili, introdotta nell’ordinamento UE nel 2020. CSDD e tassonomia sociale pongono l’accento sulla figura degli stakeholder e adottano un approccio di filiera. Le due iniziative possono essere considerate complementari tra loro: con la tassonomia, infatti, si supportano gli operatori finanziari negli investimenti socialmente sostenibili; con la proposta di direttiva, invece, si preparano le aziende a gestire i rischi legati al fattore sociale e ad attrarre investimenti sostenibili.

La proposta di direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale

La proposta di CSDD ha l’obiettivo di promuovere un comportamento aziendale sostenibile e responsabile lungo tutta la catena del valore, assicurando più certezza del diritto alle imprese e maggiore trasparenza a consumatori e investitori. Secondo il testo, le aziende devono individuare, gestire ed eventualmente porre fine agli effetti negativi delle loro attività sui diritti umani (per es. il lavoro minorile e lo sfruttamento dei lavoratori) e sull'ambiente (come l'inquinamento e la perdita di biodiversità).

La proposta di direttiva si applica a due gruppi di imprese europee: le società con più di 500 dipendenti e più di €150 milioni di fatturato annuale (circa 9.400) e quelle con almeno 250 dipendenti e più di €40 milioni di fatturato annuale operanti in settori ad alto impatto come tessile, agricoltura, ed estrazione di minerali (circa 3.400 imprese). Il testo si applica anche alle aziende extra-europee attive in UE con fatturati allineati alle due soglie sopra citate. Oltre alle operazioni delle società stesse, sono interessate le loro controllate e le loro catene del valore.

Il provvedimento prevede che le aziende integrino la due diligence nelle politiche aziendali e introduce una procedura ad hoc per gli stakeholder per attivare reclami e risarcimenti, anche rispetto alla supply chain. La proposta passa ora allo scrutinio di Parlamento e Consiglio dell’UE: è probabile che le nuove regole non vengano adottate prima della metà del 2023; gli Stati membri avranno poi due anni per il recepimento della direttiva.

Final report sulla tassonomia sociale

Alla fine di febbraio la Platform on Sustainable Finance ha presentato, durante un webinar pubblico, il report finale sulla tassonomia sociale. Il documento aggiorna il rapporto presentato a luglio e poi sottoposto a consultazione, recependo il riscontro degli oltre 260 rispondenti. Viene così tracciata una proposta dettagliata di struttura di tassonomia sociale europea, ispirata all’articolazione della tassonomia delle attività eco-compatibili. Il sistema di classificazione vuole definire obiettivi sociali, individuare le attività che contribuiscono in modo sostanziale al loro raggiungimento e canalizzare investimenti privati verso attività socialmente rilevanti.

I tre macro-obiettivi inseriti nella tassonomia sociale sono stati definiti sulla base degli impatti delle attività economiche sui portatori di interesse lungo l’intera catena del valore: lavoro dignitoso; adeguati standard di vita e benessere di consumatori e utilizzatori di un bene; comunità sostenibili e inclusive. Partendo da questi tre macro-obiettivi, la tassonomia sociale si completa con una serie di altri sotto-obiettivi, al fine di guidare gli investitori nel prendere in considerazione aspetti specifici, come salute e sicurezza, housing, remunerazione dei lavoratori, non discriminazione.

Come per la tassonomia verde, per essere considerata sostenibile dal punto di vista sociale, un’attività deve fornire un contributo sostanziale a uno dei tre obiettivi sopra citati, senza arrecare danni significativi a nessuno degli altri (secondo il principio “do no significant harm”) e rispettando clausole minime di salvaguardia, che saranno definite attraverso un report dedicato. Il contributo sostanziale si può concretizzare in tre modi: attraverso benefici sociali addizionali generati dall'attività stessa; evitando e affrontando gli impatti negativi sugli stakeholder; tramite attività abilitanti, che consentono ad altre attività di portare benefici sociali.

Il report non è vincolante per la Commissione, che potrà decidere se e come procedere. Nel frattempo, la Platform ha invitato gli operatori finanziari a cominciare da subito a servirsi della tassonomia sociale per renderla una prassi di mercato. Sarà importante poi garantirne una piena fruibilità, assicurando il corretto equilibrio tra completezza e obblighi normativi.

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