"Innoviamo il settore dell’audio professionale ormai da un quarto di secolo e i nostri prodotti ci posizionano sulla frontiera tecnologica di un mercato in rapida evoluzione".
Luca Lastrucci, amministratore delegato e socio fondatore di Powersoft è, come il fratello Claudio e il compagno di università Antonio Peruch, un ingegnere che ha messo da subito le sue competenze tecniche al servizio dell’innovazione, da quando l’azienda è nata nel 1995. Allora si vendevano pc, si assemblavano dispositivi in un garage, si cercavano clienti per nuove soluzioni. Furono loro a sviluppare la piattaforma informatica e gestionale del Radiobus di Milano, il sistema di trasporto a chiamata negli anni Duemila, ma presto la loro avventura professionale si concentrò sulla passione per l’audio professionale. Già durante i primi anni la società aveva infatti sviluppato e brevettato la tecnologia del nuovo amplificatore Classe D, capace di essere 3 volte più efficiente, quindi anche tre volte più piccolo e potente dei prodotti allora presenti sul mercato. Una tecnologia innovativa che oggi è diventata uno standard, ma che allora incontrò la ricorrente diffidenza di un mondo, quello dell’audio professionale, spesso assai conservatore. I Lastrucci fecero un po’ di fatica a persuadere il mercato poi l’incontro con l’Outline di Brescia allo Smau di Milano.
"Ci aprì la strada a un contratto di fornitura da 300 pezzi l’anno per 3 anni e con soddisfazione possiamo dire che ancora oggi la società è cliente del gruppo. Dovemmo però avviare un sistema di produzione da zero, i primi prototipi erano tutti fatti a mano. A quel punto la sfida è diventata quella di distribuire prodotti con il nostro marchio, di crearci una rete di clienti. Fu fondamentale l’ingresso alla presidenza di mio padre Carlo che aveva un background di manager nel settore delle telecomunicazioni (AD e poi Presidente di OTE Telecomunicazioni Ndr), che ci aiutò a costruire una rete di distribuzione: non è stato facile convincere il mercato, ancora oggi molto tradizionalista. I vecchi amplificatori a valvole erano visti come dotati di una sorta di esoterica qualità per il "colore del suono" e in molti casi non bastava dimostrare con le opportune misure che eravamo molto più efficienti e con una qualità audio superiore…"
Nel tempo la vostra offerta si è articolata ed evoluta.
"Il nostro processo di innovazione è continuo, puntiamo sulla ricerca anche tramite collaborazioni con università e team di ricerca. Oggi produciamo e vendiamo amplificatori da rack da concerto e per grandi installazioni attraverso la nostra rete di distribuzione in oltre 80 Paesi e moduli amplificati a centinaia di costruttori di casse acustiche che li montano all’interno dei loro prodotti per poi rivendere il prodotto completo. Oggi lavoriamo con i colossi del settore come Bose, Panasonic, Pioneer… Abbiamo rivoluzionato anche gli altoparlanti con M-Force, un nostro brevetto che inverte il principio con cui funziona un altoparlante tradizionale in cui vi è un magnete che si muove in un campo elettrico piuttosto che il contrario consentendo prestazioni incredibili sulle basse frequenze in termini di potenza, qualità ed affidabilità. Da questa idea abbiamo poi creato il MOVER, uno shaker che in abbinamento alla sorgente sonora genera vibrazioni aggiungendo una quarta dimensione all’evento facendo tremare pavimenti e sedie in sintonia con la rappresentazione. L’innovazione è nel nostro DNA e nutriamo la nostra ricerca con il nostro acceleratore di idee Ideofarm, che ha proprio l’obiettivo di creare e dare spazio alle idee e alla ricerca".
Come mai avete deciso di quotarvi e cosa avete fatto dei circa 5,1 milioni raccolti (al lordo delle spese)? Siete soddisfatti delle performance di Borsa? Le quotazioni indicano un rialzo di quasi il 18% sul prezzo di collocamento a 3,6 euro dello scorso dicembre 2018.
"La decisione di quotarci è nata soprattutto dal bisogno di fare un salto culturale all’interno dell’azienda, rafforzare i nostri processi e la nostra governance. Sentivamo di dover fare qualcosa per migliorarci e diventare più attraenti anche per attirare manager ed altre figure necessarie. Così ci siamo strutturati e in sei mesi siamo sbarcati sul mercato. Con le risorse ottenute puntiamo a rafforzare la crescita per linee interne e, in presenza di occasioni, confermiamo la nostra volontà di eventuali acquisizioni. L’incontro con la comunità finanziaria ci ha arricchito anche professionalmente e abbiamo ottenuto lo standing di una società quotata che ci regala appeal anche con clienti e fornitori. Quanto ai valori di borsa, onestamente riteniamo di potere esprimere valori superiori e che il mercato, quando avrà imparato a conoscerci, ci riconoscerà. Il flottante d’altronde è un po’ ridotto, ma non escludiamo che nuove eventuali operazioni possano riconoscerci multipli più in linea con le nostre performance".Nel primo semestre avete registrato una crescita dei ricavi del 3,6% a 18,9 milioni, ma un balzo del 21,9% dell’ebit e del 19% dell’utile netto complessivo a 1,6 milioni di euro. Quindi si registra un’accelerazione della redditività: a cosa è dovuta? E’ una crescita sostenibile? Il patrimonio è aumentato nei primi sei mesi del 2019 dell’11% a 17,11 mln e la PFN è positiva per 8,4 mln, anche grazie al flusso da attività operativa da 2,96 mln nel semestre. E’ chiaro che accumulate risorse per dei progetti. Ce ne può indicare qualcuno?
"Riteniamo che la nostra crescita sia ampiamente sostenibile. Abbiamo siglato nel periodo un contratto da oltre 5 milioni di euro con la tedesca Holoplot per una fornitura importante negli Stati Uniti e questo allarga il nostro portafoglio ordini e ci dà garanzie per questo e per il prossimo esercizio. Abbiamo molti progetti in testa. Per esempio stiamo lavorando per costruire una nuova sede: oggi siamo distribuiti su cinque stabilimenti a Scandicci (FI) dove abbiamo il quartier generale e vorremmo riunire tutti per stare insieme efficientando anche i processi. Fra l’altro, uno dei motivi della crescita della redditività, oltre ai benefici delle detrazioni fiscali al 50% sui costi di consulenza della quotazione (registrati nella prima metà del 2019), è stato l’internalizzazione del processo produttivo che a fronte di investimenti, ci ha portato un aumento della marginalità. Ovviamente restiamo attenti a nuove opportunità che si dovessero presentare sul mercato e puntiamo molto sugli Stati Uniti. Lì siamo presenti da 14-15 anni, ma dal 2017 abbiamo avviato un rilancio della nostra azienda Powersoft Advanced Technologies Corp. (New Jersey) con la presenza diretta del nostro direttore commerciale, Luca Giorgi, raddoppiando nel 2018 il fatturato del precedente anno. Ora la società americana è guidata da un manager di esperienza come Thomas Knesel e siamo convinti che ci regalerà nuove soddisfazioni. L’estero è fondamentale per il nostro business: il 30% del nostro giro d’affari è in Asia e la Cina rappresenta un’importante percentuale, poi vengono gli Stati Uniti e infine il resto del mondo. L’Italia vale circa il 3-4% del nostro fatturato".