Reti: l’IT Consulting sostenibile a Piazza Affari

Il presidente Paneghini racconta le ambizioni della nuova matricola tecnologica di Piazza Affari



FTA Online News, 29 Ott 2020 - 10:35

“Abbiamo ormai 26 anni di esperienza alle spalle, quando ho fondato Reti c’ero io solo, oggi siamo circa 350 e abbiamo creato un bagaglio di competenze nella consulenza IT difficilmente replicabile e in continua evoluzione”. Bruno Paneghini, fondatore, socio di riferimento, presidente e AD di Reti, ha guidato fin dal 1984 la società di Busto Arsizio (VA) verso obiettivi di crescita sempre più ambiziosi.

“L’innovazione è la cifra del nostro modello di business – aggiunge - lo prova il nostro Campus: una struttura di 20 mila metri quadri che costituisce il centro nevralgico della formazione dei nostri professionisti, il riferimento non solo delle nostre attività di formazione e scouting, ma anche della nostra ricerca con ben sei centri di competenza IT trasversali alle nostre linee di business, dalla Business & Artificial Intelligence alla Cyber Security, dal Project Management & Business Analysis, all’ERP, all’IoT e al Cloud. Abbiamo insomma tutte le expertise necessarie per supportare i nostri clienti, specialmente imprese medio-grandi, nella sfida continua della digitalizzazione. Abbiamo infine ampliato e diversificato la platea dei nostri clienti: al tradizionale e ancora importante settore bancario e assicurativo abbiamo infatti aggiunto le telecomunicazioni, l’IT e il manufacturing”.

Ma cosa offrite ai vostri clienti?
“Siamo un system integrator con un forte taglio tailor-made, siamo quindi capaci di sviluppare e gestire i sistemi informatici e tecnologici delle imprese clienti in maniera personalizzata, di creare piattaforme personalizzate che possono giovarsi delle nostre partnership storiche con colossi come Microsoft, Apple, Cisco, Oracle e altri ancora. Nel tempo abbiamo anche organizzato le nostre attività che ormai aggiungono al core business dell’IT Consulting (che copre poco meno del 60% del giro d’affari), il Business Consulting e il Managed Service Provider”.

In cosa consistono queste nuove attività?
“Si tratta del naturale sviluppo della consulenza IT. Le imprese che intraprendono un percorso di digitalizzazione scoprono spesso che l’adozione delle nuove tecnologie può richiedere modifiche strategiche profonde capaci di incidere sulla gestione, e qui interviene il Business Consulting. In altri casi la fornitura dei nostri servizi, dato l’alto grado di fidelizzazione che riscontriamo e l’integrazione delle nostre soluzioni, spinge il cliente a richiederci la gestione dei sistemi e il loro aggiornamento (Managed Service Provider)”.

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Eravate nel programma di Borsa Italiana Elite dal 2017 e di recente vi siete quotati su AIM Italia. Come mai avete deciso di aprire il capitale con un’IPO? E cosa intendete fare dei 2,9 milioni di euro raccolti? E’ stato difficile apprendere il linguaggio dei mercati?
“Volevamo fare un salto di qualità. Cresciamo da tempo, ma abbiamo anche bisogno di consolidarci e svilupparci, anche perché fra i nostri competitor ci sono colossi come Reply e Sesa. Siamo sicuri che con la quotazione otterremo un maggiore appeal nei confronti dei clienti, dei fornitori, degli investitori. Lo status di società quotata ci potenzierà in termini di brand e in generale di prestigio, rendendoci più appetibili anche in termini di recruitment e di retention. Per noi d’altronde le risorse umane sono il centro del sistema. Per questo abbiamo investito tanto nel nostro Campus, puntando da sempre sulla sostenibilità (abbiamo anche redatto il Bilancio di Sostenibilità 2019, una decisione non scontata nel mercato dell’AIM) e siamo stati la prima Società Benefit del nostro settore ad accedere all’AIM Italia. Siamo convinti che la trasparenza sia un fattore competitivo e quindi la sfida di una governance più evoluta e corrispondente allo status di una società quotata sarà un’altra leva al servizio del nostro successo. Per questo, con un board di 3 membri abbiamo comunque un consigliere indipendente e ben cinque sindaci tutti di grande esperienza. Abbiamo anche accettato un lockup di 36 mesi, adottato il modello 231 e promosso una quotazione tutta in aumento di capitale. Sono segnali che sicuramente il mercato ha recepito quando ha risposto con una domanda di 1,3 volte l’offerta nonostante l’attuale sfidante contesto generale. Le risorse reperite? Saranno ancora una volta investite nella ricerca e nello sviluppo, ma anche in operazioni di M&A perché anche le dimensioni hanno un peso in un settore in fase di consolidamento”.

Nel primo semestre del 2020 avete difeso e accresciuto il vostro giro d’affari con un valore della produzione di € 10,6 ml (+1,7%). Avete inoltre rafforzato la redditività in maniera importante con un balzo del 21% dell’ebitda a € 1,17 mln e un balzo dell’utile netto del 72% a 380 mila euro circa. La PFN complessiva migliora da 13,56 a 12,89 milioni di euro, ma a fronte di un patrimonio netto di circa 4,25 milioni di euro. E’ una crescita sostenibile nel medio e lungo periodo, anche alla luce delle incertezze collegate alla pandemia? Non temete che una PFN da quasi 12,9 milioni a fronte di un patrimonio da 4,25 possa suggerire una situazione di fragilità?
“Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti in tempi tanto difficili. Va però aggiunto che sono stati il frutto di un lavoro lungimirante, in quanto già da due anni ci siamo attrezzati per lo smart working e questo ci ha consentito di mantenere un’operatività piena anche durante la fase di lock-down. Riteniamo inoltre di avere saputo supportare adeguatamente i nostri clienti, che anzi in molti casi hanno potuto verificare l’importanza di una infrastruttura IT aggiornata e affidabile preparandosi così a nuove opportunità di sviluppo. Il miglioramento della nostra redditività è anch’esso il frutto degli investimenti degli anni passati, fra essi spicca il Campus che non è solo il centro strategico della nostra innovazione, ma anche un asset del valore di oltre venti milioni di euro che può pienamente garantire per le nostre esposizioni. Per questo calcoliamo una PFN core che è passata da 3,21 a 1,71 milioni di euro e riflette con più fedeltà la nostra solidità patrimoniale.
Cresceremo ancora, organicamente e per vie esterne, l’investimento sul futuro che abbiamo compiuto nel Campus sta appena cominciando a dare i suoi frutti”.


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