Sebino, l’evoluzione dei sistemi antincendio a Piazza Affari
L’ad Mussinelli ci racconta la storia e le ambizioni del gruppo di Madone (BG)
FTA Online News, 15 Nov 2021 - 17:05
Multinazionale della prevenzione antincendio, Sebino ha alle spalle 40 anni di attività e un track-record di acquisizioni e ricerca che ne fanno uno dei protagonisti del settore in Italia, con circa un quarto del mercato sprinklers. Base operativa a Madone (BG), sedi in tutta Italia e una controllata di peso in Romania, il gruppo occupa più di 170 dipendenti e ha sfiorato i 50 milioni di euro di fatturato nel 2020. Al suo amministratore delegato e azionista di riferimento Gianluigi Mussinelli, chiediamo di raccontarci la storia, il modello di business e le prospettive del gruppo.
“Sebino è nata nei primi anni Ottanta da un’idea di mio cugino Marco Cadei, scomparso prematuramente nel 2010, poco dopo l’insediamento della sede operativa in Romania. Ho raccolto questa eredità, dopo un passato come manager in realtà internazionali del settore della chimica, con l’idea di sviluppare il processo di managerializzazione di una realtà imprenditoriale piena di potenzialità. Noi nasciamo essenzialmente come system integrator di soluzioni antincendio. Progettiamo sistemi complessi con sprinkler, deluge, impianti foam, water mist e così via, creando dei prodotti taylor made per i nostri clienti. Alla base del nostro successo è stata l’industrializzazione del processo di assemblaggio dei sistemi che poi vengono installati nelle sedi designate fornendole di soluzioni di prevenzione adeguate. La nostra attività è svolta tramite tre business unit principali: fire (che copre ancora oggi circa il 90% del nostro giro d’affari), security e service. Nel tempo abbiamo effettuato delle acquisizioni al servizio della crescita e in particolare nel 2014 abbiamo rilevato Protector, rafforzandoci nel campo della manutenzione, e nel 2016 SBS, che ha avviato le nostre attività nel campo della security. Al core business degli impianti “chiavi in mano” per gli sviluppatori immobiliari, abbiamo aggiunto nel tempo la manutenzione, che abbiamo dotato di una solida base di supporto che accompagna la nostra offerta post-sale, e le attività di monitoraggio e security, che integrano nei sistemi tradizionali sensori ed elettronica che consentiranno un monitoraggio prima impensabile e permetteranno persino la manutenzione predittiva degli impianti.
I nostri clienti erano in passato i grandi ipermercati, ma nel tempo sono diventati sempre di più i depositi logistici e i centri direzionali di grandi operatori dell’e-commerce e dell’industria”.
Nel giugno 2020, fra la prima e la seconda ondata della pandemia, avete deciso di quotarvi. Come mai? È stato difficile apprendere il linguaggio dei mercati e la compliance di una quotata? Cosa ha fatto Sebino dei 3,6 milioni di euro raccolti?
“Avevamo progettato la quotazione già nel 2019, ma il processo si è concretizzato nel 2020 fra mille sfide. In mezzo alla pandemia è stata un’operazione essenzialmente virtuale, online il roadshow e persino la campanella. Abbiamo raccolto circa 3,6 milioni di euro lordi, mettendo sul mercato il 13,4% circa di flottante con un’operazione tutta in aumento di capitale. I soci di riferimento (Mussinelli, Cadei e Romagnoni coprono l’86% circa del capitale, ndr) hanno sottoscritto clausole di lock-up a 24 mesi. La domanda è stata pari a 3,7 volte l’offerta e dal prezzo di collocamento a 2 euro siamo passati oggi a oltre 7,2 euro. La quotazione è stata un’occasione di visibilità importante, che ci ha messo in contatto anche con fondi internazionali. Abbiamo dovuto rivedere alcune procedure interne e promuovere una governance più sorvegliata. Le risorse raccolte sono destinate alla crescita e una parte è già stata impiegata per l’acquisizione da 1,5 milioni di euro della ex Riccardi, oggi Sebino Service srl. Il nostro obiettivo è equilibrare sempre di più le tre business unit, valorizzare il patrimonio di competenze, individuare i trend del futuro e chiudere il cerchio della creazione di valore ai vari livelli del nostro business”.
Avete registrato nel 2020 una crescita dei ricavi del 24,2% a 49,4 milioni di euro e con un utile da 7,5 mln più che raddoppiato. Nel primo semestre del 2021 il valore della produzione è cresciuto da 19,2 a 25,3 mln e l’utile netto da 2,4 a 2,5 mln, nonostante qualche difficoltà del business in Romania. Avete inoltre un patrimonio netto ad 20,4 mln, una PFN positiva per 3,5 mln, cassa per 14,1 milioni di euro che suggerisce un piano aggressivo di M&A. Fra 2016 e 2019 avete rilevato un CAGR del 21% in valore della produzione e una crescita media del 53% dell’ebitda adjusted. Oggi però ci sono nuove sfide, come il rincaro delle materie prime e le pressioni sulla supply chain. Come è andata e cosa vi aspettate adesso dal futuro?
“Sicuramente la pandemia del 2020 è stata una grande sfida, che però non ci ha fermato. Abbiamo chiuso gli impianti soltanto per un mese, abbiamo applicato i protocolli di sicurezza e spinto allo smart working tutto il personale le cui attività lo consentivano. L’anno scorso abbiamo continuato a crescere ed è stato l’anno della nostra quotazione. Alla fine del primo semestre del 2021 siamo ancora in espansione e riteniamo i rallentamenti in Romania temporanei. A fine giugno avevamo un portafoglio ordini di 26,8 milioni di euro, che ci permette di guardare al futuro con cauto ottimismo.
Alcune criticità vengono dall’inflazione delle materie prime: l’aumento dei prezzi dell’acciaio al carbonio e di altri materiali pesa sui costi e ci ha spinto ad avviare dei negoziati con alcuni clienti. Siamo però più solidi di un anno fa e confermiamo il piano di crescita per M&A nei settori limitrofi e complementari ai business che già presidiamo. Abbiamo seguito lo spostamento della domanda dalla grande distribuzione alla logistica dell’e-commerce e delle grandi industrie, in molti casi le nostre competenze ci garantiscono un posizionamento competitivo vantaggioso e ci rassicurano sul futuro”.