Finanza sostenibile: prossimi passi, reporting standard e stress test climatico

Il focus del Forum per la Finanza Sostenibile sui provvedimenti normativi dell’Unione Europea riguardanti l’industria SRI



Forum per la Finanza Sostenibile, 28 Set 2023 - 14:52

Nonostante la pausa estiva, nelle ultime settimane le istituzioni europee hanno perseguito nel loro impegno di rafforzare il quadro normativo sulla finanza sostenibile. 

A mettere ordine è stata in primis l’European Securities and Markets Authority (ESMA) che ha pubblicato la timeline aggiornata contenente le tappe normative fondamentali della finanza sostenibile per i prossimi anni. Per quanto riguarda le novità di policy del 2023, dal 3 ottobre si applicheranno le nuove linee guida relative alla Markets in Financial Instruments Directive (MiFID II) sull’adeguatezza e la governance dei prodotti finanziari. Per la fine dell’anno      si attende anche l’approvazione dello European Green Bond Standard. 

A partire dal primo gennaio 2024, le società finanziarie inizieranno a comunicare tutti i Key Performance Indicators (KPIs) relativi all’allineamento alla Tassonomia ai sensi dell’atto delegato che integra l’art. 8 del regolamento stesso. Sempre da questa data, le società attualmente soggette alla Non-Financial Reporting Directive (NFRD) inizieranno a rendicontare secondo la nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

L’anno successivo invece, a partire dal primo gennaio 2025, la CSRD si applicherà a tutte le grandi aziende che non erano soggette alla Non-financial Reporting Directive (NFRD). Nello stesso periodo      dovrebbe essere presentata la proposta di revisione della Sustainable Financial Disclosure Regulation (SFDR). Successivamente, a giugno 2025, si prevede l’adozione degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) - specifici per settore - nell’ambito della CSRD. Dal 2026 la CSRD si applicherà anche a tutte le piccole-medie imprese quotate sui mercati regolamentati e alle istituzioni finanziarie piccole e non complesse, con opzione di      rimandare la prima rendicontazione (opt-out) per due anni. Infine, dal primo gennaio 2028, la CSRD si applicherà a tutte le aziende non UE che intendono fare business nell’UE e che superano specifiche soglie dimensionali.

In tema di reporting, è stato pubblicato l’atto delegato contenente il primo set di ESRS previsti dalla CSRD, con alcune modifiche rispetto al testo posto in consultazione di cui si è parlato nell’approfondimento apparso in questa rubrica a giugno 2023. Come anticipato, tutti gli standard di reporting saranno soggetti ad analisi di materialità da parte dell’azienda, che dovrà valutarne la rilevanza per il proprio business. Ci sono però alcune specifiche ulteriori. Nel caso in cui il cambiamento climatico non venisse ritenuto materiale da un’azienda, quest’ultima dovrà spiegare il perché, includendo un'analisi delle condizioni che potrebbero cambiare l’esito della valutazione in futuro. Inoltre, se i dati richiesti sono rilevanti per altre normative europee (SFDR, Regolamento Benchmark, informativa di III Pilastro) e sono ritenuti non materiali, l’azienda deve dichiararlo esplicitamente. Se ritenuti materiali, invece, dovrà indicare chiaramente dove si trovano all’interno del report di sostenibilità. Infine, la definizione di materialità finanziaria è stata ulteriormente allineata tra EFRAG e International Sustainability Standards Board (ISSB). Queste modifiche puntano a migliorare la trasparenza dell’analisi di materialità e ad aiutare gli investitori a responsabilizzare le società investite. Tuttavia, esse non garantiscono agli operatori finanziari il pieno accesso ai dati. 

Lo European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) ha inoltre pubblicato una dichiarazione congiunta in cui viene confermato l’alto livello di interoperabilità raggiunto tra ESRS e Standard GRI, grazie all’allineamento tra definizioni, concetti e informazioni richieste dai due protocolli.  In questo modo, gli enti che hanno rendicontato sulla base degli Standard GRI saranno ben preparati a divulgare le informazioni anche nell’ambito degli ESRS, evitando una doppia rendicontazione.

A inizio settembre sono stati pubblicati i risultati del secondo stress test climatico della Banca centrale europea (BCE), finalizzato ad analizzare la resilienza di imprese, famiglie e banche in tre scenari di transizione. Il primo scenario prevede una transizione accelerata, con politiche e investimenti green immediati che portano a una riduzione delle emissioni allineata agli obiettivi dell’accordo di Parigi. Nel secondo scenario, la transizione segue il percorso attuale fino a un’accelerazione nel 2026 con conseguente riduzione delle emissioni anch’essa in linea con l’accordo di Parigi. Infine, l’ultimo scenario è caratterizzato da una transizione ritardata che prevede misure limitate a partire dal 2026 senza raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Il primo scenario implicherebbe una riduzione significativa dei costi energetici per imprese e famiglie e minori rischi finanziari nel medio-lungo periodo (aumento del rischio di credito per le banche del 60% entro il 2030 rispetto al 2022). Il secondo scenario comporterebbe invece maggiori costi energetici per le famiglie e minore redditività per le imprese che dovranno fronteggiare elevati rischi climatici e ambientali con un aumento di debito e utili netti in riduzione di circa il doppio della media. Per le banche, il rischio di credito supererebbe il 100% entro il 2030 rispetto al 2022. Emerge dunque la necessità di anticipare e accelerare gli investimenti per la transizione verde e raggiungere la neutralità climatica al 2050.

È stato poi pubblicato il regolamento di esecuzione che regola la fase transitoria per l’applicazione del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), lo strumento utilizzato per tener conto delle emissioni di CO2 importate, prevista tra il primo ottobre 2023 e il 31 dicembre 2025. In questa prima fase, le imprese sono chiamate a presentare una relazione trimestrale contenente informazioni sulle emissioni incorporate nei beni importati relativi ai settori altamente inquinanti (cemento, energia elettrica, concimi, prodotti di ghisa, ferro e acciaio, alluminio e alcune sostanze chimiche). La prima relazione, riguardante il periodo ottobre – dicembre 2023  dovrà essere presentata entro la fine di gennaio 2024.




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