Net Insurance, una strategia tesa all’innovazione
L’ad Andrea Battista ci racconta storia e prospettive della compagnia
FTA Online News, 03 Mag 2022 - 09:40
“Net Insurance ha avuto due nascite. La prima, all’inizio degli anni Duemila, come compagnia monoline specializzata nello sviluppo delle coperture connesse alla Cessione del Quinto dello Stipendio e della Pensione, raggiungendo una quota di mercato superiore al 25%. La seconda, alla fine del 2018, quando ho deciso di costituire la SPAC Archimede – raccogliendo sul mercato 47 milioni di euro – per promuovere la business combination con Net Insurance. Operazione progettata con grande attenzione, visto che il target era perfettamente in linea con la mia idea: costruire la prima compagnia assicurativa insurtech del mercato italiano”. Andrea Battista, già in Mckinsey e Cattolica, dunque AD di Aviva in Italia, è così oggi l’artefice della seconda vita di Net Insurance.
“Ho innestato nel business tradizionale nuove specializzazioni: dalla Bancassurance, all’area Broker fino al Digital, facendo in modo che i processi della Compagnia fossero fortemente digitalizzati.
È stato come avviare tre startup – ci spiega - facendo leva sulle nostre competenze specifiche nella protezione della persona e della piccola impresa, puntando su segmenti che potevamo presidiare.
Abbiamo così escluso asset management e banking; evitato le attività del Vita collegate al risparmio e la parte di RC sulle motorizzazioni.
Nel campo della Bancassurance abbiamo intercettato un trend storico di rafforzamento dei servizi bancari, intuendo che una solida ma semplice offerta tecnologica poteva essere abilitante per i nostri servizi. In pratica è ormai una scale-up, in tre anni questo comparto ha raggiunto un giro d’affari di 27 milioni di euro. A questi servizi è stato naturale affiancare un network distributivo di Broker capace di offrire una gamma di prodotti personalizzati. Parallelamente abbiamo sviluppato un’area Digital che presenta anche un’offerta al mercato disegnata intorno alla persona per coprire le esigenze di salute, mobilità e casa. Il digitale è però trasversale a tutte le nostre specializzazioni e concentra anche la ricerca e lo sviluppo di prodotto e di processo che poi si traducono in valore per i clienti”.
Il rapporto con il mercato dei capitali è una costante della storia di Net Insurance, dall’assetto da public company, ai soci di ambito finanziario come IBL Banca, Algebris e First Capital…
“È tutto una naturale conseguenza della rifondazione del gruppo con la SPAC. Dal capitale raccolto sui mercati è derivato un flottante molto ampio, oggi oltre il 52%. Questo ha comportato un assetto da public company, che ci ha portato a una trasparenza gestionale conseguente, con un consiglio di amministrazione composto interamente da indipendenti ad eccezione del sottoscritto. Il mercato è stato la nostra fonte principale di capitale in passato, lo è nel presente e lo sarà in futuro”.
Nel 2011 avete registrato un balzo dell’utile netto normalizzato del 51% a 11,5 milioni di euro e della raccolta premi del 26,8% a 149,3 milioni di euro. Avete già annunciato una prossima revisione del piano industriale a giugno. Come è andata con il Covid? Questa crescita sarà sostenibile? Come si è concluso il dossier dei BTP?
“Avevamo progettato il nostro piano industriale prima del Covid, ma siamo sempre riusciti negli ultimi due anni a confermare e superare gli obiettivi che ci eravamo proposti. Nel prossimo piano industriale saremo ancora più ambiziosi, riteniamo di avere dimostrato di meritare fiducia. Certamente la pandemia ha avuto alcuni impatti per le nostre esposizioni al rischio morte e disoccupazione, ma la gestione ordinaria ha saputo assorbirli ampiamente.
Quanto ai BTP, come sa, si trattava di 26,5 milioni di euro che quando abbiamo comprato la società dovevano essere in bilancio, ma in pratica non c’erano. Forti delle risorse appena raccolte, abbiamo subito spesato le perdite e avviato le cause. Nel tempo abbiamo recuperato, con sopravvenienze attive, prima 11 milioni di euro nel 2019, quindi altri 3,8 milioni di euro. In futuro recupereremo altre risorse. La stessa Corte di Londra ci ha dato ragione, così come il mercato che ci ha confermato da subito fiducia e ci ha permesso di crescere anche oltre i nostri obiettivi in questi anni.
Nel 2018 la compagnia registrava premi lordi pari a 62,3 milioni di euro, nel 2021 sfioriamo i 150 milioni. In parallelo è cresciuto il numero delle polizze, dei partner e dei punti vendita. Per questo guardiamo con ottimismo al futuro”.