Marzocchi Pompe: applicazioni per una tradizione meccanica d’eccellenza

L’ad Gabriele Bonfiglioli ci racconta una storia di oltre 70 anni che guarda al futuro



06 Lug 2020 - 10:51

Fondata nel 1949 dai fratelli Marzocchi, che lasciarono la Ducati per creare una propria società dedicata alla produzione di sospensioni, Marzocchi Pompe si inserisce a pieno titolo nella grande tradizione della meccanica emiliano-romagnola. Ceduto nel 2008 il business delle sospensioni a Tenneco, oggi il gruppo è specializzato nel settore delle pompe a ingranaggi, un’attività alla quale si dedicò già dalla fine degli anni ‘50 e che ha una straordinaria varietà di impieghi e applicazioni.

“Oggi Marzocchi Pompe è presente in più di 50 Paesi e serve oltre 800 clienti grazie all’impegno di circa 250 dipendenti”, ci racconta l’amministratore delegato e azionista di minoranza Gabriele Bonfiglioli. “Circa un quarto del nostro fatturato è dedicato al settore automotive, ma i nostri prodotti hanno impieghi estremamente vari: dalle macchine utensili, a quelle del settore costruzioni, al settore medicale (per esempio le nuove barelle con sistema di sollevamento o le poltrone dei dentisti), al settore agricolo (le prese di forza dei trattori), alla logistica (nei carrelli elevatori).
Le nostre pompe a ingranaggi permettono di accumulare e rilasciare potenza tramite un fluido, in genere l’olio, per applicazioni molto diverse: servono le navi da crociera, permettono di orientare con il sole i grandi pannelli solari, di rallentare le pale delle turbine eoliche quando prendono troppa velocità. Abbiamo poi sviluppato un prodotto di punta come Elika, che consente una forte riduzione della rumorosità ed ha tra le varie applicazioni le macchine compattatrici che si occupano della raccolta dei rifiuti con l’obiettivo di disturbare meno i cittadini.
La ricerca della qualità e dell’innovazione nei processi e nel prodotto è sempre stata una nostra priorità. Oggi è una esplicita leva del nostro sviluppo”.

Pur avendo dimensioni relativamente ridotte siete ormai abituati a confrontarvi con grandi partner e con mercati internazionali, c’è stata qualche tappa più importante di altre nello sviluppo di queste competenze?
“Già nel 1992 abbiamo fondato Marzocchi Usa, che prima era in California e oggi si trova nell’area di Chicago con 12 dipendenti. Gli Stati Uniti coprono ormai più di un terzo del nostro fatturato e vedono tra gli utilizzatori finali del nostro prodotto le principali case automobilistiche.
Nel 1997 abbiamo creato una partnership con un colosso come TRW e realizzato da zero un impianto per i nuovi tipi di servosterzo a Ostellato: nel 2002 abbiamo valorizzato con il partner la nostra partecipazione, ma è stata un’esperienza che ci ha fatto crescere molto.
Così come la collaborazione avviata tra 2013 e 2014 con uno dei principali player mondiali nel settore delle trasmissioni per un innovativo sistema che consente di impiegare le quattro ruote motrici solo all’occorrenza. Anche in questo caso, come in quello dei nuovi servosterzo, abbiamo lavorato a nuove soluzioni mirate a migliorare l’efficienza del veicolo.
Nel secondo decennio degli anni 2000 abbiamo iniziato a sviluppare Elika, una famiglia di prodotti fortemente innovativa nel settore e sulla quale puntiamo molto”.

Marzocchi Pompe è stata fondata dai fratelli Guglielmo e Stefano Marzocchi, poi è passata alla gestione dei rispettivi figli, Paolo e Adriano, e ha avviato una managerializzazione di cui lei è un esempio. L’uscita del più anziano Adriano nel 2018 ha comportato un Leveraged Buy Out e un esborso da 12,5 milioni di euro per il 50% della società. Questo ha sicuramente avuto un peso nella successiva quotazione del 2019. Come è andata? Cosa avete fatto degli 8 milioni di euro raccolti? Il prezzo da 5,2 euro, posto nella parte bassa del range proposto al mercato, è stato successivamente compresso agli attuali 3,9 euro circa: ritenete che il mercato non esprima il valore dell’azienda?
“Il processo di quotazione è stato per noi uno strumento necessario a confermare la nostra politica di investimenti nello sviluppo e nella crescita. La ricerca e l’innovazione sono per noi fondamentali per competere. L’LBO aveva temporaneamente indebolito la nostra posizione patrimoniale e la Banca di Bologna, che ci aveva accompagnato nell’operazione, aveva un pegno sul capitale che abbiamo estinto lo scorso anno. Anche in termini di conto economico gli ammortamenti relativi all’LBO hanno pesato, ma saranno via via assorbiti il che porterà ad una crescita dei margini.
Le risorse ottenute dalla quotazione hanno permesso di portare il patrimonio da 11 a 18,7 milioni di euro, di comprimere la PFN da -19,2 a -12,5 mln. In altre parole ci hanno dato strumenti per il consolidamento e la crescita.
L’IPO è avvenuta interamente in aumento di capitale, i soci non hanno venduto un’azione confermando la fiducia nelle prospettive del gruppo.
Quanto ai valori di mercato, le nostre performance sono in linea con l’andamento dell’AIM Italia e in generale dei mercati dallo scorso luglio a oggi.
Riteniamo però che Marzocchi Pompe sia un buon investimento di medio e lungo termine, abbiamo sempre ottenuto buoni risultati e quindi pensiamo che il mercato saprà riconoscere il nostro valore”.

Marzocchi Pompe

Nel 2019 avete registrato ricavi in calo da 42,1 a 40 milioni di euro e un utile compresso da 2,9 a 0,2 mln soltanto. C’è stato il forte consolidamento patrimoniale, dovuto anche all’IPO, ma poi c’è stato il Covid-19 e il lock down. Un quarto del vostro fatturato viene dall’automotive, in forte crisi anche se in vista c’è un supporto pubblico in diversi Paesi. La vostra presenza internazionale inoltre vi sottopone ai rischi globali della trade war tra Stati Uniti e Cina… come vi preparate alle sfide di oggi e di domani?
“Il consolidamento effettuato ci ha fornito risorse per la crescita e siamo pronti a cogliere i frutti economici dei nostri investimenti. Le richieste da parte di aziende delle filiere essenziali (medicali, agricole, ecc.) ci hanno consentito di ritornare all’operatività parziale dal 14 aprile; dal 4 maggio siamo tornati alla piena operatività negli stabilimenti di Casalecchio di Reno e di Zola Predosa. In totale la produzione è stata chiusa per tre settimane. Adesso siamo già al lavoro sulle prossime mosse, punteremo sulla diversificazione geografica con nuovi distributori che per esempio ci permettano di presidiare aree che ancora non copriamo. Siamo però convinti che i periodi di incertezza come questo generino anche grandi opportunità. Noi investiremo su nuovi prodotti sia da sviluppare con i clienti che per il catalogo. Ci sono grandi sfide, come l’innovazione nell’automotive (dalle auto elettriche a quelle a guida autonoma): la ricerca, sulla quale puntiamo tantissimo, ci fornirà ancora una volta gli strumenti per competere”.


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