Wiit, il cloud per le imprese a Piazza Affari
Intervista ad Alessandro Cozzi, Presidente e CEO di Wiit.
17 Lug 2017 - 10:48
“Noi ci occupiamo di servizi cloud per le imprese: le nostre infrastrutture ospitano le loro applicazioni e le supportano in aspetti spesso fondamentali del business”. Alla fine degli anni Novanta Alessandro Cozzi ha fondato Wiit avviando il percorso che ha portato la società dell’IT al debutto sull’AIM di Borsa Italiana a inizio giugno del 2017. Del gruppo milanese il manager è ancora oggi Presidente, CEO e socio di riferimento.
Ma come funziona il modello di business di Wiit?
“La grande impresa che produce con fabbriche in tutto il mondo o vende su scala globale ha bisogno di una gamma di servizi IT per coordinare le proprie esigenze interne o interfacciarsi con clienti e fornitori: noi permettiamo loro di farlo. Per le aziende è l’occasione di focalizzare gli investimenti sulle attività core, senza disperdere energia in attività accessorie. Oltretutto una grande azienda per gli stessi servizi offerti da noi spenderebbe comunque di più, poiché Wiit, lavorando per diversi clienti, ottiene delle economie di scala. In particolare la nostra società è specializzata nelle applicazioni ‘business critical’ ossia in quei processi, quei software che sono a contatto con il cuore dell’impresa e spesso devono essere operativi e funzionali 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno”.
Quali sono i vostri asset e come funziona il vostro settore?
“Il primo asset sono le nostre competenze e le certificazioni globali che abbiamo ottenuto. Abbiamo due Data Center d’eccellenza, di cui quello di Milano è certificato Tier IV, massimo riconoscimento a livello mondiale. Ci serviamo, inoltre, di 3 filiali operative in Italia e 2 operations all’estero (Svizzera e Stati Uniti). Il nostro comparto mostra una crescita di oltre il 20% da 5 anni e molti analisti prevedono un’ulteriore accelerazione. Per presidiarlo abbiamo investito in questi anni in competenze e tecnologie sviluppando un profilo competitivo”.
Come si è articolato il vostro approccio al mercato?
“Nel 2012 avevamo bisogno di risorse per promuovere investimenti importanti. Il rapporto con le banche diventava però sempre più difficile, sia perché non riuscivano a comprendere il nostro business e le nostre prospettive, sia perché la forte crisi finanziaria inaridiva i canali istituzionali di finanziamento. Così ho deciso di guardarmi intorno e ho contatto alcuni private equity. Con Orizzonte SGR è nata un’intesa, anche perché parlava già il nostro linguaggio: abbiamo varato un’alleanza con il suo ingresso nel nostro capitale e la sottoscrizione di un primo prestito convertibile (POC). Era il 2013 e quello stesso anno siamo entrati nel programma Elite di Borsa Italiana. Si è rivelata una palestra importante e utile per noi, ci ha permesso di coordinare al meglio la nostra governance, tenendo anche conto del nuovo socio esterno. Abbiamo inoltre raffinato il controllo di gestione ed effettuato scelte strategiche, come la cessione di business accessori e meno redditizi. Il passo successivo nel 2015 è stato quello dell’emissione di un minibond da 2 milioni di euro e il nuovo POC. Successivamente c’è stato un nuovo prestito e quindi l’approdo al mercato AIM quest’anno in quella che si è rivelata una finestra temporale ottimale. L’IPO ha raccolto circa 32 milioni di euro, al netto della exit di Orizzonte (che ha mantenuto una piccola quota del 2%) abbiamo ottenuto risorse da poco meno di 15 milioni di euro”.
Cosa ne farete?
“Le impiegheremo nella crescita per linee esterne, sia in Europa, che in Italia. A livello domestico possiamo approfittare del nostro posizionamento per raggiungere nuovi clienti che ci consentano di impiegare al meglio i nostri impianti, a partire dai Data Center di Milano e di Castelfranco Veneto. Questo ci permetterà di incrementare la nostra redditività. Abbiamo però intenzione di guardare anche fuori dal Bel Paese. Sul fronte del personale ci siamo resi conto di avere una struttura di costo vantaggiosa in Italia e quindi di potere competere anche su scala continentale (e non solo) per raggiungere le dimensioni di provider europeo. Guardiamo con particolare interesse alla Germania, alla Spagna, alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti”.