SMRE, pronti per l’exploit della mobilità elettrica europea

Mazzini (ad), abbiamo la tecnologia giusta al momento giusto



19 Set 2018 - 11:30

“Siamo stati dei pionieri della mobilità elettrica e di tutte le tecnologie che l’affiancano: investivamo in questo campo già nel 2000 e soltanto negli ultimi 5 anni siamo passati da 35 a oltre 300 addetti. Venti anni di esperienza tecnologica e industriale, oltre 20 brevetti in portafoglio e una conoscenza profonda del settore ci mettono nelle condizioni di cogliere le grandi occasioni del presente”. Samuele Mazzini, fondatore, presidente e amministratore delegato di SMRE, non nasconde il suo ottimismo per il futuro.

“Noi siamo nati nel 1999 con l’automazione industriale, con linee di prodotti per l’industria, e già allora puntavamo sull’elettrico che ha poi attirato investimenti più corposi dieci anni fa. Il propulsore elettrico rimane il nostro core business, fermo restando che esso è sempre costituito da almeno 4 componenti principali lo compongono, ma è tutta l’elettronica che ci sta intorno e che poi va oltre il singolo dispositivo, che ci vede protagonisti. Noi siamo insomma un produttore di componentistica per la mobilità del futuro, siano bici, trattori, camion o automobili. Ma la green mobility è solo una delle nostre divisioni: le altre sono dedicate all’automazione e alla robotica, alla telematica e connettività per l’industria 4.0, all’energy storage. Lavoriamo allo scambio automatico delle batterie per i veicoli elettrici così come al controllo gestionale a distanza delle flotte e al pay per drive”.

Avete effettuato anche operazioni importanti come l’acquisizione di Sistematica e quella di PK elettronica: come è cambiato il vostro business con questi investimenti?

“In maniera rilevante. Sistematica è costituita da 110-120 ingegneri con venti anni di esperienza nel software necessario per la mobilità elettrica, un aspetto fondamentale per la gestione delle nuove flotte delle imprese o, per esempio, del car sharing. PK Elettronica ci regala le competenze che ci mancavano nella produzione di schede elettroniche e ci permette di verticalizzare la nostra catena produttiva a monte, rendendoci ancora più competitivi”.

Come siete giunti alla quotazione nel 2016 e come procede il vostro rapporto con la finanza? E’ stato difficile imparare il linguaggio dei mercati?

“Abbiamo seguito un percorso canonico in questo settore. Prima, nel 2013, è entrato nel capitale un fondo di private equity, il fondo chiuso Idea Efficienza Energetica e Sviluppo Sostenibile gestito da Idea SGR, poi abbiamo deciso di avviare il percorso verso l’IPO e abbiamo raccolto 5 milioni di euro. In seguito abbiamo continuato a dialogare attivamente con i mercati come nel caso del contratto sui convertibili con Atlas e dell’ingresso di altri investitori, sia finanziari che industriali. Quando ci siamo quotati avevamo già una reportistica accurata e adeguata, in questo senso ci incoraggiava da tempo anche la presenza del fondo tra i nostri soci”.

SMRE

L’esercizio del 2017 si è chiuso con un balzo del valore della produzione del 76% a 19,7 milioni e un ebitda da 1,7 milioni di euro (+58%). Il rosso, nonostante investimenti e variazione del circolante netto, cala a 445 mila euro a fronte di una situazione patrimoniale più che stabile (PFN positiva per 2,9 milioni e patrimonio da 16,3). Prevedete ancora una crescita così sostenuta nel futuro? Ci saranno ulteriori pressioni sui margini?

“Cresciamo tanto e cresceremo ancora su questi ritmi per tutto quest’anno. Ci attendiamo l’anno prossimo un giro d’affari relativamente più statico e quindi ancora crescita: l’obiettivo è quello di raggiungere 91 milioni di euro di fatturato nel 2020, tenendo sotto controllo i margini e migliorandoli. Nel nostro settore gli investimenti sono importanti e garantiscono una grande crescita, ma si investe oggi per fatturare tra 4-5 anni, più o meno il tempo che una casa automobilistica impiega per creare un nuovo modello”.

Non temete le guerre commerciali portate avanti dagli Stati Uniti?

“No. Per noi l’America non è un mercato, siamo presenti, ma nella mobilità elettrica gli Stati Uniti restano un gigante dormiente, con l’eccezione della California. Ci attendiamo invece una forte crescita dell’Europa trainata dai Paesi del Nord e puntiamo sull’Asia, dove però si ha un mercato evoluto che cambia regolamentazione di continuo spaventando un po’ gli operatori. Per noi paradossalmente il protezionismo, che spinge a puntare sulle produzioni domestiche, è nel breve un vantaggio perché incoraggia i prodotti premium come i nostri. Il 65% della nostra produzione è destinato all’estero e ci supporta il nostro posizionamento competitivo. La mobilità, anche nell’industria e nella logistica sta diventando elettrica e noi siamo pronti a cogliere tutte le occasioni del settore. Abbiamo il prodotto giusto al momento giusto”.


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