Portobello, vinciamo sui prezzi con il baratto di pubblicità e merce
Il COO Panfili ci racconta la storia della quotata del bartering
19 Dic 2018 - 11:30
"Siamo una realtà unica, con grandi opportunità di crescita che intendiamo sfruttare al massimo nel prossimo futuro. Portobello è una realtà giovane - è nata appena nel 2016 - e sta sviluppando in maniera originale il concetto di bartering, di baratto, tra merce e pubblicità sposando l’attività editoriale a quella della distribuzione retail in un modo che non si era ancora visto in Italia. Noi siamo editori, entro fine gennaio raggiungeremo le 11 riviste distribuite in edicola, e vendiamo quindi pubblicità agli inserzionisti. La nostra originalità nasce però dal fatto che agli inserzionisti permettiamo anche di pagare la pubblicità con merce che distribuiamo poi nei nostri punti vendita. Il mix delle due attività ci consente di ottenere prezzi estremamente competitivi, anche del 30% inferiori alla concorrenza di Amazon per esempio.
Il nostro modello di business basato su negozi di prossimità punta inoltre a restituire valore al territorio e ai clienti facendo leva sui prezzi e sulla varietà merceologica testimoniata dal fatto che in media i nostri scontrini superano i 5 prodotti diversi”.
Roberto Panfili, classe 1978, cofondatore e direttore generale (COO) di Portobello ha una lunga esperienza nel campo della distribuzione di elettronica al consumo e ha incrociato in passato la distribuzione di Apple come un altro fondatore della società, Simone Prete, attuale amministratore delegato del gruppo.
Come è nata l’idea di sfruttare il bartering e cosa vi distingue dagli altri (pochi) operatori del vostro settore?
“La gestazione dell’idea è stata abbastanza lunga e analitica, ma siamo convinti che questo ci abbia consentito di effettuare le scelte giuste. Il percorso di Portobello nasce dalla doppia anima di editore e venditore al dettaglio, il vantaggio rispetto agli altri barter è stato soprattutto quello di integrare strettamente queste due attività. Noi siamo direttamente presenti sui media con testate nostre e nella vendita al dettaglio con una nostra rete di distribuzione. A differenza di altri che comprano solo da terzi gli spazi pubblicitari o che si affidano ad altri operatori per la vendita diretta al cliente, noi presidiamo direttamente tutti gli anelli della catena di valore e questo ci consente margini nettamente superiori e un’integrazione completa che contiamo di potenziare con l’estensione ulteriore sia della rete di vendita, che dei media”.
Come avete deciso di quotarvi? E’ stato difficile? Cosa avete fatto degli 1,9 milioni di euro raccolti in vista del debutto su AIM Italia dello scorso luglio?
“La quotazione per noi è stato uno strumento fondamentale di accrescimento della visibilità e dell’autorevolezza della nostra proposta. Ritengo che sia state una delle scelte migliori che Portobello abbia compiuto e il livello di redemption dell’operazione ci continua a stupire.
E’ stato certamente faticoso imparare il linguaggio dei mercati e adottare i modelli gestionali imposti dalla quotazione, ma sono quel genere di interventi che fanno bene a una società come la nostra.
Le risorse raccolte sono state da subito destinate alla crescita della rete: dai 6 negozi attuali puntiamo a 2 nuove aperture entro il prossimo gennaio con un obiettivo di medio termine di 20-25 punti vendita entro la fine del 2020. Investiamo inoltre nella struttura di gestione che deve integrare media, rete di vendita, amministrazione contabile, magazzino e tutta la nostra complessa rete. Affittiamo un magazzino da 3.500 metri quadri da cui ogni giorno si muovono camion da 15 a 18 pedane di merce; in contemporanea gestiamo numerose riviste (Ora, Lei e altre ancora) con il relativo personale e i punti vendita, che in media hanno 5 addetti ciascuno. Senza considerare le campagne pubblicitarie radiofoniche, televisive, outdoor. Abbiamo anche attivato un bartering di servizi, per cui distribuiamo offerte collegate a palestre, voli arei, una volta persino cene in un ristorante stellato”.
Nel primo semestre avete registrato un balzo del fatturato del 196% a 8,16 milioni circa dai 2,75 milioni di un anno prima. L’utile è passato da circa 22 mila euro a oltre 574 mila. Sono tassi di crescita e marginalità sostenibili anche nel medio e lungo periodo?
“Assolutamente sì e le indicazioni sul secondo semestre ci permettono un certo ottimismo. Riteniamo che si possa crescere anche di più e che dobbiamo farlo in fretta per creare massa critica e accrescere la rete in modo da aumentare ulteriormente i margini. Abbiamo un business che in pratica produce cassa e, al netto dei costi delle nuove aperture, siamo convinti della possibilità di crescere ancora."